Spalanco gli occhi. Improvvisamente mi immobilizzo, e mi lascio andare quasi a peso morto. A quel punto lui mi circonda anche con laltro braccio. Poi permette ai miei piedi di toccare terra, ma io rimango immobile tra le sue braccia, con la schiena appoggiata al suo petto. Chiudo gli occhi e lui appoggia il mento sulla mia testa.
La sua voce, il suo odore, è proprio lui.
"Jason." Ma è solo un sussurro, non sono sicura mi abbia sentita. Ho gli occhi lucidi, un po' per Andrea un po' perché lui è qui, il mio Jason è qui. Le mie mani sono istintivamente scese sulle sue braccia che sono cambiate dallultima volta che le ho toccate.
"Ciao scimmietta" anche il suo è un sussurro ma io l'ho decisamente sentito; passa qualche secondo di silenzio, il tempo di realizzare di essere davvero lì suppongo. O almeno è quello che mette insieme il mio cervello. Poi prosegue "Non puoi vederlo. Io l'ho visto e fidati, non lo vuoi vedere. Comunque non potresti fare niente per aiutarlo." mi sussurra vicino ad un orecchio.
Le lacrime cominciano a scorrere. Chiudo gli occhi e trattengo il pianto e l'urlo che vorrebbe esplodere dalla mia gola.
La sua presa non è più così forte ora, e così lentamente mi volto verso di lui, ma mantengo lo sguardo sulla sua maglietta nera, non me ne frega niente di quello che vuole lui, io devo vederlo. E se solo lo guardassi negli occhi mi perderei in mille pensieri e mi lascerei convincere dal suo sorriso.
"Lasciami andare Jason, non mi interessa della sua faccia. Devo andare lì, assicurarmi che respiri e che sappia che sono qui."
"No"
Cosa?
"Lasciami ho detto!" ma lui non allarga le braccia e le mantiene strette intorno alla mia vita. Allora cerco di allontanarlo spingendo con i palmi delle mie mani sul suo petto. Ma sembra più stabile di un muro "Jason smettila, devo andare da lui! Lasciami !!!" A questo punto comincio a tirargli dei pugni sui pettorali, ma lui non mi lascia. Sto urlando il suo nome. Sto piangendo. I miei pugni diventano pian piano sempre più inutili (non che prima avessero riscontrato successo comunque), allora mi lascio andare tra le sue braccia appoggiando la fronte dove prima stavo tirando pugni, le mani sono andate istintivamente a stringere la sua maglietta vicino alle spalle, quasi come a trasmettergli tutta la mia disperazione "Tu non capisci! Io lo sento dentro Jason, lo sento dentro che soffre, è un dolore terribile, nel cuore, nella mente, dappertutto nel mio corpo. Non ce la faccio. Ti prego, ti scongiuro, ti supplico, lasciami andare da lui!."
Inconsciamente mi arrendo e alzo lo sguardo, i nostri occhi si incontrano e adesso mi manca il respiro. Un po' per lo sfogo di poco fa, le urla, il pianto, un po' perché perché, beh per i suoi occhi.
Dio quanto mi sono mancati.
Lui porta una mano vicino al mio volto e mi mette una ciocca di capelli dietro un orecchio. Sta sorridendo. "Bianca. Respira." mi sussurra. Perché? Non sto mica trattenendo il respiro? Oddio, sto trattenendo il respiro. Chiudo gli occhi e mentre faccio un respiro profondo, altre lacrime corrono velocissime sulle mie guance. Lui le asciuga con le dita di una mano mentre l'altra mi cinge ancora in vita, e io distinto trattengo nuovamente il respiro quando sento il suo tocco e tutti i muscoli del mio corpo si tendono. Solo quando toglie la mano dal mio volto rilascio il respiro. E riapro gli occhi.
Adesso si è fatto serio. Perché? Sorrideva quando ho chiuso gli occhi, mentre mi prendeva in giro perché trattenevo il respiro.
Oddio, il mio cuore credo sia appena esploso.
Lui lentamente si stacca da me.
No, no aspetta, dove vai? Torna qui, si stava così bene tra le tue braccia, per favore...
Si è voltato e lentamente è andato a sedersi su una sedia. Una di quelle scomodissime degli ospedali. Mi guarda e batte la mano su quella accanto a lui.
Magari meglio non sedersi così vicini magari meglio il più lontani possibile. Tipo di fronte. Le reazioni che hanno avuto il mio corpo e il mio cuore di poco fa mi hanno decisamente confusa, quindi meglio stare lontani mentre si riflette.
Comincio a camminare, ma all'ultimo momento cambio direzione e vado a sedermi sulla sedia di fronte alla sua.
Il suo sguardo è perplesso, assottiglia gli occhi, e sembra che stia per parlare dato che apre leggermente la bocca, ma poi cambia idea e si appoggia allo schienale, incrocia le braccia e porta la caviglia destra sul ginocchio sinistro. Per finire appoggia la nuca sul muro dietro di lui, e chiude gli occhi.
Io invece sto guardando il pavimento bianco e lo sbircio silenziosamente.
Solo quando sono sicura che abbia gli occhi chiusi lo guardo. Lo guardo davvero.
Indossa una maglietta nera, decisamente aderente dal momento che il bordo delle maniche stringe sui suoi bicipiti. Porta dei jeans un po' strappati ma non troppo e ai piedi i soliti scarponcini neri stile Dr. Martens che gli sono sempre piaciuti. Ha ancora l'abitudine di non stringere le stringhe completamente ma di lasciarli abbastanza morbidi l'ho sempre preso un po' in giro per questa abitudine definendola una cosa da pischello. Ha dei tatuaggi un po' sparsi sulle braccia e porta anche un orecchino nero. Sono cose di cui ero a conoscenza, ovviamente, ma trovarmelo davanti con queste novità sul corpo è comunque strano. I capelli sono decisamente lunghi ora; in questo momento li porta sciolti e arrivano fino alle spalle, ma so che spesso li lega soprattutto quando lavora e fa surf e infatti intorno al polso ha un elastico. Come sempre.
Quello che noto di più è il cambiamento del suo fisico. Rispetto a 4 anni fa è diventato più grosso. Non è gigante come quei tizi che passano 8 ore al giorno in palestra a sollevare pesi, ma è decisamente muscoloso e ben definito. Sulle braccia che in questo momento sono conserte posso vedere chiaramente il percorso che tracciano le sue vene e la maglietta attillata definisce molto bene la vita più stretta delle spalle, che sono diventate abbastanza grosse e larghe. Ricordo bene tutte le sensazioni di prima quando ero tra le sue braccia.
Il suo profumo invece, è sempre lo stesso.
Forse perché non ha mai indossato profumi.
"Se hai qualcosa da chiedere o da dire basta che parli. Il tuo sguardo tra poco mi trapasserà andando a colpire la persona che si trova nella stanza dietro di me" Jason interrompe i miei pensieri e io mi sento svenire, cerco un modo per sparire nel pavimento ma non ne trovo uno.
Mi sta guardando, chissà da quantooddio che cretina!
"Io...scusa, st-stavo p-pensando e mi sono ...ehm, persa, i-io le mie pellicine stanno chiedendo pietà.
"Sei diventata balbuziente in questi anni?" scoppia a ridere
B-balbuziente? Ma che razza di idiota, santo cielo!
Spalanco la bocca e gli occhi di fronte alla sua presa in giro e sputo fuori l'aria che avevo trattenuto "Hai sempre il tatto di un elefante!" Mi alzo in piedi "Vado a prendere dell'aria fresca che non sia contaminata dalle tue idiozie" gli volto le spalle e mi incammino. Non so per dove, ma mi incammino.
"Stai andando dalla parte sbagliata, bionda." Inchiodo all' improvviso e lui continua a parlare "L'uscita per il giardino è dall'altra parte" alzo gli occhi al cielo, mi volto e mi dirigo verso la porta pestando un po' i piedi e passandogli davanti ma senza degnarlo di uno sguardo. In tutto ciò non si è scomodato ed è seduto sempre nella stessa posizione di prima, ma sono quasi sicura di aver visto che i suoi occhi stanno seguendo ogni mio singolo movimento.
Non guardarlo.
Cammina.
Non guardarlo.
Continua così.
Ok, sono fuori.
L'ennesimo sospiro esce dalla mia bocca mentre mi appoggio al muro dell'ospedale, lascio cadere la borsa per terra. Il sole sta tramontando e l'arancione del cielo colpisce i miei occhi che istintivamente strizzo un po'.
L'ho sentita, di nuovo. Quella sensazione nel petto che ho percepito guardando le foto dell'aeroporto.
L'ho sentita tra le sue braccia.
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Ti vengo a trovare in un sogno, un giorno di questi.
عاطفيةJason è un ragazzo australiano che si trasferisce in Italia a 18 anni per studiare cucina e con il sogno di diventare chef. Bianca, figlia di importanti proprietari di una catena di hotel, ha solo 5 anni quando incontra Jason per la prima volta nell...