Capitolo 1 - Jason

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Quindici anni prima

Sin da bambino ho avuto un sogno: diventare uno chef. Così a 18 anni sono partito dall' Australia lasciando il piccolo paese in cui sono cresciuto, Hallett Cove, e sono venuto in Italia, il Paese in cui avrei voluto nascere. Amo la mia famiglia, niente da dire. Siamo una normale famiglia, mamma segretaria in un ufficio assicurativo, papà meccanico, mia sorella Alice ha due anni in più di me e sta per diventare maestra di scuola elementare.

Due giorni dopo i miei 18 anni sono partito con un aereo, la mia famiglia piangeva mentre mi salutava, ma erano lacrime di gioia, di orgoglio. Così sono partito e non mi sono mai fermato di fronte alla paura di fallire, di perdermi in una grande città come Roma, di sbagliare, di non sapere la lingua. Insomma, la vita è una e quindi fanculo.

"Beh, mr. Australia c' è qualcuno in quella testolina bionda?"

"Si, chef!" rispondo di corsa mentre ricomincio a mescolare la polenta riscuotendomi dai ricordi. La prossima volta che lo chef Rossi mi trova sulle nuvole sono sicuro che mi rifilerà al lavaggio piatti per una settimana. Continuo il servizio cercando di concentrarmi al cento per cento e così termino recuperando il danno fatto prima quando ho quasi bruciato la polenta di 50 coperti in un hotel a 5 stelle. Il turno è finito, così io e il resto della brigata ci cambiamo e intanto chiacchieriamo del più e del meno, dei clienti famosi che sono arrivati stasera, Christian propone di prendere la macchina e andare in spiaggia per fare un tuffo prima del servizio serale. Ma io sono troppo stanco e oggi un po di malinconia si fa sentire : Io passo ragazzi, preferisco dormire. E magari approfittare per una chiamata a casa prima che vadano a letto.

Sto camminando verso la mia camera, che si trova al primo piano, quello riservato ai dipendenti di sala e bar, quando vedo Bianca seduta ad un tavolo della terrazza, intenta a leggere un libro con un bicchiere che contiene qualcosa con del ghiaccio e una cannuccia, così mi avvicino. Sposto la sedia davanti a lei trascinandola apposta per fare rumore, e mi siedo, zaino in terra, gambe larghe, un braccio sullo schienale della sedia, tolgo gli occhiali da sole che appoggio sul tavolo e giro la visiera del cappellino portandomela sulla nuca. Solo allora lei alza lo sguardo dal suo libro.

"Ciao Australia" mi dice

"Buongiorno biondina. Un po presto per bere non trovi?"

"Guarda che è succo all'ace, sciocco. Ho 9 anni mica posso bere alcool! Non lo spiegano in Australia?" porca miseria questa bambina mi fa morire, non riesco a trattenermi e sorrido.

"Cosa leggi di interessante?" le chiedo facendo il gesto delle virgolette con le dita, e subito dopo appoggio le braccia sul tavolo e allungo lo sguardo.

"Cose troppo serie per te, Australia, non capiresti" e intanto accompagna la sua frase con un gesto della mano e un'alzata di mento e di occhi. Che odio!

Ho capito, mi sta liquidando. Incredibile, mai nessuna fanciulla mi aveva snobbato così prima "Va bene biondina ho capito, ti lascio leggere Geronimo Stilton in pace, vado a dormire" le dico mentre mi rigiro il cappello, rimetto gli occhiali da sole e riprendo il mio zaino da terra per poi alzarmi e andare.

"La sedia si rimette sotto il tavolo quando ci si alza!!! Che maleducato !!!" la sento borbottare alle mie spalle.

Sorrido.

****

Questa sera ho il turno degli aperitivi, quindi alle 16.30 sono già in ascensore per recarmi in cucina. Incontro Marco, il signor Mancini. Insieme a sua moglie dirige la catena di alberghi. Ne hanno 4 in tutta Italia e sono tutti a 4 o 5 stelle. Il loro sogno sarebbe quello di lasciare la catena in eredità ai tre figli quando saranno adulti: Bianca e il suo gemello, Andrea, e il fratello di tre anni più grande, Lorenzo.

"Ehi Jason, come stai? È un po che non vieni a cena da noi"

"Ciao Marco, si hai ragione, sono sempre preso in cucina. Lo Chef Rossi ci sta facendo correre un sacco, ma sai come sono. A me piace sperimentare, scoprire, esplorare quindi faccio tesoro di tutte le sue urla e di tutti i suoi insulti e poi dopo una bella dormite in camera mi metto subito a studiare" Ride di fronte alla mia sincerità, ma d'altronde è consapevole anche lui del carattere terribile dello chef che ha assunto.

"Hai ragione, ma sabato sera so che non sei di turno, quindi ti voglio a cena su da noi, non si discute." Ci stringiamo la mano, lui mi da una leggera pacca sulla spalla e io mi dirigo in cucina.

"Se vuoi ho finito di preparare le ciotole con le patatine e posso aiutarti" mi dice Bianca.

Le piace un sacco la scuola, e così dato che finisce sempre i compiti e lo studio prima di cena, scende nelle cucine ad aiutarci a preparare gli aperitivi. È sempre molto seria e concentrata quindi le deleghiamo volentieri dei compiti abbastanza semplici come preparare qualche bruschetta, tagliare le focacce, impiattare sui taglieri laffettato Oggi indossa una delle sue tante magliette rosa. Su questa ci sono un sacco di farfalle, ha una treccia che parte dalla base della testa, dei jeans altrettanto decorati da farfalle e sopra la maglietta indossa una piccola giacca da aiuto cuoco che le ha regalato suo padre per il compleanno qualche mese fa.

"Ehilà ?!?!" richiede quando non le rispondo, muovendo una mano davanti alla mia faccia

"Sisi scusa Bianca, taglia pure la focaccia con il rosmarino"

"Tutto bene?" mi chiede abbassando la faccia per cercare di guardarmi negli occhi visto che sono chinato sul bancone della cucina per decorare dei patti con la sacca poche. Quando vedo quegli occhioni verdi un po preoccupati mi fermo appoggiando lo strumento e raddrizzo la schiena ma tengo lo sguardo dritto davanti a me "Oggi è il compleanno di mia sorella Alice, compie 16 anni ma come ben sai è lontanissima da me, e quindi mi manca tantissimo. È il primo compleanno che non la vedo e siamo sempre stati molto legati. Anche adesso ci sentiamo praticamente tutti i giorni in base al fuso orario ma non è come essere lì" rifletto un attimo e poi la guardo con un sorrisetto "Non posso neanche lanciarle la torta sulla faccia" Lei alza gli occhi al cielo.

"Ehi signorina, non si alzano gli occhi al cielo te l'ho già detto tante volte" la riprendo indicandola con l'indice. Così lei scoppia a ridere.

"Mi dispiace che siate così lontani" mi dice tornando seria "Magari puoi spedirle una sorpresa" mi suggerisce alzando leggermente le spalle e torna a fare quello che stava facendo prima.

Porca paletta, questa tizia non può avere solo 9 anni!!!

Le do un bacio sulla testa e mi allontano per fare una telefonatami è già venuta unidea per la sorpresa di Alice

Ti vengo a trovare in un sogno, un giorno di questi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora