Mina riuscì a sopportare per poco quel comportamento puerile e dopo aver notato che lui non gli rivolgeva neppure la parola, si congedò educatamente con la madre e disse che l'avrebbe raggiunta in chiesa l'indomani. Si affrettò verso l'uscita e aprendosi la porta da sola scese le scale di corsa. Davide intanto, sentendo di dover chiarire alcune cose, con la scusa di aver trovato un oggetto che le apparteneva e che lei aveva sbadatamente dimenticato in casa, scese anche lui di corsa per raggiungerla. Lei appoggiata al muro, col vento forte che la infastidiva e le portava tutti i capelli davanti al viso gli riservò uno sguardo obliquo.
'Non mi hai nemmeno chiesto come sto' asserì lei poco dopo con calma.
'Nemmeno tu'
'Se tu mi avessi rivolto la parola, ti avrei senz'altro posto la domanda.' Si prese una pausa, poi riprese: 'Tu pensi che sia colpa mia non è vero?'
Davide non rispose, abbassò lo sguardo.
'Tu pensi che la morte di Giulio non abbia sconvolto anche me. E ora hai intenzione di trattarmi come un'estranea. Ti sembra un comportamento normale?'
Davide si mise le mani nei jeans, e trasse un sospiro profondo: 'Nulla è normale di quello che sta accadendo. Siamo rimasti incastrati, lo capisci? Tu non senti addosso la colpa perché sei fatta così. Nulla di ciò che accade dipende da te e accade tutto per caso. Devi smetterla di fare così. è ciò che mi fa paura di te. Devi prenderti le tue responsabilità. Giulio è morto forse perché era insoddisfatto della propria vita, o forse perché si sentiva solo, non lo so! Ma in quel biglietto c'era una persona, e quella persona eri tu. Come fai a non sentire il peso di tutto questo?'
Mina lo guardava con gli occhi spalancati.
'Perché so di non aver fatto nulla. Tu mi odi, è per questo che pensi che sia stata io'
'Non ti odio'.
'Hai scelto di odiarmi', Mina tirò su col naso 'perché?'
Davide non rispose.
Si fissarono per un breve momento, poi lei gli girò le spalle scuotendo la testa e se ne andò.
Nello studio Mina mi guardava, sorrideva amareggiata e a dire il vero quell'espressione un po' m'inquietava.
'Sai, Nico in quel periodo scrissi una breve poesia, rileggendola mi fece ridere per quanto era brutta però suonavano come una canzoncina e la memorizzai senza volerlo, e tutt'ora non riesco a rimuoverla. Faceva tipo così: Perché ti ostini, uomo, a scappare dal destino? // Perché ti adoperi a scansarlo? // Lui si farà ingannare da te, per il gusto di sorprenderti un giorno// per farti esclamare allo specchio: Non eri morto?//'
'Perché ci tieni a dirmela?'
'Perché da quel momento mi ritrovai più di una volta in delle situazioni che me la riportarono alla mente. Io credo al destino. Il destino esiste e ti costringe a scappare per tutta la vita. Puoi ingannarlo, ma prima o poi ti prende. Aspetta in silenzio, e appena commetti un errore ti trova e ti prende.'
'Cos'è per te il destino?' le chiesi quasi in un sussurro.
'Il mio destino è il mio passato. La vita è un cerchio. Alla fine torniamo sempre da dove siamo venuti.'
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Omissione
Mystery / ThrillerNel suo studio a Napoli, in un'umida notte di metà novembre, l'avvocato Niccolò Spada riceve una telefonata inaspettata da una ragazza, Mina Marchesi, di cui tempo prima si era infatuato e con la quale aveva una cena in sospeso da più di un anno. Il...