'Parlami di Andrea'

'C'è una cosa che accomuna i ragazzi come lui, è il loro essere più animali che uomini. Li guardi negli occhi, e hanno quello sguardo di mammiferi che si procurano da mangiare nella giungla. L'occhio pervaso dalla realtà della vita. Non pensano, non riflettono, non sognano. Fanno e basta. Sopravvivono. Cos'è l'arte? Chi lo sa. E la poesia? Non esiste...per loro esiste solo il corpo, e quindi non conoscono altra lingua se non quella. Il corpo e ciò di cui il corpo necessita; e cioè, il cibo. Non hanno mai avuto qualcuno che insegnasse loro come nutrire l'anima.'

'Lo disprezzavi...'

'Ogni tanto...ma altre volte mi affascinava. Era unacreatura ambigua, un cane sciolto. Certo era molto bello, in maniera oggettivae disarmante, ma più notavo i suoi modi bruschi e rozzi, e più lui mi pareva assumerei tratti di una bestia a volte. Ma non era colpa sua, capisci? Poi, c'eranomomenti in cui guardandolo, trovavo una dolcezza disperata e struggente in lui.Quando a Porta Nolana lavava il pesce appena pescato, all'alba, nel silenziovibrante di quella strada bagnata, mi guardava imbarazzato, arrossiva e subitotentava di nascondersi, di celare quella vulnerabilità inestimabile. In queimomenti mi era più caro di qualsiasi altra anima sulla terra. Perché era vero, e riuscivo a scorgere chiaramentela sua bontà e l'amore che provava per me. Me lo diceva spesso: "Sei l'unicache mi vedrà mai così". Mi permetteva di presenziare lì qualche volta, con ilpadre al suo fianco che gli diceva cosa fare, e come. Io sedevo su una pila dibacinelle di plastica e m'incantavo mentre il cielo si tingeva prima di rosa epoi diveniva sempre più azzurro. Aveva sempre il naso e la fronte bruciata dalsole, tutto l'anno. Lui era la vita che pulsava. Era il sudore che si fondevacon lo sfondo di quella strada impregnata d'acqua come se avesse piovuto pergiorni, e che invece scoprivi essere sale, acqua di mare, acqua delleprofondità. E quando poi si asciugava, potevi intravedere il bianco dellasalsedine nelle giunture. Nei primi di settembre, dopo che avevo insistito,Andrea mi portò a pescare con lui. Lui si era opposto categoricamente perchécredeva fosse un'esperienza che non si confacesse alla mia natura troppocomposta e abituata alle comodità. Diceva "Non ti piacerà, ti arrufferà i capelli,sentirai freddo, ti farà innervosire". Ma io non ero d'accordo, bruciavo dallacuriosità di vivere un'esperienza così unica nel suo genere. La curiosità mi hasempre tradita alla fine. È come una siepe oltre la quale non riesci a vedere,così ti adoperi per superarla, ma una volta che lo fai non puoi tornareindietro. La conoscenza delle cose è di per sé la fine di ogni possibile sognoromantico della vita. A largo, all'alba su una piccola barca, lo guardaiinfilarsi la muta, e impugnare il fucile. Poi cacciò da un borsone unamaschera, la sciacquò nell'acqua e ci sputò dentro. Preparò il boccaglio, lepinne, e dopo poco s'immerse. In quel momento ebbi l'impressione che a furia difarle certe cose, si diventa come loro. Lui era la fauna che cacciava. I muscolitesi, in allerta, i movimenti lisci come l'acqua da cui era circondato il suocorpo. Dopo qualche tentennamento dovuto al freddo, trovai il coraggiod'immergermi anche io. Ci misi un po' a trovarlo perché era sceso inprofondità. Attendemmo per un po', e poi... ecco che lo vidi risalire e poisubito riscendere deciso. Impugnò il fucile, prese la mira e sparò. Fu unaquestione di secondi avvolti dal silenzio ovattato del mare in quel momentocosì pesante e spesso. L'orata veniva attraversata dall'arpione e Andrea sipreparava a risalire in superficie. Sentii molto freddo risalendo sulla barca,e mentre attendevo di recuperare un po' di calore sul corpo, mi fermai adosservare gli occhi immobili del pesce. 

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