Omissione

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Io annuii, ma non risposi nulla e lui mi chiese se volevo fare un giro in canoa con lui, dato che era rimasto solo. Così mi tuffai, feci qualche bracciata e salii sulla canoa. Fu una scelta che presi con impulso e che sconvolse me in primis per la velocità con la quale abbassai la guardia senza ricorrere ad un minimo di buon senso. Non era un tipo che parlava molto, anzi non parlava affatto. Aveva i capelli scuri tagliati corti e delle spalle larghe e abbronzate. Il viso era bruciato dal sole, e le sopracciglia folte e scure perennemente corrucciate come se lo turbasse qualcosa. Gli occhi inizialmente curiosi nei miei confronti mutarono rapidamente come se si fossero immediatamente abituati al corpo estraneo presente intorno a lui. Non appena ero salita sulla canoa di quello sconosciuto fui pervasa da una sensazione di profonda calma, avvertivo la sua serenità. I suoi movimenti lenti nel procedere contro la corrente, con le onde che di tanto in tanto sbattevano contro la punta, mi fecero cadere in uno stato quasi ipnotico. Il calore del sole, non abbastanza caldo per infastidirmi e per spingermi a tuffarmi di nuovo, e la freschezza dell'acqua primaverile, m'intorpidirono. Credevo che muovendomi anche minimamente avrei rovinato tutto, e così facevo attenzione a non spostarmi. Lui ad un certo punto si fermò, e appoggiando la pagaia sul proprio grembo, alzò la testa verso il sole proprio come se non ci fossi. Io intanto lo fissavo sgomenta, perché iniziavo lentamente a constatare che ero intrappolata a largo su una canoa con un completo sconosciuto.

"Tranquilla, ora ti riaccompagno"

"Non ho detto niente"

"I tuoi pensieri fanno un casino terribile, ti prego rilassati, mi stai innervosendo."

Lo disse con un tono neutro che mi diede i brividi. Dopo qualche minuto riuscii a calmare la mia ansia. Questo è quello che succede alle ragazze appena si concedono il lusso di essere vulnerabili. Finiscono in situazioni surreali dalle quali non possono uscire. Lui mi aveva preso in un momento intimo e portandomi a largo aveva inconsciamente asserito il potere su di me, un potere dal quale non potevo più fuggire.'

Mina sospirò a fondo e guardò in direzione della porta come se temesse di essere vista da qualcuno. Feci anche io lo stesso per riflesso.

'Mi riportò a riva e io mi arrampicai sugli scogli. Lui legò la canoa ad un tronco e mi seguì. I miei piedi bagnati si sporcarono subito appena toccai il terreno e lui si mise a ridere.'

La interruppi.

'Ne eri attratta?'

'Certo. Ci guardammo dritti negli occhi e l'ultima cosa che vidi prima di essere soggiogata dalle sue labbra furono due enormi, animaleschi occhi neri. Neri come i miei. Due tizzoni ardenti.'

Iniziai ad intuire dove voleva arrivare con quella storia. Le differenze, le somiglianze. Uno sconosciuto le chiede di salire sulla canoa e lei lo fa, per solitudine forse, o perché ne è subito attratta, e sente che questo sconosciuto le è simile. Ma in che modo lo è? Mentre parlava non riuscivo a fare a meno di pensare a quanto quella ragazza fosse, in un certo senso, sprecata. Era intelligente e tutte le energie che aveva fino ad allora riposto nell'amore, le avrebbe potute riporre altrove, in un ambito di ricerca della psicologia umana o dei comportamenti sociali dato che ne era così incuriosita, ma aveva invece preferito restare in quel piccolo mondo e lasciarsi prosciugare. Lei che tanto si predicava al di sopra degli altri, non era riuscita a restare insensibile dinanzi la fascinazione maschile. E più lei veniva relegata nell'ambito amoroso come ci si aspetta da una ragazza comune, e più lei andava trasformandosi in questa creatura mostruosa, ibrida capace di tutto. Più la si allontanava dalla sua delicata sensibilità e non si riusciva ad afferrare la sua interiorità, più lei si adirava e diveniva pericolosa.