C'era qualcosa di deplorevole nel modo in cui lui non le aveva ceduto, qualcosa di così superficiale che lo rendeva ai miei occhi del tutto odioso. Per me era del tutto incomprensibile come avesse fatto lei ad accendersi per lui. Sì, lei si era accesa, era venuta al mondo. Eppure, nonostante i miei dubbi sul sentimento di lui, nel tempo ho cambiato idea, perché ho capito che il desiderio di lui era presente proprio nel suo scrupolo, nel suo tentennare, nella sua paura, nel suo disperato tentativo di odiarla pur di non amarla.

Era così raro vedere due persone animate da quel sentimento nella stessa ed identica misura. In quel vortice infinito e confuso, dovevano aver saputo ad un certo punto, tra i tanti sbagli, che andavano incontro al destino tipico dei folli in amore, di quelli ignari che ne cadono malati all'improvviso e non sanno cos'è, né il male che fa.

Fu il modo in cui me lo raccontò a farmi capire che l'aveva ferita. I fatti li aveva sfiorati appena e ne aveva parlato in maniera così distaccata che era chiaro che al di sotto di quella superficie si celava una profonda amarezza. Ora non doveva bruciare più come allora, ma un tempo da infatuata, doveva averlo odiato molto. E quell'odio, pensai, l'aveva portata a vendicarsi.

Lei su quel divano mi sembrava così stanca di séstessa e della vita, che per un momento nello sguardo le lessi un'età avanzatache non aveva. Quando Mina la si guardava negli occhi, si notava dapprima unfuoco che ardeva costante dentro di sé e l'animava tutta. Di fatti mi sonoscoperto più volte a pensare a lei da morta e che spreco sarebbe stato per glialtri vederla così. Se fosse morta non avrei permesso a nessuno di vederla,perché non sarebbe stato giusto. Era un ardore il suo quasi inafferrabile;c'era un'eccitazione per la vita, per ogni sfumatura, e allo stesso tempo undolore, un'angoscia alla quale lei non si risparmiava. Il dolore che mi avrebbeprovocato vedere quel corpo senza la luce dei suoi occhi a farlo brillare miavrebbe distrutto e mi avrebbe portato a chiudermi in un ripostiglio senza lucee ad ingoiare la chiave. E poi davanti quella fiamma ben visibile, c'era unvelo sottile che gravava sulla sua cornea frizzante con una pesantezzapericolosa che la maggior parte delle persone non notava. Quel velo dovevaavercelo messo qualcuno, poteva anche avercelo messo lei per difendersi dallavisione di qualcosa di orribile. Impassibile, si lasciava scrutare da me e ionon pensavo ad altro che al momento in cui si era messa a piangere. Iniziava anascere un sospetto dentro di me, che forse la storia non era confinata aDavide e a Giulio soltanto, forse c'era qualcos'altro al di fuori di quellestorie; un demone che lei aveva seppellito tutto intero con cura, senza peròincenerirlo e liberarsene davvero, e ora iniziava a giungerle alle narici ilcattivo odore della putrefazione. 

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