Riprese: 'Ci eravamo incontrati in una fase della vita alla fine. Tutto qui. Una delle tante fasi che si desidera cancellare quando per un minuto ci si guarda indietro. L'anomalia del tempo risiede proprio in questo, nel fatto che la conoscenza di alcune persone è dovuta a ciò che si è in quel determinato momento, un periodo di transizione delicato, che lascia agli sconosciuti un'impressione di sé indelebile ma fallace, perché temporanea. Per questo motivo si desidera qualcuno che resti affianco nel tempo, qualcuno che abbia visto tutto dell'altro dal principio e che quindi si astenga da ogni giudizio o pensiero, che semplicemente lo accetti e gli voglia bene, soprattutto nelle transizioni. Paola, ad esempio, conosce tutto di me, e le macchie sul mio cuore le vede ma ormai non le nota più. Ogni mia azione è per lei un'azione da condividere insieme nel bene e nel male. Marco invece mi aveva conosciuta durante una delle mie transizioni, e io ero lì e mi chiedevo proprio questo: Che ricordo ha questo ragazzo di me? Dentro di me però ricordavo tutto molto bene, e per questo motivo quella sera tentavo di dargli una nuova impressione, per avvicinarlo, per scoprire quello che tanto desideravo sapere. Il primo a capitolare tra noi due, fui io: Lo nominai e lo rimpiansi immediatamente. "Davide lo hai più sentito?"

Non appena mi voltai verso di lui colsi subito un guizzo sul suo viso, ne restò la traccia negli occhi anche se lui tentò subito di reprimerlo e cancellarlo immediatamente da sé. Sembrava soddisfatto che gliel'avessi chiesto. Disse: "No, lo sto sentendo poco". Naturalmente questo non era vero. Giacché non si dilungò, ero impossibilitata a porre ulteriori domande, così mi allontanai e iniziai a parlare con Paola. Ma non furono che attimi quelli che mi divisero da un incontro infausto al quale ero evidentemente destinata quella sera dal principio.'

Anche qui non poté fare a meno di esprimere quelle parole con un tono sarcastico.

'Paola mi lanciò uno sguardo ambiguo. Sgranò gli occhi e con un cenno m'invitò a seguire la direzione del suo sguardo. Davide era lì, stavolta di proposito. Ci aveva raggiunto e mi ignorava. Dalla mia posizione riuscivo a vederlo sott'occhio. Era appoggiato al muro e aveva iniziato a parlare con Marco. Protetta dalle sue braccia, quella ragazza. Io stetti al gioco: ignorai del tutto la sua presenza. Partecipai in maniera animata alla conversazione con delle ragazze e intanto mi chiedevo cosa stesse accadendo. Era assai curioso, sai, il fatto che lui fosse venuto di proposito a parlare con Marco era strano; un gesto probabilmente dettato dalla sua impulsività o ancora, dal fatto che lei desiderava una dimostrazione da parte sua, e lui aveva accettato di buon grado per evitare sospetti, o per evitare discussioni. Il ché voleva dire che lei sapeva.'

La guardai interrogativo.

Sulle sue labbra si palesò la curva di un sorriso cattivo.

'Sapeva di me'.

'Credi sapesse tutto?'

'Non tutto no. Le cose che si dicono un po' a tutte, no? Il genere di cose che le fidanzate gelose chiedono all'inizio della relazione e da cui gli uomini non possono esimersi e devono per forza mentire. Lui non era il tipo di uomo che entrava in una relazione senza sentimento o con intenzioni cattive. Lui aveva iniziato a frequentarla per una serie di motivi sociali che la rendevano consona e adatta al suo stile di vita. Uno come lui non inizia un rapporto con una bugia, bensì con la sincerità. E cosa uccide più della sincerità? Una piccola omissione.'

'L'unico modo per far andare avanti una relazione è essere sincero con chi hai di fronte'

Mina rise e iniziò a giocare con una penna facendola roteare tra le sue dita.

'Oh se sei totalmente inesperto di sicuro... è da sciocchi fare una cosa del genere. Non bisogna dirsi tutto, poi il mistero svanisce.'

'Avrebbe dovuto nascondere la frequentazione con te?'

'Se davvero non aveva avuto alcuna importanza stare con me, allora perché citarmi? Perché turbare una persona che ami per qualcosa che per te non era stata rilevante?'

'Per avere la coscienza pulita' indovinai.

Mina si sollevò di scatto, si sporse verso di me e mi guardò dritta negli occhi: 'Per rendere il problema, un problema di entrambi. Lui si voleva lavare la coscienza ma è stata lei a pulirgliela. Un bell'atto d'amore, no?'

'Di cosa era stata messa a conoscenza lei?'

'Non so...Le avrà detto le solite cose a metà suppongo, come "L'ho incontrata ma non ero innamorato, non mi fidavo, non mi piaceva più di tanto. Non siamo nemmeno stati insieme. Era solo attrazione, nulla più". Le solite cose Nico. Quelle che si dicono per creare uno scontro tra una donna e un'altra.'

Fece una pausa.

'Questa è la cosa che più mi sorprende della società in cui viviamo. Che noi ci sentiamo inferiori o superiori ad una o all'altra donna in relazione alle scelte che fa questo o l'altro uomo di averci al loro fianco. Noi valutiamo le persone che ci mettiamo vicino, gli uomini nella maggior parte dei casi no. Non badano a certe cose. Vedono una ragazza carina che gioca a stuzzicarli? La prendono, la frequentano per un po', capiscono di non provare nulla e se ne vanno. E vedi dunque che non c'è posto per un'anima come quella femminile, non ci si può aspettare di essere comprese. Semplicemente non si può. Si è sempre seconde a qualche infatuazione giovanile. Provai pena per lei, perché io quella sofferenza l'avevo vissuta. L'abbiamo vissuta tutti. Solo che quella volta io ero arrivata prima. Avevo vinto.'

'Ti era già successo in passato? Di arrivare prima?' Cercavo di assecondare i suoi pensieri tentando di sembrarle credibile.

'Sì, nei sentimenti. Ma con una "tabula rasa" mai. Corpo e anima intatta. Un vero e proprio miracolo. Un uomo così non mi era capitato mai.'

'Eravate andati avanti entrambi quindi. Tu frequentavi un ragazzo e lui una ragazza.'

'Già...io Andrea, e lui Teresa' disse lei abbassando lo sguardo e fissando il parquet.

'L'hai ucciso tu?'

Gli occhi scattarono subito su di me: 'Il destino è una donna che prima o poi ti raggiunge e...'

La incalzai 'L'hai ucciso tu?'

'L'ho ucciso io, l'ha ucciso lei, si è ucciso da solo. Che importa? Lui ha scelto. Lui è sempre stato un fatalista. Anche non scegliere è una scelta.'

'Ha scelto lei.'

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