Mina infilò i tacchi e uscì dallo studio nel silenzio pesante delle cinque del mattino. Le chiamai un taxi e le porsi un mio cappotto e un cappello perché aveva ricominciato a piovere copiosamente. Era molto arrabbiata e scendeva le scale con una certa fretta. Io la guardavo da sopra. Lei si strinse nel tessuto caldo di pelo di cammello mentre attendeva dinanzi il portone. Il taxi arrivò e lei senza pensarci un momento si sfilò il cappotto e lo gettò nella pozzanghera fangosa che aveva davanti, per poi passarci su con i tacchi per aprire la portiera. Una volta dentro, come se sapesse che la stavo osservando mi lanciò uno sguardo di sfida e con un gesto di falsa reverenza si tolse il cappello e chinò il capo. Scesi di sotto a raccogliere il cadavere solo dopo che era partita per non apparire offeso. Fu un colpo basso vederlo ridotto così. Quel giorno stesso lo portai in lavanderia, ma dopo che ci aveva camminato sopra, si era inevitabilmente rovinato. Tornato nello studio mi coricai sul divano, ero determinato ad addormentarmi e temevo di non riuscirci se il sole fosse sorto prima che chiudessi gli occhi, ma bastò stendermi su quella soffice superficie affinché cadessi in un sonno profondo e nero, come immaginavo fosse abitare nei suoi occhi.

Quando mi risvegliai, verso le sette di sera, provaiuna sensazione di spaesamento unita ad un senso di abbandono profondo einconsolabile. Lei se n'era andata e non mi avrebbe più cercato. Avrebbe attesopaziente che io accettassi la sua terribile offerta, e l'attesa non l'avrebbescomposta né tantomeno avvilita. Il potere che esercitava su di me in quelmomento era palpabile e invidiai profondamente chi come lei aveva un potere delgenere su un'altra persona. Ma com'è possibile, dicevo io, finire in unatrappola del genere. Come si era instaurata quella dinamica tra me e lei, eperché stavo perdendo? Nonostante l'avessi scossa forzandomi su di lei, non erocomunque riuscito a superarla durante quell'interminabile corsa. Ormai non sitrattava nemmeno più di quello, e lei lo sapeva, perché aveva letto dentro dime la debolezza e da questo non potevo più fuggire ormai. Ma che tipo didebolezza, mi chiedevo, fingendo di non sapere la risposta, quando in veritàera stato lampante fin dall'inizio. Lei in amore era crudele, e la crudeltàrisiedeva nella capacità di fiutare i vinti. Per lei non esisteva alcunareciprocità nel sentimento, e dubitava dell'esistenza del sentimento stesso.Piuttosto, lei sosteneva che la natura ultima dell'amore fosse il conflitto, eche questo culminasse con "la morte dell'anima" (in senso lato) dell'uno odell'altro. 

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