Mina sollevò lo sguardo. Parve rifletterci su, poi rispose poco convinta:

'No'

'Mina...Mina, cosa ti ferma? L'hai visto, lo so. Te lo leggo negli occhi'

Lei scosse la testa disperata.

Mi avvicinai, qualche lacrima le rigò il viso, le presi il viso tra le mani e la implorai, ma lei non intendeva parlare.

'Lo conosci?' le chiesi stupito d'un tratto. Certo chelo conosceva, ero stato uno stolto, doveva esserle anche molto vicino. La suareazione parlava chiaro. Quella storia era diventata un incubo febbrile comequelli che emergevano dal suo inconscio nella notte, e riuscivo quasi a sentirei tentacoli nell'ombra che si avviluppavano attorno alla mia mente debole emalferma. Avevo abbassato la guardia un momento e ciò era bastato per lasciarmiinghiottire dal buio. Ora con più lucidità posso giudicare l'effetto che leisortiva su di me in maniera molto più lineare e posso addirittura provare adescriverlo in quanto assomigliava terribilmente al racconto passato di una miacollega all'università. Io, allora ancora fanciullo, sedevo in aula semprevicino ad una ragazza dal viso tondo e simpatico che non conoscevo e chetuttavia appariva socievole e perbene. Dopo appena qualche giorno iniziammo aparlarci e divenimmo presto buoni amici. Alisha era indiana e aveva degli occhidecisamente troppo grandi per la misura delle sue orbite oculari, la bocca scuraminuscola in proporzione al viso come quella di un piccolo pesce, e dei capellineri e lunghi. Nonostante non la reputassi particolarmente arguta eacculturata, aveva una risata facile e contagiosa che metteva tanta allegria, ela sua compagnia era un vero piacere finché non iniziava a snocciolare aneddotilunghi e inutilmente dettagliati che non sempre comprendevo. Uno di questipenso di capirlo a fondo solo ora che ho provato lo stesso anche io. Alishafrequentava un corso di politica internazionale e un giorno mi disse che lì c'eraquesta ragazza apparentemente innocua che ad ogni progetto di gruppo, nelmomento in cui avanzava una propria tesi, quest'ultima veniva accoltafavorevolmente e portata avanti. Finché, in uno dei progetti, la ragazza inquestione si trovò male, non si sentì ascoltata e si auto-escluse. Gli altricomponenti del gruppo si mostrarono indifferenti e lei si lamentò del mancatoascolto con un altro individuo femminile del gruppo. Un anello debole, che comelei si sentiva non considerata quanto avrebbe voluto, che teneva molto amandare avanti le proprie idee e che chiameremo per comodità Y. Il soggetto inquestione però, X, al posto di riprovare ad inserirsi, e di tentare con undialogo formativo a farsi ascoltare, ne resta fuori e guarda dall'esterno itentativi fallimentari dei colleghi di costruire un progetto vincente. Y invitail gruppo intero a riunirsi qualche ora prima della presentazione e rende notoa tutti che se il gruppo al completo non avesse aderito all'incontro, lei non avrebbepresenziato nemmeno alla presentazione. X non risponde ai solleciti, e Y non sipresenta. Ma fuori l'aula, poche ore prima dell'esposizione, ecco che giunge Xche spiega ciò che non funziona nel progetto, e noncurante dell'assenza di Y, avanzarisoluta la propria idea che questa volta viene accolta all'ultimo e moltoapprezzata. L'esposizione è un successo ma Y venendo a sapere tutto, si sentetradita e si sfoga con Alisha. A questo punto Alisha fu sincera con me e mispiegò che era profondamente d'accordo con Y e che iniziava a vedere X sottouna nuova luce. Il visino innocente e docile non erano altro che uno strumentoche lei aveva imparato ad usare con astuzia. Alisha in quel caso fu colpita dalmodo in cui non era esattamente chiaro se X avesse fatto un torto all'amica omeno, perché in verità aveva salvato il gruppo da un insuccesso, eppure lei erarimasta turbata da quella situazione perché non riusciva a venirne a capo conchiarezza. In generale, non aveva avuto modo di parlare con la ragazza inquestione perché erano sempre sedute in due lati opposti dell'aula, eppurel'amica che ripetutamente si lamentava del torto ingiustamente subito, l'avevaportata a formulare un'idea su di lei che desiderava confermare. La confermagiunse dopo qualche settimana sull'autobus di ritorno a casa. Se l'eraritrovata di fronte all'improvviso, e l'aveva invitata a sedersi nel postolibero affianco a lei. Dapprima imbarazzata e poi spinta da una visibilecuriosità, Alisha pian piano intavolò una conversazione per cercare diconoscerla meglio. 

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