Capitolo 3 - Jason

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Dalla cena dai Mancini sono passate quattro settimane. In questo periodo Bianca non è quasi mai venuta ad aiutare in cucina, e io continuo ad aspettarla ogni giorno. Mi mancano le sue prese in giro, le sue magliette ridicolmente rosa, i suoi capelli biondi raccolti spesso in una o due trecce, ma soprattutto sono preoccupato per quello che le può passare nella testa in questo momento.

Sto tornando in camera mia dopo il servizio della colazione dato che per oggi non tornerò in cucina fino all'orario di cena quando mi scontro letteralmente con Lorenzo, il fratello più grande di Bianca, che corre verso l'uscita della reception "Oh ciao J, scusa ma sono in ritardo per incontrare i miei amici al parco. Bianca non faceva che urlare per quelle stupide trecce e ho cercato di aiutarla ma mi ha cacciato dalla sua camera"

"Si è arrabbiata per le trecce?! "

"Si ehm oggi la mamma si sente molto debole e non è riuscita a farle neanche metà treccia. Così mia sorella è impazzita e ha cominciato a urlare che finché non avrà le sue trecce non uscirà nemmeno dalla sua camera" dice tutto con un solo fiato e tenendo lo sguardo in qualsiasi punto possibile tranne che nei miei occhi "Ora scappo, ciaooooo"

Dannazione, le sue trecce. Le porta da quando la conosco e in realtà mi hanno raccontato che le porta da quando aveva due anni.

****

Busso alla porta e aspetto.

"Chi è?" chiede una voce talmente sottile che se non fossi stato attento non avrei sentito.

"Sono Jason, Anna"

"Entra pure"

Mi avvicino al divano dove so che le piace stare. Da lì vede tutta la città e il cielo.

"Ho incontrato Lorenzo che mi ha raccontato, insomma, delle trecce. Posso parlarci?"

"Non devi neanche chiedere. Vai pure"

"Ehi scimmietta, posso entrare?"

"No."

"Mhmm ok" attendo un attimo e poi proseguo "Peccato però sai, so fare delle trecce bellissime"

"Ora mi prendi anche in giro Australia?! Non è divertente, vattene!" sta urlando, ma potrei scommetterci la mia vita che sta piangendo da ore.

"Mai su cose così serie, scimmietta." Le dico mentre rimango appoggiato allo stipite della porta con le mani in tasca.

Silenzio.

Scatta la serratura. Mi sembra di avere un déjà-vu.

Questa volta mi apre lei me rimane dietro la porta

Mi giro e la guardo "Cazzarola, senza trecce sei proprio brutta scimmietta"

"Parla bene, Australia" mi rimprovera per la mezza parolaccia mentre si va a sedere al centro del letto a gambe incrociate, le mani che giocano con la coperta per il nervosismo e limbarazzo.

"Bene, mettiamoci allopera. Mi serve una spazzola, un pettine, elastici e mhmm, basta" dico mentre lancio la giacca di pelle sul letto e mi appoggio con la spalla allo stipite del bagno privato nella sua camera.

"Sicuro di averlo già fatto prima?"

"Certo scimmietta, ho una sorella, ricordi? Ti svelo un segreto, ma non devi dirlo a nessuno le dico mentre mi siedo sul bordo del letto, poi mi sdraio un po sulla schiena appoggiandomi su un avambraccio, così da poterla raggiungere dato che si trova al centro del letto, e poi alzo la testa perché lei è seduta vicino a me. Fino alletà di 5 anni ho giocato con le bambole di Alice e facevamo loro un sacco di pettinature, alcune davvero fashion" le sussurro con un occhiolino.

Mi guarda in silenzio e poi scoppia a ridere. Io sorrido "Bene, ora che abbiamo appurato le abilità che mi competono, recupera gli attrezzi e siediti sul bordo del letto signorina"

Lei si alza in piedi e va in bagno, io mi siedo al suo posto al centro del letto dopo aver tolto gli scarponi neri. Quando torna, batto con una mano sul punto del letto dove si deve sedere lei; mi guarda alzando un sopracciglio ma poi mi ascolta e viene a sedersi scuotendo la testa sul bordo del letto tra le mie gambe divaricate per lasciarle dello spazio. Prima uso la spazzola, poi con il pettine ripasso tutti i capelli. Solo a quel punto comincio a dividere le ciocche per creare una di quelle trecce che parte dalla fronte e attraversa la testa, per poi finire sulla schiena.

"Allora, con lo chef ho ideato un nuovo tagliere per l'aperitivo quindi ci servi in cucina. Dobbiamo mostrarti cosa fare e come" le dico concentrato sui suoi capelli. Lei non dice niente, quindi continuo "Inoltre sto pensando a dei nuovi dolci, lo sai che quando sperimento tu devi assaggiare e darmi i tuoi antipatici e sempre onesti giudizi quindi pensavo che"

"A scuola mi prendono in giro" Cazzo "Dicono che la mamma sta morendo e che quando sarà morta non avrò più nessuno perché il papà sarà sempre preso dal lavoro in hotel e mi dovrò arrangiare" Merda "Ieri sono andata a scuola senza trecce e mi hanno detto vedi, chi penserà a te quando sarà morta? "

Porca puttana, stiamo scherzando?!?!! Non andava mica alle elementari?!?!

Nel frattempo le mie mani si sono fermate e sono bloccate a metà della sua testa.

Non so cosa dire, se non la verità come da mio solito. Odio le bugie.

"Mi dispiace davvero tanto biondina per quello che sta succedendo ad Anna e credimi se potessi fare qualcosa lo farei. Posso solo dirti che le persone che dicono delle cose così cattive lo fanno perché si sentono sole, perché in realtà anche loro si sentono tristi e vulnerabili ma non vogliono farlo vedere e quindi se la prendono con chi invece è onesto, puro, amato e di animo buono, proprio come te principessa"

Lei non dice niente, così continuo la mia treccia in silenzio.

"Ecco qua, finita" le appoggio la treccia su una spalla e mi alzo dal letto. Si alza anche lei e va davanti allo specchio, ma non dice niente. Eppure è venuta perfetta starà pensando a come non ammettere che sono stato bravissimo.

"L'ho capito sai, Jason." Mi sta guardando negli occhi, ma attraverso lo specchio, e intanto accarezza la treccia "Manca poco tempo, e poi andrà in cielo. Oggi non aveva la forza nelle mani per farmi le trecce, le è anche caduta una tazzina dalle mani. Si è alzata due ore fa e adesso sta già dormendo sul divano. Non ha forze, quindi manca poco."

Non posso mentirle "Si hai ragione, scimmietta. Manca poco"

Lei toglie lo sguardo dal mio "Grazie" poi annuisce lentamente "Per essere stato sincero."

Mi rimetto la giacca di pelle e gli stivali.

Sono già arrivato alla porta, ho una mano sulla maniglia, quando mi blocco. Chiudo gli occhi e mi passo una mano tra i capelli che stanno iniziando a crescere. Rilascio il fiato che stavo trattenendo inconsapevolmente e torno sui miei passi.

Mi avvicino alla sedia della consolle dove è ancora seduta, appoggio le mani sullo schienale, piego un po la schiena per riuscire guardarla negli occhi attraverso lo specchio portando il mio viso vicino al suo.

"Ti aspetto tutte le mattine alle 7.45, prima che passi lo scuolabus, sulle scale del bar esterno che scendono in piscina. Porta spazzola, pettine, elastici e qualche forcina. Ci penso io alle tue trecce, principessa" le lascio un bacio sulla testa. La mia non è una domanda, quindi non aspetto che risponda, ed esco dalla stanza.

Ti vengo a trovare in un sogno, un giorno di questi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora