interlude

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Un mondo sotto agli occhi, oscuro, buio come la cenere

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Un mondo sotto agli occhi, oscuro, buio come la cenere. Doyoung si trovava da solo, nell'oscurità più totale, eppure non vacillò. Restò fermo immobile, aspettando di capire cosa stesse succedendo. Non riusciva a vedere neppure il suo corpo, eppure era lì, i suoi piedi erano piantati a terra.

I suoi occhi, sotto le palpebre, iniziarono a muoversi, indicando il pieno sogno che di lì a poco sarebbe iniziato.

E con esso, una vampata di fiamme iniziò a propagarsi in quello spazio quasi infinito, dove la solitudine era permeata.

Poi la sua voce, riuscì a sentirla, quasi da frantumargli i timpani, quasi da stringergli il collo e privargli del fiato. Si sentì soffocare, ma nessuna mano lo stava stringendo, sembrava il solo lì in quell'universo tenebroso.

Il calore del fuoco gli bruciò quasi la pelle, da quanto fosse violento. Cercò di pararsi gli occhi, ma improvvisamente il suo corpo si paralizzò. Non era più in grado di muoversi, solo di osservare davanti a sé quanto si stava compiendo.

E la sua voce continuò imperterrita. Ormai l'aveva in pugno, l'aveva sempre avuto in pugno. Gli stritolò lo stomaco, con il suo tono atroce e le sue parole amare. Un tuffo al cuore e Doyoung si sentì quasi scivolare in un mare nero notturno. Le onde lo avrebbero sopraffatto, solo in quel mondo vulnerabile, dove mai avrebbe potuto agire e annientarlo.

<< Mio caro Doyoung, sembra che tu alla vita non ci tenga affatto, nonostante tu sia riuscito a sopravvivere svariate volte >>

Poi un respiro profondo e tornò a parlare, sputando sangue, soffiando fuoco.

<< Ed eccoti qui a Resistentia, ancora una volta, dopo i miei svariati ultimatum >>

Doyoung provò a dire qualcosa, mugugnando, sforzando la voce, eppure non ci riuscì. Pianse dentro di sé, lacrime amare che ben presto iniziarono a scorrere nei torrenti sotto la sua pelle.

<< Questo non era il tuo compito, stare appresso a una donzella solamente per il puro piacere corporeo. Caro Doyoung, tu non avrai mai sentimenti, pensavo te lo fossi messo in testa e che ti fossi messo in pace il cuore, ma forse mi sbagliavo >>

E un brivido freddo iniziò ad accarezzargli la schiena, facendolo rabbrividire.

<< Allontanati da Althea, finché sei in tempo, oppure ci saranno ripercussioni serie. Rimettiti sulla buona strada e finisci il tuo lavoro o il tuo cuore verrà spezzato per sempre. Il dolore dato dalla perdita di un amore è il più atroce sulla terra, posso garantirtelo. Io ne so abbastanza in quanto re degli inferi, non credi? >>

Doyoung provò a stringere gli occhi, per scacciare tale incubo, ma le sue palpebre rimasero aperte, spalancate.

<< Non metterti contro di me, sai cosa sono in grado di fare. Non sfidarmi. Stai buono e a bada. La morte non è mai stata così vicina >>

E poi sparì, tutto sparì. Doyoung venne catapultato in un altro mondo, navigando in un flusso, un turbinio simile a un uragano violento. Il suo corpo continuò a roteare su se stesso, fino a quando non riuscì ad aprire nuovamente gli occhi.

La sua testa era appoggiata su un soffice cuscino, mentre un tocco risvegliò la sensibilità della sua spalla. Quasi d'istinto si allontanò improvvisamente, discostandosi e mettendosi a sedere.

Il suo petto stava per scoppiare, dati i battiti accelerati. Persino il suo fiato si era accorciato repentinamente, tanto da causargli una fitta alla base del petto.

<< Doyoung >> questa però era una voce soave, bassa e quasi assonnata.

Il ragazzo si trovò nuovamente al buio, ma nonostante questo riuscì a scorgere la sua figura attraverso il riflesso bianco della luna.

<< Doyoung, stai bene? Hai fatto un incubo? >> questa volta la voce apparì molto più preoccupata.

Si avvicinò a lui e gli toccò nuovamente una spalla, questo forse l'avrebbe fatto calmare.

<< Hey... Sono qui... Vieni... >>

Doyoung avrebbe voluto urlare di dolore ma non ci riuscì, così provò a deglutirlo, ad ingerirlo ancora una volta. Forse si sarebbe tramutato in un masso freddo gelido e tagliente, se avesse continuato a mandare giù così tanto dolore crudo e amaro, eppure per lei l'avrebbe fatto centinaia e centinaia di volte.

Così si lasciò andare e cercò di allentare i muscoli tesi, avvicinandosi al suo corpo, accettando il suo calore.

<< È tutto passato... Cerca di rilassarti >> e lo attirò tra le sue braccia, cullandolo dolcemente, riportandolo sul materasso sottostante.

E lui non pronunciò alcuna parola. Restò zitto in silenzio, forse si dimenticò persino di possedere una lingua e di conoscere il suo linguaggio.

Tornò sotto le coperte e si strinse nel suo corpo, posando la nuca sul suo petto, sentendo nuovamente il suo profumo. Solo così capì che era tornato a casa e che non era più in quel mondo sperduto fatto di terrore.

Che fosse un altro preavviso da parte del Diavolo? Che cosa avrebbe potuto fare per allontanarlo per sempre? C'era davvero una via di fuga? E se l'unica via di fuga era tornare a mietere vittime su vittime, abbandonando l'amore di Althea? Non l'avrebbe mai fatto, no. L'unica cosa che poteva fare era combattere, ancora una volta, forse l'ultima.

 L'unica cosa che poteva fare era combattere, ancora una volta, forse l'ultima

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