Sono in ritardo. Corro.
Porca vacca, mi tirerà in testa la spazzola, il pettine, lo zaino, il primo vaso che si troverà davanti e poi si libererà del mio cadavere affettandomi e gettandolo in mare.
"Scusa scusa scusa, ieri ho fatto tardi con i ragazzi al pub, ho dormito praticamente tre ore e ho fatto un sacco di fatica a dare retta alla sveglia" le dico mentre appoggio il mio zaino, tolgo gli occhiali da sole per agganciarli al collo della maglietta verde militare che indosso, mi sistemo i capelli e finalmente la guardo.
"Respira Jason, sei in ritardo di soli quattro minuti. E poi lo sapevo che saresti arrivato, hai fatto una promessa" dice spiazzandomi mentre alza le spalle, come se avesse detto una cosa così ovvia che solo un cretino - in questo caso io- non poteva sapere. Ma oggi ha qualcosa di strano
Inclino la testa "Giusto "
"Bene, allora muoviti. Hai detto che sai fare quella a lisca di pesce, no?"
"Assolutamente!"
Prendo posto sullo scalino dietro di lei –lei come d'abitudine si siede sul primo più basso e io sul terzo- e comincio a pettinarla. Ormai da qualche settimana abbiamo questa routine, lei ne sembra soddisfatta e a quanto pare a scuola nessuno dice più niente. Marco mi ha detto che Anna è ancora molto debole, ma lo avevo capito già da me dal fatto che Bianca viene comunque poco in cucina, mi prende poco in giro e spesso mi chiama solamente Jason.
Quando ho finito ci alziamo, recuperiamo entrambi gli zaini. Poi all'improvviso noto un particolare. Non indossa niente di rosa.
"Ehi Rapunzel, dove sono finite le tue magliette-unicorno?" la stuzzico
Alza le spalle, lo sguardo puntato sulle mie scarpe "Non mi piacciono più"
"Impossibile! Tu, gli unicorni, le farfalle e tutte le gradazioni dal rosa al viola siete una cosa sola, principessa"
Ora i suoi occhi si fissano nei miei "Non più Jason."
Se ne va, senza dire altro.
****
Oggi in cucina mi occupo dei secondi. Pesce, carnecontorni vari. Non facciamo altro che correre in questi giorni dato che lhotel è super affollato a causa dellalta stagione.
Entra in cucina il capo, che scambia due chiacchiere con lo chef.
È tutta mattina che penso di parlare con Marco di Bianca, credo si stia lasciando andare del tutto e sono preoccupato. L'incontro di questa mattina mi ha colpito. Perso nei pensieri non mi accorgo che Marco passa a darmi una pacca sulla spalla. Inclino la testa per guardarlo, lo fisso qualche secondo e poi le parole mi escono di bocca "Dobbiamo parlare di Bianca". Il suo sorriso sparisce e annuisce semplicemente prima di andare.
"Grazie di aver trovato 10 minuti per parlare". Sono nell' ufficio di Marco, indosso ancora la divisa perché volevo parlare con lui appena finito il servizio. Sono rimasto in piedi, appoggiato al muro e con le braccia conserte.
"Parla Jason, mi preoccupi così"
"A scuola qualcuno l'ha presa in giro perché hanno capito che Anna...insomma, che la chemio non sta funzionando. È successo il primo giorno che è andata a scuola senza trecce. Da quella volta ci penso io alle sue trecce tutte le mattine prima del bus" Mi fissa con gli occhi sgranati "Che c' è??? Un aiuto cuoco maschio di 19 anni non può saper fare delle banali trecce ???"
Scuote la testa mentre sorride "Non mi interessa. Continua a parlare" dice mentre agita una mano.
"Stamattina non indossava niente di rosa, niente con unicorni o idiozie varie"
"Ha quasi 10 anni, ragazzo, sarebbe anche ora".
"No, non hai capito Marco" intanto le braccia eliminano la barriera che si era formata davanti a me, scendendo lungo i fianchi, mi stacco dal muro con un movimento di bacino e lentamente mi avvicino a lui che si trova seduto sul bordo della scrivania con le mani appoggiate ai lati del corpo. "Non c'era più. La luce. Quella luce nei suoi occhi che ti fa sorridere senza che dica niente. Quello sguardo che ti fa dimenticare tutti i problemi e le cazzate che ti girano in testa. C'era solo stanchezza, tristezza, desolazione. Uno sguardo vuoto"
Marco si sposta e va verso la finestra. Mentre guarda fuori riprende a parlarmi dopo un minuto di silenzio.
"Ha fatto un incubo stanotte. L'ho sentita urlare dalla cucina. Ha sognato il funerale di Anna."
No. No no no. Non può essere.
Chiudo gli occhi e mi passo le mani sulla faccia cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza.
"Marco, mi spiace chiedertelo ma quanto siamo vicini al fatto che questo incubo diventi"
"Molto vicino Jason, troppo. Purtroppo credo che si parli di meno di due mesi"
"Dovete parlarle, cazzo. È spaventata, non sa cosa aspettarsi, cosa potrebbe succede, quando, come" comincio ad agitarmi e intanto anche la mia voce si alza "Deve saperlo. Deve sapere tutto. Odia le bugie, fidati. Deve sapere tutto così da sfruttare al meglio il tempo che le è rimasto. E comunque lei ha capito tutto. Ti prego Marco, sta soffrendo a sufficienza"
Non mi sono mai sentito così. Il mio cuore sta battendo velocissimo, gli occhi sono sbarrati. L'idea di vedere il suo sguardo ancora più triste mi spezza il fiato.
Perché non posso fare niente, dannazione?!
****
"Ciao Mamma" rispondo al telefono quando vedo il suo nome sullo schermo. Mi manca un sacco parlare inglese, ma devo dire che ormai mi sono abituato a questo cambio di lingua e mi piace molto.
"Mhmm non essere troppo felice di sentirmi mi raccomando, eh"
"Scusa mamma, sto tornando ora da un momento di confronto con Marco. Anna sta peggiorando e purtroppo non si prevedono cose positive, anzi. Quindi sono molto preoccupato per Bianca."
"Oh ragazzo mio, hai sempre avuto un gran cuore. Non mi sorprende che la famiglia Mancini si sia così volentieri presa cura di te"
"Beh, ho avuto dei buoni insegnamenti. Certe volte sotto forma di minaccia però"
"Bugiardo" ride mia madre sapendo benissimo che ho ragione. Ricordo molto bene le minacce che mi ha fatto con in mano le sue scarpe con il tacco su come si tratta una donna. Carezze, baci, rispetto, fiori, bla bla bla
"Come procede lì? Non sono le 23? Cosa fai ancora sveglia?"
"Ti chiamavo per la buonanotte, infatti"
"Buonanotte mamma, ti voglio bene"
"Ti voglio bene anche io, Australia" rido quando sento che mi chiama come Bianca per prendermi in giro. Non si sono mai conosciute di persona, ma spesso Bianca ha assistito a delle nostre videochiamate per, citazione: sentire come si parla per davvero in inglese e così mi è toccato tradurre a mia madre tutte le sue prese in giro. Quindi mia mamma ha deciso che la adora.
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Ti vengo a trovare in un sogno, un giorno di questi.
Lãng mạnJason è un ragazzo australiano che si trasferisce in Italia a 18 anni per studiare cucina e con il sogno di diventare chef. Bianca, figlia di importanti proprietari di una catena di hotel, ha solo 5 anni quando incontra Jason per la prima volta nell...