Capitolo 36 - Bianca

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Dalla finestra della sua stanza vedo uno dei paesaggi più belli che abbia mai visto. Un paesaggio che tra l'altro mi ricorda un po' la mia infanzia. Quando stavano costruendo l'hotel io avevo circa 6 anni e spesso papà mi portava in cantiere durante il weekend: adoravo indossare quel caschetto lilla che mamma e papà avevano fatto fare apposta su misura per me. Mi piaceva seguire papà che parlava con i muratori, gli architetti, gli idraulici, i piastrellisti, i designer d'interni e di esterni... rimanevo così affascinata da quello che dicevano e dalle loro idee che rimanevo senza parole e con la bocca spalancata. Letteralmente. Papà non faceva altro che ripetere che quello era uno dei motivi per cui mi portava sempre con lui e non ribatteva mai quando lo imploravo saltellando di portarmi con lui.

Al pensiero di quei momenti così magici, un sorriso spontaneo che non sfugge all'attenzione di Jason si affaccia sul mio volto.

"Spero di essere io la fonte di questa felicità...o per lo meno che non sia un altro uomo" mi fa il solletico

Decido di stuzzicarlo un pochino "Beh, in realtà si tratta proprio di un altro uomo" mi volto lentamente "Di mio padre" alzo un po' le spalle.

Stringe gli occhi e mi riprende "Scusa fammi capire. Si nel mio letto, praticamente nuda dopo quasi due mesi che non ci vediamo...e pensi a tuo padre?!"

Scoppio a ridere. Effettivamente detta così non suona molto carina... "No hai ragione. Stavo solo guardando il paesaggio e mi sono venute in mente cose della mia infanzia, di quando venivo con papà a controllare i lavori di costruzione del Rigel. Lo sapevi che avevo un caschetto lilla tutto mio?"

"Giura?!" esclama spalancando gli occhi ed io annuisco "Devo assolutamente vederlo. E poi saresti molto sexy con quel coso in testa" e mi provoca con il suo sguardo indagatore.

"Mi spiace ma non so dove sia finito" Ops...bugia...

"Bugiarda" Cosa?! Che palle!

Mi copro la faccia con le mani e rido.

Mi sposta leggermente un dito ridendo e mi dice che va a prendere un po' d'acqua e mi chiede se voglio qualcosa anche io. Accetto la stessa cosa che prende lui.

Quando torna decido che è il momento di riaprire l'argomento "foto" per chiuderlo definitivamente.

Appoggio il bicchiere sul comodino, incrocio le gambe, mi sistemo bene verso di lui e comincio a parlare introducendo il tutto con un piccolo colpetto di tosse.

"Dunque, propongo di parlare della questione così da non doverne mai più parlare, se sei d'accordo"

"Assolutamente. Voglio raccontarti tutto, e poi mi fai tutte le domande che vuoi. Mi dispiace davvero per questa incomprensione Bianca, ma ti giuro che non è successo nulla e che, anzi, non avrei neanche voluto essere lì. Ha insistito lo chef sostenendo che fosse importante tenersi stretti quei clienti e io non me la sono sentita di tirarmi indietro. Però ho portato Alessio Simone e Christian con me così da non essere solo. E poi ammetto che loro ne hanno un po' approfittato. Io non ho fatto altro che riservare alle figlie e alle nipoti dei clienti qualche sorriso e qualche battuta per poi rifugiarmi alla prima occasione al bancone a prendere loro dei cocktail così da poter respirare. Non avrei mai immaginato che i giornalisti fossero così interessati a quella società e soprattutto che sarebbero stati così veloci con foto e articolo, altrimenti ti avrei chiamata subito."

Capisco dai suoi occhi, dalle espressioni del suo viso, da come gesticola dal suo corpo che è sincero, che è davvero dispiaciuto e deluso da sé stesso, che sta provando di tutto per farmi cambiare idea.

Continua a parlare "Vorrei davvero dimostrarti che sono sincero. Avevo prenotato anche un biglietto aereo per domani mattina, che era il primo disponibile, per poterti guardare negli occhi dicendoti queste cose... speravo che così avresti capito davvero. Ma vorrei avere qualche prova degli eventi della serata, qualche testimone, qualche -" si blocca all' improvviso e mi fissa. Si alza.

Ti vengo a trovare in un sogno, un giorno di questi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora