Ero fisicamente stanco, avrei dato qualsiasi cosa in cambio del sonno in quel momento. Mi stropicciai gli occhi. Sedetti sulla sedia, mentre lei davanti a me sulla scrivania, girata su un lato guardava un punto di fronte a sé, verso la finestra.

'Secondo te, perché ti raffigurò con il velo? Te lo sei mai chiesta?'

'Ho pensato che l'abbia fatto per mettere in risalto il mio viso, il nero gli permetteva di creare ombre e chiaro scuri che rendevano i miei tratti somatici ancora più marcati.'

'Questo da un punto di vista tecnico, ma da un punto di vista simbolico, perché proprio il velo?'

Scosse la testa.

'Non lo so, non glielo chiesi. Ricordo che quando me lo fece vedere finito, lo ringraziai e ammisi che nessun uomo era mai stato in grado di farmi sentire così.  E lui mi rispose: "Essere la femmina che sei, ti ha destinata ad una verità assai infelice. Sarai amata molte volte, ma mai come vuoi tu."'

Si girò verso di me: 'Era vero...'

'Nessun uomo ti ha amata come vuoi quindi. Cosa vuoi da un uomo?'

'Non è rilevante...'

'Dov'è questo quadro ora? Vorrei vederlo.'

'è stato venduto. Dopo qualche giorno disse di aver trovato un professore universitario interessato e credo che lo diede a lui; un certo Gianfranco Ruggeri. Era una persona che conosceva bene perché era un amico di famiglia, se non sbaglio. Una persona che credeva molto nel suo talento. Giulio disse che aveva avuto la sensazione gli piacesse davvero e quando andò a casa sua per una cena con i propri genitori notò con orgoglio che l'aveva appeso in salotto. Catturava l'attenzione di molti perché anche se non di notevoli dimensioni era visibile da più angoli della casa. La cosa più interessante era il fatto che fosse un quadro moderno, ma il soggetto era rappresentato come quelli nel Rinascimento sia per composizione che per stile. Gli piaceva quel periodo storico e credo che l'abbia studiato così tanto dall'averlo assorbito del tutto. Riguardo la postura rigida del soggetto, lui mi disse che per lui ero così: Una ragazza di altri tempi che era nata nel periodo sbagliato'

'E tu cosa gli rispondesti?'

'Che se fossi nata in un altro periodo giù sarei morta da un pezzo'

Risi mentre facevo roteare una matita tra le dita. Era tardi, e la stanchezza m'investì all'improvviso, così mi slacciai la cravatta e tolsi qualche bottone alla camicia per stare più comodo. Ero anche tentato dal togliermi le scarpe dato che i piedi erano sotto la scrivania e lei non l'avrebbe notato, ma non lo feci perché avrei rischiato il cattivo odore. Erano dodici ore che non le toglievo.

'Non divaghiamo. Ti prego continua'

'Sei stanco? Vuoi riposarti un po'?'

'No, tranquilla. Ora mi faccio un caffè'

Mi alzai e andai spedito verso la cucina, lei con un piccolo salto balzò giù dalla scrivania e mi seguì. Si appoggiò al frigorifero.

'Era completamente finita tra me e Davide. Non ci sentivamo più, non ci vedevamo e non parlavamo. Io e Giulio d'altro canto rimanemmo amici e spesso prendevamo la metropolitana insieme per raggiungere l'università. Io andavo per incontrare la mia amica Paola e lui per seguire le lezioni. È strano sai, ora che mi guardo indietro, c'era così tanta poesia negli incontri con lui che proprio non capisco perché lo vedessi soltanto come un amico. A volte i momenti diventano belli perché l'aurea delle persone che ci amano è così forte dal rendere la realtà qualcosa di sublime. Lui me lo disse davanti la metro, così dal nulla.'

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