Chapter 52 : past

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Anno 1050 d

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Anno 1050 d.C, Regno di Galeo

Erano trascorsi vari anni da quel giorno, da quando Sungchan morì per la seconda volta, sul terreno arido di battaglia.

Con la sua morte e con la morte dell'imperatore, una nuova era nacque all'interno del Regno di Galeo.

I combattenti si riappropriarono di quel luogo malsano, polveroso, desertico, dando inizialmente vita alla pura anarchia, per infine strutturare una nuova società basata sull'aiuto reciproco.

Un momentaneo caos si abbatté sul territorio, cogliendo impreparati gli uomini che ne facevano parte, buttati lì dal diavolo in persona, come una sorta di redenzione, purgatorio, per i reati commessi. Da prima questi abbandonarono ogni iniziativa organizzativa, perché finalmente liberi. Il loro scopo, ossia sopravvivere in quella landa desolata, in cui le loro giornate erano dedite unicamente al dolore, al sangue e all'allenamento, sembrava svanito nel nulla.

Il cibo iniziò a scarseggiare, le continue piogge inondarono il campo di coltivazione. La reggia del vecchio imperatore diventò cupa, un accampamento per i poveri guerrieri che, vedendo la continua tempesta e le loro tende zuppe, decisero di trovare riparo in quella maestosa architettura. Le fiaccole accennavano un leggero fuocherello, tale da illuminare lo spazio.

Questo durò per settimane e settimane, fino a quando Doyoung non decise di imporsi, ristabilendo l'ordine. Il suo intento non era prendere il posto dell'ormai ex regnante, ma solamente trovare un equilibrio per continuare a vivere.

Inutile dire che questo suo primo tentativo creò delle voci di corridoio, dei passaparola tra gli uomini, quando il ragazzo in questione non era nei paraggi. Tutti lo ignorarono, fingendo che non esistesse, quando in verità stavano architettando qualcosa di molto più elaborato e oscuro tra loro.

Una notte, mentre il nostro protagonista Doyoung si era appisolato sulla sua amaca, ricavata con un grande pezzo di stoffa annodato a due colonne marmoree, dieci di questi lo assalirono nel bel mezzo del sonno, soffocando il suo lieve spavento con uno straccio attorno alla sua bocca.

Lo colpirono ripetutamente, infierendogli dolore, come se non ne avesse già subito abbastanza in precedenza.

Il suo corpo abbandonato, quasi senza energie, rimase accovacciato per terra per lunghe ore, fino a quando non riuscì a riprendere conoscenza.

Doyoung, in preda a stati allucinatori, dati dal dolore, dall'agonia e dal limbo in cui la sua vita era in prossimità, abbandonandosi alla morte, vide le fiamme dell'inferno e sentì la voce del Diavolo in persona. Questa rimbombò nella sua mente, nelle sue orecchie, espandendosi in ogni cavità del suo corpo, come se non potesse scappare dal destino.

Eppure quelli non erano semplici visioni, il Diavolo era giunto veramente lì, perché in perenne connessione con il ragazzo.

Per la prima volta dopo qualsiasi fonte storica scritta e tramandata oralmente, il re degli inferi decise di abbandonare la sua terra, tornando in superficie, atterrando in quella landa desolata, alla fine del mondo, dove la crudeltà e la pazzia avevano preso piede.

Condannò i dieci uomini colpevoli di quell'ingiustizia, riportandoli con sé all'inferno, incatenandoli tra loro e facendoli marciare all'infinito, attorno al fuoco intenso.

Impose una società dedita all'organizzazione, spaventando i presenti come solo lui riusciva a fare. Questi urlarono, gridarono allo stremo delle loro energie, davanti al maligno più puro, all'essere più spregevole che esistesse nell'intero universo e infine si inchinarono a lui come dediti discepoli.

Ma poco prima di andarsene, il Diavolo sussurrò all'orecchio sinistro di Doyoung, ricordandogli del loro legame. "Tu sei mio e lo sarai per sempre. Non potrai mai sfuggirmi, perché tu stai compiendo un compito ben preciso e continuerai a servirmi fino alla tua prossima morte".

Dopo quel giorno la pioggia cessò e il sole ritornò più raggiante di prima.

Le streghe del villaggio uscirono dai loro caseggiati, chiudendo gli occhi e inspirando l'aria fresca, ma ancora vulcanica. I loro simboli, appesi attorno al perimetro delle loro abitazioni, le protessero dal maligno e dalle sue azioni. Sapevano che una nuova era sarebbe iniziata di lì a poco e così fu.

L'ex regno di Galeo iniziò a vivere in una momentanea pace, nonostante Doyoung covasse una profonda rabbia interiore, oltre che un rancore acido nei confronti degli altri uomini che abitavano lì con lui. Continuò a passare le sue giornate nella solitudine, fino a quando non decise di abbandonare quel luogo per sempre.

Nessuno lo salutò. Semplicemente, con il sorgere del sole, iniziò il suo viaggio verso nord, andando alla scoperta del mondo. Il suo cammino fu momentaneamente imposto da una scritta, comparsa quella notte tragica, quando il Diavolo gli fece visita.

"A nord si trova un muro alto centinaia di metri, oltrepassalo. La tua missione è appena iniziata"

La scrittura, composta interamente da cenere e da pezzi di pergamena arsi, comparì dal nulla, come pura manifestazione del pensiero.

Così cinque anni dopo Doyoung partì, incamminandosi verso le terre aride distanti dal regno, fino ad arrivare in un luogo completamente inabitato, senza alcuna traccia di esseri umani o di impronte di animali. Nessuno viveva tra quelle valli, perché a nessuno sarebbe venuta l'idea di edificare in quelle zolle desertiche.

Dopo un giorno e una notte iniziò ad intravedere qualcosa, oltre lo strato di calore ondeggiante poco distante dal suolo. Un rettangolo nero comparì in modo sempre più evidente davanti al suo sguardo, fino a quando non si palesò in tutta la sua interezza e Doyoung finì con l'osservarlo attentamente, scrutando la sua superficie ruvida e pietrosa, rimanendo con il naso all'insù per svariati minuti.

Accanto ad esso, a una distanza quasi simmetrica da dove si trovava lui, una torre dell'esatta altezza della muraglia, spiccò leggermente oltre il cielo azzurro. Si trattava di torri d'avvistamento, torri che nella sua vita passata aveva visto in più di un'occasione.

Così decise di camminare lungo tutto il tracciato, raggiungendo quella più vicina a lui. Si trattava di altrettanti chilometri, ma fortunatamente, dopo circa due ore, riuscì a raggiungerla, vedendola con sempre più chiarezza.

Due persone, armate con spade affilate, lo accolsero. Non gli chiesero alcun ché, sapevano provenisse dall'ex regno di Galeo, perché nessun altro essere umano non poteva che provenire da lì, data la fine della penisola.

Questi iniziarono a spingere la grossa porta in legno, aprendo un varco tra le mura e mostrandogli un mondo completamente diverso da quello che aveva vissuto precedentemente. E infine lo accompagnarono dall'altra parte, per poi scomparire chiudendogli la porta alle spalle, tirandola con tutta la forza che avevano in corpo.

Ormai erano anni che non praticavano quell'usanza. Prima di lui, duecento anni prima, solamente un uomo arrivò lì, ma questo lo affronteremo in un altro capitolo miei cari lettori. Tenetelo a mente.

Un bosco rigoglioso apparì davanti a lui, come se si fosse materializzato dal nulla. E solamente con quella visione, Doyoung capì che la sua missione era da poco iniziata.

 E solamente con quella visione, Doyoung capì che la sua missione era da poco iniziata

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