Capitolo 2 - Jason

81 14 8
                                    

Sono davanti alla porta della loro suite, dove ho appena bussato. Durante l'alta stagione tutta la famiglia Mancini si trasferisce nell'attico dell'hotel Bellatrix situato a Roma. I quattro hotel della catena Orione Luxury, portano appunto i nomi delle quattro stelle che formano il quadrilatero della costellazione di Orione. Gli altri si trovano sul Lago di Garda, a Porto Cervo in Sardegna e a Bormio.

Come sempre quando vengo a cena da loro ho indossato qualcosa di abbastanza casual ma non troppo: una camicia nera che tengo leggermente sbottonata in alto, abbinata a un paio di jeans, delle scarpe un po' sportive e tra le mani ho due mazzi di fiori, uno per la signora Mancini e l'altro per la piccola bestiolina bionda.

"Ciao Jason!" mi accoglie Marco con una stretta di mano, poi si sposta per farmi entrare "Non avresti dovuto portare niente, lo sai" mi rimprovera indicando con lo sguardo i fiori.

"Mia mamma mi ha insegnato un sacco di cose sull' educazione e su come si conquistano le donne, quindi mi spiace ma porterò sempre qualcosa."

Quando cito la parte sulle donne scoppia a ridere e mi mette un braccio sulle spalle accompagnandomi verso il resto dell'appartamento.

Siamo arrivati in salotto e vedo Anna seduta sul divano, sotto una copertina e con addosso vestiti lunghi, nonostante il caldo. Mi avvicino sedendomi sul tavolino davanti al divano e le porgo il mazzo di Girasole.

"Caspita, tu si che sai come si conquista una donna" e mi fa un sorriso malizioso. Io scambio uno sguardo d'intesa con Marco che capisce il riferimento al nostro discorso di prima, e mentre ride se ne va facendo un gesto con la mano come a mandarmi a quel paese. Riporto il mio sguardo su Anna e le chiedo come sta.

"Si tira avanti, Jason. La chemio fa sempre tanto male fisico e mentale, a tutti noi. Quella che ne soffre di più è la mia scimmietta" mi guarda sorridendo perché sa che è uno dei soprannomi che uso io per chiamarla. Mi sono accorto che tendo a darle una marea di nomignoli, e a chiamarla con il suo vero nome solo quando sono concentrato, arrabbiato (magari con lei), triste insomma, solo in casi particolari. "Spero solo che questa terapia funzioni per permettermi di vivere ancora qualche anno. Bianca è troppo piccola per perdere la sua mamma."

Abbasso gli occhi sul tappeto cercando di rimandare giù il magone che mi ha preso la gola in questo momento. "A proposito" le dico quando vedo il mazzo di fiori che devo dare a Bianca "dov'è la bestiolina?"

"È chiusa nella sua camera da quasi un' ora" la fisso negli occhi aspettando una spiegazione e così continua "Mi stavo vestendo in bagno dopo aver fatto la doccia, lei è entrata allimprovviso vedendomi quasi nuda e pelata. Non mi aveva mai visto così, magrissima e senza capelli ed è scappata con le lacrime agli occhi" riporta lo sguardo sulle sue mani mentre una lacrima le accarezza una guancia.

Merda. Adesso vorrei solo correre nella sua stanza e abbracciarla forte. Fortissimo.

"Posso provare ad andare da lei, se vuoi. Insomma, non so cosa potrebbe cambiare o se possa funzionare."

"Lo faresti davvero!? Le piaci davvero tanto, ti vuole davvero bene magari ti ascolterà" mi guarda speranzosa con gli occhi spalancati e lucidi.

"Certo Anna!" sorrido "E poi, le ho portato dei fiori rosa, la conquisterò sicuramente" dico facendole un occhiolino. Lei si mette seduta e mi abbraccia credo che nella sua testa mi stia stringendo fortissimo, anche se quello che sento e solamente un tocco leggero che mi avvolge. Non importa, ricambio labbraccio, poi mi alzo e mi dirigo verso la stanza di Bianca.

Sulla sua porta ci sono attaccate, ovviamente, farfalle unicorni e arcobaleni quindi la individuo subito. Non ci sono mai stato nella sua stanza, ma posso tranquillamente immaginarla; pareti rosa, mobili bianchi, cuori e peluche dappertutto.

Busso.

Silenzio

Busso di nuovo.

Silenzio.

"Ehi topolina, sono Jason"

Silenzio

"Ti ho portato dei fiori"

Silenzio

"Sono tutti rosa secondo me li vuoi vedere"

Silenzio

"Ok, te li lascio qui per terra così puoi prenderli più tardi. E vado via"

Silenzio

Dopo aver aspettato qualche secondo sperando che cambiasse idea, mi sto alzando quando sento la chiave che gira nella serratura. Non apre la porta però, allora lo faccio io. Apro lentamente ed altrettanto lentamente entro.

"Spero tu sia vestita principessa, prima di arrivare a questo punto ci vuole almeno un appuntamento e qualche anno in più direi, per lo meno da parte tua, signorina" cerco di sdrammatizzare.

Lei è nel suo letto, sotto un lenzuolo (rosa). Mi avvicino e mi siedo vicino alla montagna.

Silenzio. Non risponde alle mie battute. Merda.

"Ho parlato con Anna, e mi ha raccontato quello che è successo, il motivo per cui sei qui nascosta provo ad andare dritto al punto Non so come tu ti senta in questo momento, ma immagino che ti senta davvero molto spaventata, triste, che ti faccia male il cuore e ti manchi il respiro. Io mi sento così, pensando ad Anna, quindi immagino che quello che senta tu sia cento, mille volte peggio. Lei è la tua mamma. Sai, con me è stata sempre davvero gentile, mi ha aiutato con litaliano, mi ha dato un lavoro, mi ha dato un sacco di abbracci quando ero triste perché mi mancava la mia di mamma, la mia famiglia. Quindi, se penso a quanto sta soffrendo, io mi sento così"

Silenzio

Improvvisamente esce dal lenzuolo e mi si getta al collo scoppiando a piangere. Io sono rimasto immobile con le braccia lungo il mio busto. Non ci eravamo mai abbracciati prima. Non lavevo mai vista piangere, ma solo sorridere. Lei è unesplosione di risate, di smorfie, facce buffe, sguardi storti e ammonitori, sorrisi, luce. Finalmente mi riprendo e le mie braccia si muovono istintivamente. Una le circonda la schiena, laltra va a posarsi sulla sua nuca. Bianca è talmente piccola che la avvolgo quasi tutta.

"Non voglio che muoia, Jason. Ti prego, non farla morire, ti prego! "

Merda. Merda. Merda.

La stringo fortissimo e mentre penso a come fare a spiegarle che io non ci posso fare nulla, e forse neanche i medici, le lacrime cominciano a scorrere velocissime anche sul mio volto.

Anna e Marco si abbracciano fuori dalla stanza, vicino alla porta, dove hanno sentito tutto.

****

"Passiamo al dolce, che ne dite?" propone Anna "Sai Bianca, Jason ti ha preparato la Sacher" nemmeno di fronte alla sua torta preferita riesco a vedere il suo dolcissimo sorriso.

"Mhmm"

Uno scambio di sguardi silenzioso passa tra me, Anna e Marco uno sguardo che ha fatto da protagonista durante tutta la cena dato che Bianca non ha detto neanche una sillaba. Neanche il dolce fa sì che Bianca dica qualcosa. L' unica frase che esce dalla sua bocca la pronuncia dopo il caffè "Io andrei a dormire, sono molto stanca. Grazie per la torta Australia, e per i fiori. Notte." Ha usato il mio soprannome ma il suo sguardo è triste. Tutta una maschera.

"Buonanotte" le rispondo sottovoce, probabilmente non mi ha sentito dato che sta già andando verso la sua camera

"Ho bisogno che tu la protegga" dice Anna interrompendo il mio vortice di pensieri e il mio sguardo, prima fisso sul corridoio dove è sparita Bianca ora attraversa gli occhi tristi e preoccupati di Anna "Quando non ci sarò più intendo..."

"Se..." non la interrompo

"No Jason, quando ormai siamo a questo punto la terapia nel mio caso rimanda, non cancella, quindi quando non ci sarò più, le devi stare accanto, ti prego. Proteggila, raccogli le sue lacrime, la sua rabbia, le sue minacce, il suo dolore. Lei vede in te un punto di riferimento e credimi, credimi, ti vuole un bene che non ho mai visto prima. Per favore, promettimi che avrai sempre un piccolo spazietto nel tuo cuore e nei tuoi pensieri per la mia bambina."

"Non c'è neanche bisogno che tu me lo chieda, Anna. Te lo prometto."

Ti vengo a trovare in un sogno, un giorno di questi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora