Chissà perché non fa poi così impressione quando lo vediamo esposto su un bancone in un supermercato. Ma ad ogni modo, non fu tanto questo a turbarmi quanto il momento in cui tornati a casa mia, lo cucinammo. Nella padella, attesi che l'olio bolliva, poi presi il pesce per la coda e lo immersi delicatamente nell'olio, mentre quella cornea nera immobile sembrava osservarmi e seguirmi mentre mi spostavo da un lato all'altro della cucina. Attesi qualche minuto, e poi lo girai dall'altro lato. Ma dinanzi quella visione sussultai e feci anche schizzare l'olio tutt'intorno. L'occhio era diventato completamente bianco...'

'è quello che succede quando si cucina il pesce. Gli occhi diventano bianchi ', dissi sorridendo per sottolineare la banalità del concetto. Non aveva mai visto un pesce bollire nell'olio di una padella?

'Sì' rispose lei irritata, 'ma è quello che succede anche alle persone quando per un incidente non vedono più.'

Rimasi in silenzio e lei aggiunse vaga: 'Quella visione mi aveva riportato alla mente dei ricordi non esattamente felici.'

Cercai di compenetrarmi nelle sue parole: 'Dunque, avevi ottenuto quella conoscenza a cui ti sei riferita poc'anzi...'

Mi rivolse uno sguardo gelido: 'Non era conoscenza, era tornare alle origini'.

La guardavo confuso 'cioè un tornare animali?'

'No...' tagliò corto lei esausta. Dedusse che non volessi spingermi troppo oltre con l'intuito e forse aveva ragione. Ero a pezzi.

'La verità su Davide e su Giulio la conosci ora. Non c'è molto altro da dire.'

Poi si voltò per guardarmi, e fece qualche passo verso di me: 'Sai, pensavo... dopo tutto lo studio, e i libri, e l'amore per questa vita, di aver trovato una mia filosofia, un mio modo di vedere le cose... e invece ho scoperto che quello è solo il mio modo di fuggire...da me.'

Rimasi in silenzio in attesa che dicesse qualcos'altro, perché io non sapevo cosa dire.

Io ero in piedi appoggiato alla scrivania.

Continuò: 'Io è tutta la vita che fuggo. Difendimi e in cambio...'

'Mi amerai?' chiesi ironico per sdrammatizzare. Ma lei mi fissò seria con i suoi occhi neri e imperscrutabili: 'è questo che vuoi?'

'Era una battuta'

Si avvicinò così tanto a me che sentii le sue ciglia battere contro le mie, mentre con l'indice giocava a toccarmi la pelle nascosta tra i bottoni e i lembi della camicia.

'Posso farlo se vuoi... ho bisogno soltanto di sentirti dire che non desideri altro che essere amato da me.'

Il desiderio si accese dentro di me con un'irruenza tale che le bloccai il viso vicino al mio e temo che le feci anche un po' male perché lei soffocò un lamento mentre la spingevo contro la mia bocca e le alzavo il vestito. Indossava delle mutandine sottili in raso, probabilmente scelte con attenzione per quell'occasione, e nella foga si strapparono un po'. La toccai lì dove avevo tanto desiderato mettere le mani e poi ebbi il buon senso di fermarmi, mentre lei mi spingeva via e cercava di ricomporsi inorridita. Mi ero stancato, capite, di quei tranelli e di quelle trappole che mi aveva teso da quando l'avevo conosciuta. Mi aveva portato al limite. Ero stato buono, avevo ascoltato tutta la storia, ed ero disposto a fare del bene, a difenderla. Ma non poteva tentarmi così, non le potevo permettere di calpestarmi in quel modo.

'Farmi amare da te?' la schernii 'Non sono interessato.' e le destinai uno sguardo rapace. 'Ma averti nel mio letto per qualche ora o anche su quel divano, perché no? Penso potremmo divertirci un bel po' insieme.'

Lei era sconvolta non riusciva ad articolare parola.

'Ho urtato la tua sensibilità? Mi dispiace. Vieni qui.' Le feci cenno di avvicinarsi per abbracciarla. Lei non si mosse, così andai io verso di lei e la circondai con le braccia brevemente lasciandole un bacio rapido sul cuoio capelluto. Poi aggiunsi freddo mentre il cuore mi scoppiava nel petto: 'Tu hai urtato la mia.' 

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