Capitolo 12 - Jason

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Eccoli! Giusto il tempo di prendere la valigia dal rullo e li vedo subito. Dio quanto mi sono mancati!

Abbraccio subito mia mamma che è in una valle di lacrime, mio papà mi guarda commosso; inizialmente mi stringe la mano ma poi cede anche lui abbracciandomi e dandomi pacche sulla schiena. Dietro di loro vedo Alice, ha in braccio una bimba minuscola avvolta in una tutina di cotone lilla e gialla. Mi guarda e sorride.

"Bentornato zio Jason" e poi, senza neanche chiedermelo mi adagia Rachel tra le braccia. Oddio, cosa sta facendo? Cosa devo fare? Rimango talmente spiazzato che semplicemente muovo le braccia e me la ritrovo lì, che mi fissa con i suoi occhioni azzurri dello stesso colore dei miei e di quelli della sua mamma, ma a differenza nostra i suoi capelli tendono al rossiccio, come quelli del suo papà.

"Bene bene bene, credevo che non avrei mai visto Mr. Sonobellissimo senza parole di fronte a una fanciulla, ma a quanto pare il miracolo è avvenuto" quello che sento parlare e ridacchiare ora è Matthew.

Cavolo, chissà come sarà la mia, di bambina. Un giorno vorrei averla tra le braccia, e osservarla tanto a lungo da perdermi nello scorrere del tempo. Analizzare le somiglianze, scoprire difetti e imperfezioni, dettagli, particolari. Sarebbe perfetto. Certo, ho sempre detto che il mio sogno era diventare uno chef, ma ogni volta che mi immagino nel futuro oltre a quello vedo una famiglia. Vedo una donna fantastica al mio fianco e un paio di bambini buffissimi e bellissimi accanto a noi. Per ora comunque la meta sembra abbastanza lontana anche perché manca ancora laltra metà del mio cuore per poterla raggiungere.

"Non ti illudere, Derek Shepherd, sono solo concentrato per non farla cadere". cerco di spezzare lattimo con un po di ironia, come mio solito,

"Certo, come no" ribatte subito.

"Mi sei mancato tanto, fratellino" mi sussurra Alice riprendendosi delicatamente sua figlia.

"Anche tu, Ali-Ali" le do un bacio sulla fronte avvolgendola con un braccio per le spalle e poi tutti insieme ci dirigiamo verso casa.

La casa dove sono cresciuto è proprio come la ricordavo. Una villetta gialla che si sviluppa su un piano solo, con tre camere, un soggiorno ampio e pieno di libri, una cucina (un po troppo piccola per chi come me è abituato a viverci ma comunque sufficiente per una famiglia). E poi la mia parte preferita, il cortile sul retro: un grande prato con un albero gigante e altissimo su cui papà ha costruito la casetta sullalbero in cui io e Alice abbiamo passato intere giornate da piccoli. Lì ci siamo addormentati, abbiamo letto libri, abbiamo litigato, ci siamo confidati piccoli segreti e sogni, ci siamo raccontati barzellette, ci siamo nascosti quando eravamo arrabbiati Non vedo lora di vedere Rachel affacciarsi da quella casetta, anche se per ora mi piace godermela così, piccola e coccolosa. Ora però è meglio tornare in casa, mamma e papà mi hanno riempito di informazioni durante il tragitto in auto e mi hanno solo concesso il tempo di salutare la casa e i ricordi che la rivestono prima di rientrare.

Mentre vado da loro, prendo il telefono per avvertirla che sono arrivato.

Arrivato. Tu sarai in classe quindi fammi una videochiamata dopo pranzo tanto non conto di dormire molto presto. Jet lag."

BIONDA Cavolo, quindi ti hanno fatto imbarcare. A quante hostess hai fatti gli occhi dolci, sentiamo

IO: Che ragazza indisciplinata! Metti via subito il telefono!

BIONDA Un bacio alla piccola Rachel da parte mia. Ci sentiamo stasera. Bye bye

IO: E a me niente?

BIONDA No.

"Ragazzi è pronto !!!" Alice ed io siamo seduti in giardino mentre Rachel dorme nel passeggino quando la mamma ci chiama. Matt è di turno questa notte quindi siamo solo noi quattro.

Ti vengo a trovare in un sogno, un giorno di questi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora