Sei mesi dopo
In ritardo.
Ancora in ritardo.
Sempre dannatamente in ritardo.
Corro in sede in università, poi torno in cooperativa per il tirocinio.
Mangio in metropolitana.
Squilla il telefono.
Jason.
Porca paletta, avrei dovuto telefonargli due ore fa.
Sono una fidanzata terribile, lo so, lo so. Dovevo telefonarti due ore fa...scusaaaaaaa" sto gesticolando come una cretina mentre attraverso piazza Duomo.
"Ehi ehi ehi, respira, non è successo niente di grave. Volevo solo essere sicuro che andasse tutto bene visto il ritardo"
"Si certo tutto bene. Sto tornando in cooperativa, tra circa quindici minuti comincio il turno. Ho avuto a malapena il tempo di fare pipì e mangiare oggi. E ovviamente sono indietro con lo studio per l'esame che ho tra due settimane" sospiro.
"Mi dispiace, peste. Però sono davvero contento che ti hanno accettata lì, è tra le top tre del nord Italia per gli assistenti sociali. E poi sei sempre stata brava a destreggiarti tra mille cose da fare...sicuramente sopravviverai anche a questo."
"Infatti, anche io sono super felice, era davvero quello che desideravo... ma ammetto che non mi dispiacerebbe riuscire a sentirti un po' di più o anche solamente a non mangiare un panino mentre i piccioni di Piazza Duomo mi inseguono" sento la sua risata e d'istinto sorrido. Nonostante lo stress, nonostante la distanza, nonostante i piccioni. "Ok, sono arrivata, devo entrare. Ci sentiamo questa sera, va bene?"
"A dire il vero non ci sono. Abbiamo un servizio molto importante e non finirò prima di mezzanotte"
"Oh, va bene. Allora ci sentiamo domani mattina, però mi alzerò presto perché alle 9 ho un esame in sede"
"Mi dispiace Bianca, mi sa che non riusciamo neanche domani mattina. Lo chef non c'è fino al servizio della cena e quindi siamo un po' sotto pressione..."
Ecco, ci siamo. Lo sapevamo che sarebbe stato difficile, che le cose avrebbero fatto fatica ad incastrarsi a tratti, ma ora che ci siamo dentro in pieno sembra tutto difficile. Sono già un paio di mesi che riusciamo a sentirci al telefono praticamente due volte la settimana (quando siamo fortunati): tra il lavoro, gli esami, la stanchezza, qualche uscita di svago con gli amici o i colleghi quando si hanno le energie, incastrare tutto è quasi impossibile.
All'inizio della nostra storia, quando eravamo entrambi a Roma per il mio compleanno, ho proposto a Jason di andare con lui in Sardegna. Mi sarei riorganizzata, iniziando magari con qualche mese di ritardo gli studi universitari ma non sarebbe stato un problema. In fondo, molte persone si laureano fuori corso, per motivi di lavoro o famigliari, e non mi sembra sia questo gran problema. Avevo già adocchiato su internet qualche appartamento da prendere in affitto con uno o più coinquilini, ne avevo addirittura contattati alcuni per avere delle informazioni un po' più dettagliate. Ma quando ho provato ad aprire l'argomento con Jason non ha voluto sentire questioni.
"In che senso, non esiste?" gli avevo chiesto spiazzata di fronte alla sua determinazione e franchezza nel ribattere alla mia proposta. Lui appoggiato con la schiena al tavolo del soggiorno della suite, le caviglie e le braccia incrociate; io bloccata con le braccia a mezz'aria e gli occhi sbarrati in mezzo alla stanza.
"Nel senso che non esiste che rinunci a quello che desideri per venire incontro a quello a cui non rinuncio io"
"Beh, non è proprio così"
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Ti vengo a trovare in un sogno, un giorno di questi.
RomanceJason è un ragazzo australiano che si trasferisce in Italia a 18 anni per studiare cucina e con il sogno di diventare chef. Bianca, figlia di importanti proprietari di una catena di hotel, ha solo 5 anni quando incontra Jason per la prima volta nell...