Sto vedendo una psicoterapista, ormai da qualche settimana.
Le prime sedute erano impregnate di un silenzio innaturale da parte mia, nonostante mi ci sia recata di mia spontanea volontà.
Ero paralizzata dall'idea di mettermi a nudo di fronte a un'estranea sui miei pensieri, le mie emozioni; ero imbarazzata, mi sentivo fragile, fuori luogo.
Mi ha dato questa idea -che all'inizio non ero sicura mi facesse bene- di provare a scriverti.
Avrei dovuto immaginare di poterti raccontare di me, della mia vita, tramite lettere. Quando ho provato la prima volta ho pianto per due ore e ho dovuto strappare almeno dieci pagine del quaderno perché erano rimaste travolte dal fiume di lacrime: il fatto che tu, queste lettere non le avresti mai lette mi ha colpito dritto allo stomaco come un bel pugno
Forse la sua idea non era poi così sbagliata.
Forse ho bisogno di elaborare perché sono bloccata in una di quelle fasi del lutto di cui non ricordo mai l'ordine esatto e i nomi ma dovrebbe trattarsi dell'accettazione.
Forse alla fine, scrivere mi fa bene.
Quindi eccomi.
Non so bene come organizzare il tutto, non so se mettere una data o cose del genere probabilmente sono solo dettagli da panico, quindi mi limiterò a scrivere e basta.
Dunque.
Il giorno del tuo funerale è stato uno dei giorni più brutti della mia vita. Insieme al giorno in cui ci hai reso partecipi della presenza della tua malattia. E al giorno in cui ci hai detto che non cera più nulla da fare, se non scrivere quella stupida lista di cose da fare insieme.
So che ci tenevi tanto a passare con noi quei momenti, ma se ci ripenso ora, dopo anni mi rendo conto che l'ho fatto solo per te.
Se ripenso oggi a quei giorni, ricordo poco e niente se non che erano le nostre ultime volte.
L'ultima volta che mi mettevi lo smalto sulle unghie.
L'ultima volta che mi facevi le trecce.
L'ultima volta ci vestivamo eleganti per ballare in casa.
L'ultima volta che cucinavamo una torta insieme.
Lultima volta che ti ho detto ti voglio bene.
L'ultima volta che...
Ricordo i tuoi sorrisi.
Gli occhi lucidi.
Gli abbracci forti. Ma non così forti come invece ci abbracciavi prima.
Prima di perdere peso, di perdere le forze, di perdere i capelli, di perdere il sorriso.
Di perdere la vita.
Il giorno del tuo funerale ti ho odiata.
Ti ho odiata per avermi voluto così tanto bene da lasciarmi un vuoto tale da farmi soffocare.
Ti ho odiata perché non ci saresti stata nei giorni più importanti per la mia vita futura.
Perché non avremmo potuto litigare durante l'adolescenza.
perché non avrei potuto piangere tra le tue braccia per le mie prime cotte non ricambiate.
Perché non saresti mai diventata nonna.
Ti ho odiata. Per tutto.
Ma poi ho capito.
Ho capito la forza che hai usato per combattere.
Ho capito il coraggio che hai usato per ammettere la sconfitta. Quando ci hai guardato negli occhi per dirci che il tempo era finito.
Ho capito lamore che ci hai trasmesso sempre. In ogni momento, in ogni occasione.
Ho capito che non avrei mai voluto una mamma diversa da te.
Ti voglio bene,
Tua Bianca.
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Ti vengo a trovare in un sogno, un giorno di questi.
RomantikJason è un ragazzo australiano che si trasferisce in Italia a 18 anni per studiare cucina e con il sogno di diventare chef. Bianca, figlia di importanti proprietari di una catena di hotel, ha solo 5 anni quando incontra Jason per la prima volta nell...