Capitolo 5 - Bianca

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"Ehi bambina, cosa fai?"

"Ciao papà. Sto finendo i compiti di matematica. La settimana prossima abbiamo una verifica e non ci capisco una cippa mi sa che uno di questi giorni vado da Elena per capirci qualcosa, lei è la migliore della classe in questa materia."

"Mi sembra una buona idea" risponde mio padre mentre beve il caffè in piedi appoggiato con gli avambracci alla penisola della cucina. Sento che mi osserva ma nessuno dice altro per un bel po di minuti

"Questo weekend io e la mamma vorremmo portare te e i tuoi fratelli al mare. Cosa ne pensi?"

Al mare? In piena stagione? Tutti insieme? E chi rimane a dirigere l'hotel?

Qualcosa non torna. La mia penna si è bloccata e il mio sguardo è fisso su di lui anche se non lo vedo.

"Perché?" chiedo

"Così insomma, qui posso delegare alcune cose a Luca, per una sola giornata l'hotel non crollerà. Se proprio hanno bisogno possono telefonarmi o mandarmi una mail. La tecnologia può fare paura ma è molto utile conclude mettendo la tazzina nel lavandino", poi mi guarda aspettando una mia risposta, con le mani nelle tasche dei pantaloni eleganti che indossa sempre per lavorare abbinati a una camicia bianca e alla giacca dello stesso colore del pantalone.

"Va bene"

"Perfetto!" ribatte battendo le mani e sorridendo soddisfatto "Lo dico ai ragazzi"

Va bene un corno. Sta per succedere qualcosa, e non sarà una cosa bella, me lo sento.

****

"Grazie al cielo, non potevate costruirlo un po' più vicino a Ostia l'hotel?"

"Dai Lore, scendi che fa caldo non vedo l'ora di tuffarmi" gli risponde Andrea. Io sono stata silenziosa tutto il tempo rispondendo a monosillabi; sento che qualcosa non va. Fosse per i miei fratelli potrebbero esserci dei meteoriti nel cielo e se ne accorgerebbero solo una volta che se li trovano davanti schiantati al suolo, quindi non fanno molto testo. Sono troppo presi a discutere di calcio, calciatori e a inventarsi gare che faranno in mare per accorgersi che la mamma è stata silenziosa per tutto il viaggio mentre il papà non ha fatto altro che parlare, parlare, parlare. Mai successo. Qualcosa non va.

Abbiamo fatto il bagno, abbiamo pranzato con i tramezzini preparati dalla cucina dellhotel (suppongo da Jason dato che ce nera uno per me che conteneva lavocado –che adoro- con scritto bestiolina), papà e i ragazzi hanno costruito un castello gigantesco con la sabbia, io ho letto un po sotto lombrellone, la mamma ha passato il tempo sulla sdraio allombra a guardarci e ha fatto solo un bagno. Secondo me certe volte si è anche addormentata senza farci capire che era stravolta dal viaggio, dal caldo, dalla fatica di sorridere nonostante tutto Ormai è tardo pomeriggio, quando il papà si siede sulla sdraio ai piedi della mamma, le prende una mano e le sussurra qualcosa. Lei annuisce, poi si mette seduta, toglie gli occhiali da sole e fa un respiro profondo.

Ci siamo.

Fingo di non aver capito e visto niente quando papà chiama noi tre a raccolta. Io rimango sulla sdraio, ma mi metto seduta girandomi verso loro due che sono alla mia sinistra, con i piedi tocco la sabbia fredda, chiudo il libro e me lo appoggio sulle gambe. Andrea viene vicino a me, sedendosi però con le gambe incrociate. Lorenzo decide di sedersi sulla sabbia tra le due sdraio.

"Allora ragazzi, io e la mamma vi dobbiamo dire delle cose importanti. Ormai siete diventati abbastanza grandi e noi abbiamo deciso che è tempo di parlare chiaramente di come stanno le cose. Non sono cose piacevoli, ma vogliamo che sappiate che noi siamo qui per voi, per ascoltavi e sostenervi. Sempre. "Ci siamo.

Ostenta sicurezza, ma sono sicura che sta morendo di paura.

Lorenzo gioca con la sabbia silenzioso, Andrea è immobile e guarda per terra. Io fisso la mamma, poi mio padre, in attesa di sentire quelle parole uscire dalla sua bocca. Stanno per arrivare lo so.

Ma è la mamma che ricomincia a parlare, quasi sottovoce "Ragazzi, purtroppo le medicine e la terapia non stanno funzionando."

Il dito di Lorenzo che prima creava dei cerchi nella sabbia ora è immobile, proprio come me; ora però il mio sguardo è fisso allorizzonte e la mia mente vuota. Andrea lui non so cosa stia facendo, io non sono più lì.

Poi mi riprendo e mi accorgo che la scena è cambiata.

Papà piange. Piange??? E chi l' ha mai visto piangere???

Lorenzo stringe la mano della mamma.

Andrea guarda la mamma e piange anche lui.

La mamma sta ancora parlando ma io credo di aver perso qualche frase "Vorrei dedicare dei momenti speciali a ciascuno di voi, raccontarvi cose che non sapete, darvi dei piccoli consigli per il futuro, magari ascoltare qualcuno dei vostri segreti e custodirli con me per sempre" le si rompe la voce a causa del significato di queste ultime parole. Distoglie lo sguardo verso il mare e si asciuga una lacrima.

Nessuno parla per molto tempo. O almeno così sembra: un tempo infinito.

Sono io che lo interrompo, anche se me ne accorgo solo dopo che ho sentito la mia voce.

"Quanto tempo abbiamo mamma, per fare tutte queste cose?"

Mia mamma apre leggermente la bocca quasi sorpresa dalla mia domanda così diretta. I miei fratelli e mio padre girano improvvisamente e contemporaneamente la testa verso di me e giurerei di averli visti anche sobbalzare tutti nello stesso momento.

Ho solo 9 anni ma tutti dicono che sono fin troppo sveglia per la mia età, sarà che passo più tempo con gli adulti che con i miei compagni.

I miei genitori si guardano, e questa volta è mio padre che risponde

"Non più di un mese"

Ti vengo a trovare in un sogno, un giorno di questi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora