Chapter 102

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Il vento soffiava attraverso le foglie dei rami che, quasi tracciando traiettorie nel cielo, finirono per produrre una sinfonia melodica e quasi rilassante

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Il vento soffiava attraverso le foglie dei rami che, quasi tracciando traiettorie nel cielo, finirono per produrre una sinfonia melodica e quasi rilassante.

Doyoung e Althea avevano attraversato tutto l'altopiano di Eco, spingendosi sempre più verso sud, perdendosi nel labirinto naturale delle rocce e dei boschi.

La vegetazione incolta, con erba alta che raggiungeva i loro fianchi, facendo il solletico alla loro pelle, quasi li inghiottì lì in quella porzione di mondo.

Althea poteva sentire l'acqua scorrere, sempre più forte, come se di lì a poco potesse assalirla e trasportarla a valle.

Ancora non sapevano a che cosa stavano andando incontro, ma l'essere insieme li rendeva indistruttibili. Avrebbero potuto attraversare un deserto, nella piena siccità e ne sarebbero usciti indenni. Avrebbero potuto scalare montagne così alte e pericolose per qualsiasi essere umano, eppure loro ce l'avrebbero comunque fatta. Il dolore e l'amore, mischiati insieme, trasformò la loro pelle in una corazza resistente e difficile da scalfire.

Doyoung, ancora perso in pensieri e nel vuoto che tale ritorno alla vita gli causò, svariati giorni prima, quasi non si accorse del terreno che iniziò a franare sotto i suoi piedi.

Alcuni sassolini precipitarono giù nella radura boschiva, svanendo nel nulla. La punta delle sue scarpe si impigliò ad alcune radici di alberi secolari, sopravvissuti in quella zona impervia.

Althea lo prese per un braccio e lo attirò a sé, allarmata da una sua probabile caduta. Ma questo, dopotutto, fu un gesto inconscio, un bisogno incessante di sentire nuovamente il suo corpo sulla sua pelle, nelle sue braccia, nelle sue gambe. Il suo fiato sul collo, poi giù, fino al suo petto. Perse qualche battito e forse anche Doyoung, poi si guardarono e ricominciarono a camminare, prendendosi per mano.

Quel pomeriggio riuscirono a trovare la fonte acquosa, lì nelle vicinanze. Era una piccola cascata, immersa nel verde, murata da pareti di rami e foglie, di arbusti perenni, il nocciolo del labirinto del loro amore.

Althea era così felice che decise di togliersi tutti i suoi vestiti, abbandonando la spada sulla riva, ai piedi del suo amato. Si tolse i pantaloni stretti in pelle, il corpetto, la tunica bianca che avvolgeva il suo corpo e infine la sottoveste.

Era da tanto che non faceva un bagno e quello era il luogo perfetto.

Fece attenzione, entrando nell'acqua, tastando delicatamente il suolo sabbioso e composto da piccoli sassolini e mano a mano che avanzava, i suoi capelli biondi e lunghi si dispersero nel laghetto, oltre la sua schiena.

Doyoung la osservò, poi prese un respiro profondo. Si tolse le calzature, poi si slacciò i pantaloni, togliendo la sua cintura in cuoio.

Althea si girò, sentendo quei rumori e quasi inerme rimase a guardarlo, con gli occhi fermi e fissi sui suoi. Deglutì a fatica, mentre il suo petto iniziò ad ardere di passione, per la voglia di riaverlo sul suo corpo, di sentirlo nuovamente dentro di sé.

Il ragazzo si sbottonò la camicia bianca e larga, facendola ricadere oltre le sue spalle, fino a terra. Il suo petto divenne nudo, mostrando il suo pallore, esponendolo ai raggi caldi del sole.

Poi con un gesto rapido si tolse i pantaloni e infine i pantaloncini in lino che coprivano la sua intimità.

Rimase fermo immobile, mentre il suo sguardo continuò a combaciare con quello di Althea. Poi entrò anche lui in acqua, tendendo le braccia sulla sua superficie, fluttuando come se fosse una semplice piuma depositata su di essa.

Andò verso di lei e la prima cosa che fece, ad alcuni centimetri dal suo viso, fu spostarle alcuni ciuffi dalle sue labbra, per poterla baciare finalmente, lì al centro del lago.

Le sue mani scivolarono sulle sue spalle, poi sulla sua schiena. Tutto il dolore sembrava essere passato, solo cenere fugace che spariva ormai invisibile nell'aria.







Althea girò il corpo di Doyoung, tanto che la sua pelle catturò tutta la sabbia della riva. Lì, dove l'acqua poteva toccare di tanto in tanto le loro gambe, rinfrescandoli dall'ardore.

Eppure lui si aiutò con i gomiti, tirandosi lievemente su, quasi per mettersi a sedere, tutto questo solo per baciarla, ancora.

La ragazza accarezzò il suo petto, non facendo caso alla moltitudine di cicatrici su di esso. Si spostò i capelli umidi con un braccio, perché quasi incollati alla sua schiena bagnata.

<< Sei mio Doyoung >> gli disse a poca distanza dalle sue labbra, poi incrociò nuovamente le sue iridi scure, le stesse che l'avevano fatta innamorare alcuni anni prima.

Lo osservò, con il viso rilassato e con i capelli neri che ricadevano sulla sua fronte, leggermente sporchi di sabbia sulle punte.

Si sarebbe aspettata una risposta, forse sì, o forse no, ormai conosceva bene Doyoung, le parole per lui non contavano.

Infatti, dopo quel breve momento, la prese per i fianchi e si mise sopra di lei, trascinandola più a contatto con l'acqua. Si inserì tra le sue gambe e posizionò il suo viso nell'incavo del suo collo, respirando il suo profumo, sentendo il suo battito accelerato.

Finirono per fare l'amore, lì, indisturbati, in quel paradiso sceso su una terra fatta di malvagità e terrore, mentre il loro destino non era ancora finito e molti eventi dovevano ancora accadere.

Eppure a loro non importava più niente. Per un pomeriggio potevano cancellare ogni ricordo, ogni scopo della loro vita, persino quanto avevano vissuto fino a quel momento.

Avrebbero potuto continuare a vivere lì, in quel paradiso, eppure se avessero scelto questo non si sarebbero più chiamati Althea e Doyoung. Non potevano tradire la loro natura.

Quella sera appiccarono un fuocherello per riscaldarsi e dormire serenamente, abbracciati sotto una coperta leggera, consapevoli che il giorno seguente sarebbero ripartiti, verso una meta a loro ancora ignota.

Precisamente ventiquattro ore dopo avrebbero scoperto la torre, la custode dell'anima. Una struttura in cui nessuno aveva ancora messo piede, non un semplice umano, forse solo una forma divina.

Lì avrebbero risposto a molte delle loro domande. Lì l'inferno sarebbe sceso nuovamente sulla terra.




E quella notte Doyoung ricevette un messaggio da parte di Arthur in sogno. Un messaggio che si tenne per sé, che forse lo avrebbe aiutato a prendere una decisione.

 Un messaggio che si tenne per sé, che forse lo avrebbe aiutato a prendere una decisione

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Exile | Kim DoyoungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora