Più ne parlavo con Giulio, più iniziavo a provare un profondo risentimento per un ragazzo che non solo non mi conosceva affatto, ma che soprattutto non voleva farlo. Lui credeva più alle voci che alle mie parole, più alle facce che al suo sentimento. Dopo un breve periodo smisi di parlarne anche con Giulio. Rifiutavo di affrontare il discorso e ogni tanto lo incrociavo ma cercavo di non salutarlo. Mi dava fastidio anche sentire il nome soltanto. Provai il sentimento dell'abbandono, e soprattutto detestavo me stessa per aver provato qualcosa per lui. Era un codardo. Un ragazzo superficiale con mille paure. Gli occhi di un colore insipido, piccoli, si riuscivano a stento a vedere. E poi quella pelle così chiara più bianca dei denti. È incredibile come il sentimento sia deperito dentro di me così rapidamente. Non riuscivo più a vederlo in maniera sincera come prima.'

Mi appoggiai alla parete e incrociai le braccia guardandola seriamente. La domanda mi sorse spontanea.

'E a quel punto cos'hai fatto?'

'Mi sono vendicata' rispose sorridente.

Non potei fare a meno di ridere, il suo essere cosìinfantile mi divertiva. Io non riuscivo a capire come la morte sia potutascaturire da un semplice bacio. Non si muore per un semplice bacio. Non sapevodove volesse arrivare con quel racconto ma ciò che mi pareva particolarmentestrano era il fatto che sembrava un racconto di bambini. L'ambiguità in leirisiedeva nel fatto che tutto era grave di ciò che faceva, eppure allo stessotempo non lo era. Se si guardava la vicenda dall'esterno sembrava una telagrigia avvolta da una nebbia fitta che nascondeva pennellate nere e rosse,lasciando intravedere azioni crudeli, ma avvicinandosi, man mano che la nebbiadiradava, si rimaneva sconcertati dinanzi una tela totalmente bianca. Era unamagnifica illusione. Non avevo mai visto nulla di simile prima d'ora. Questiragazzi cosa avevano fatto in fondo? Una cosa era certa, erano tutti e tremolto immaturi. Mina che tanto amava fare la donna, aveva in verità come Giulioe Davide le caratteristiche dei dodicenni, i quali provano e sentono tutto congrande intensità e quindi tutto appare loro come la fine del mondo. Pensandoci,loro tre, mi ricordavano proprio l'estate dei miei dieci anni. Mi ero infatuatodi quella che Nabokov avrebbe definito senz' altro una ninfetta. Una bambina della mia età dai capelli castano chiaro egli occhi dello stesso colore. Era perfida con le altre bambine e diceva chegli piacevo. Le chiesi in maniera piuttosto imbranata se voleva fidanzarsi conme e lei come gesto di assenso mi baciò la guancia. Un'ora dopo, mentre giravonel parco con la bicicletta, mi parve di scorgere la sua figura. 

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