Sono un'idiota. Una. Idiota.
Mi ha confessato quello che prova, era il momento che mi passava nella testa da anni. Ho provato a immaginarlo un sacco di volte, ma poi la lista di motivi per cui non sarebbe mai successo si presentava davanti ai miei occhi, in grassetto e stampatello maiuscolo. Ogni versione era diversa, ma in nessuna di quelle scappavo dall'unica persona che è sempre stata parte della mia vita da quando ho memoria.
Dall'unica persona che non mi ha mai abbandonata.
L'unica persona che mi apprezza così come sono.
Che conosce ogni sfaccettatura del mio essere e lo accetta.
L'unica persona che nonostante io sia fuggita senza dire niente e guardarlo negli occhi, mi ha abbracciata sussurrandomi proprio quello che avevo bisogno di sentirmi dire.
D'altronde, stiamo parlando di Jason. Del mio Jason.
"Bentornata Cenerentola" è mio padre. È seduto su una delle poltrone del salotto, in una mano un libro da leggere, nell'altra un bicchiere del suo scotch preferito. Una luce soffusa brilla alle sue spalle, il resto della suite è al buio. "Nettamente in anticipo rispetto a quanto indicato dalla fata madrina"
"Ti diverti eh a prendermi in giro" intanto mi avvicino a lui, trovando posto sul divano.
"Sempre." sorride allungando una mano verso la mia che è appoggiata sul bracciolo "Come è andato il giro in barca?"
"Bene, mi mancava ma è stato strano salirci senza di voi. Era così silenziosa...e mi sono venuti in mente un sacco di ricordi"
"Anche a me manca andare in barca... prima o poi faremo un bel viaggetto con i tuoi fratelli, promesso. "Mi bacia il dorso della mano "E con Jason? Tutto bene?"
"Si, il solito, bene come sempre. Notte papà" mi alzo di scatto avvicinandomi per cercare di dargli il bacio della buonanotte, ma lui alza una mano davanti al mio viso.
"Non così veloce, signorinella"
Stringo gli occhi, e il mio fondoschiena torna sul divano.
Papà prende il segnalibro, si toglie gli occhiali da lettura e poggia tutto sul tavolino del soggiorno. Poi si alza e viene a sedersi proprio accanto a me portando un braccio sullo schienale per potermi guardare meglio.
"Bianca, ti si legge in faccia che qualcosa ti agita. Di solito quando torni dopo che sei stata con Jason sei un sorriso unico, sei piena di allegria e felicità. Mi sembra quasi di rivederti con quelle magliette piene di unicorni..."
"Oddio, papà ti prego!" mi nascondo il viso tra le mani mentre rido ricordandomi di quella folle passione di quando ero bambina. Se ci penso ora mi sento davvero ridicola.
"Sei spaventata. Confusa. Nervosa. Sono solo i primi aggettivi che mi vengono in mente, ma scommetto che ho indovinato. So che probabilmente questo tipo di confidenze avresti preferito farle alla mamma, e non posso prometterti che sarà come parlare con lei. Ma posso prometterti che farò del mio meglio per far sì che tu sia felice. Te lo giuro, bambina."
Ora ho gli occhi lucidi e mi brucia la gola, non riesco neanche a deglutire e distolgo lo sguardo.
In parte dovuto al ricordo della mamma, e all'immagine di avere questa conversazione con lei.
In parte perché sono troppe poche le volte in cui ho pensato a come potesse sentirsi papà di fronte alla perdita della mamma. Lui che ha perso la sua metà, la madre dei suoi figli.
Ed infine, per quello che sto per dire.
Ad alta voce.
Per la prima volta.
STAI LEGGENDO
Ti vengo a trovare in un sogno, un giorno di questi.
RomantikJason è un ragazzo australiano che si trasferisce in Italia a 18 anni per studiare cucina e con il sogno di diventare chef. Bianca, figlia di importanti proprietari di una catena di hotel, ha solo 5 anni quando incontra Jason per la prima volta nell...