Le si avvicinò cauto, e la conversazione che ne derivò fu semplice e rispettosa, talché lui si convinse che l'amarezza fosse acqua passata e ne fu sollevato. Poteva ritenersi pronto ad affrontarla. Ma una battuta tirò l'altra, e le due anime perdute iniziarono a raccontarsi. Ma poi il suo sorriso sveglio e quel modo che aveva lei di guardarlo dritto negli occhi senza mai abbassarli, fece sì che s'isolassero senza rendersene conto, distratti com'erano a parlare di qualsiasi argomento e a divertirsi prendendo in giro l'altro con la superficialità sana che aveva regnato nelle loro vite fino ad allora. Davide si rese conto troppo tardi che quella conversazione vaga non faceva altro che riportargli alla mente l'intensità di alcune frasi che lei gli aveva pronunciato in passato e che ora non aveva più il diritto di ascoltare. Era una nostalgia che gli entrò subito nelle ossa e che agiva dentro di sé come un flusso di coscienza ripetendo: "potevate essere tutto e non siete stati, e ora eccovi a parlare del nulla. Potevate essere veri e invece...avete mentito a voi stessi". La fitta di dolore che gli procurò quell'immagine calda e ancora vivida gli paralizzò la mente. Doveva distogliere lo sguardo da lei, ma non ci riusciva giacché le pupille erano l'unico spiraglio da cui riusciva a percepire purché in maniera flebile, la luce gialla che irradiava la sua anima. Per il resto, lei aveva sapientemente alzato dinanzi a sé un muro mantenendo quella conversazione frivola e quasi interamente priva di senso. Si alzò e la lasciò discorrere con altri invitati. Si riversò nel bagno e si bagnò il viso con l'acqua fredda. Con gli occhi che minacciavano di balzare fuori dalle orbite, s'impose di ricomporsi e darsi un tono. Era sempre deciso a parlarle, così la raggiunse e la prese in disparte un momento. Mina accolse la proposta di buon grado, d'altronde era stata una mossa pianificata. Lui le spiegò che voleva assicurarsi che fra loro fosse tutto tornato alla normalità, senza rancore né risentimento. Lei rispose che lui non doveva assolutamente preoccuparsi, gli augurava ogni felicità. Il viso di Davide si distese. Ma un attimo prima di andarsene, lei gli sorrise con dolcezza e gli pose la fatidica domanda:

'Però dimmi, cosa le hai detto di me?'

Lui che aveva abbassato la guardia le rispose tranquillo: 'Di te? Nulla.'

Mina sollevò un sopracciglio, era sorpresa: 'Non sa che esisto?'

'Sa che esisti. Le ho detto che ci siamo frequentati. E tu? Ad Andrea l'hai detto?'

'No. Si raccontano soltanto le cose importanti.'

Davide rimase per un attimo in silenzio cercando d'interpretare quella mal celata bugia, poi si guardò i piedi sentendosi improvvisamente in difficoltà.

'Gli stai omettendo una cosa importante...'

'Lo stiamo facendo entrambi mi sa...'

Mina mantenne lo sguardo seria, e con reticenza espresse una frase architettata con l'unico scopo di ferire a morte: 'le hai detto la vera ragione per cui abbiamo smesso di vederci?'

Davide annaspò confuso, e cercò di arrabattarsi.

'Quale sarebbe la vera ragione? Di cosa parli?'

La fissava cereo e lei gli restituiva lo sguardo con una dolcezza che su di lui non aveva usato mai.

'Non importa' sentenziò poi lei infine, annoiata dalla pesantezza del dialogo. Gli passò una mano delicatamente sul viso per poi voltarsi e lasciarlo languire solo con le sue riflessioni, con la pugnalata sanguinante che gli aveva lacerato il petto.

OmissioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora