Sono seduta sulla stessa panchina di poche settimane fa, quando io e Alexander abbiamo parlato al nostro primo appuntamento. Adesso sono qui, ieri l'ho baciato e ci siamo dichiarati il nostro amore e al solo pensiero le gambe mi tremano, nonostante il caldo afoso non posso fare a meno di avere i brividi su tutto il corpo. Mi chiedo come tutto questo sia potuto succedere, un bel giorno mi scontro con lui e adesso mi ritrovo a sognare le sue braccia che mi stringono mentre dormo, a cercarlo in giro per il paese sperando di vederlo, di poter sentire ancora una volta il suo dolce sapore. Sto pensando alle conseguenze dei nostri folli sentimenti? La risposta è sì, ma sinceramente poco m'importa del giudizio della gente, dell'approvazione dei miei genitori, della guerra e del fatto che lui parli un'altra lingua, io lo voglio solamente tenere al sicuro, ormai ho capito che senza di lui non ha senso lottare per andare avanti, lottare ogni giorno per poter dire a fine giornata: "bene, è passato anche questo giorno, e la guerra non ha avuto la meglio." Ecco, Alexander è questo per me, la ragione per cui sono qui a sorridere sotto il sole di Luglio ringraziando l'Universo per avermelo fatto incontrare nel bel mezzo della guerra. "Tu mi devi spiegare, Clara, perché ti trovo sempre sotto il sole cocente, ti prenderai un'insolazione prima o poi." Ed ecco la sua voce, la sua bellissima voce, e con lei arriva anche il batticuore e il tremore alle mani. Mi giro, e mentre lo osservo nella sua divisa con il cappello sotto al braccio, mi appoggio alla panchina con le braccia posandoci sopra la testa. "Sai tenente dopo il nostro incontro il caldo non mi dà più fastidio, l'estate è diventata magica perché mi riporterà sempre a te." Lo vedo sorridere abbassando lo sguardo sugli anfibi e lentamente mi si avvicina, a pochi centimetri da me si abbassa alla mia altezza puntando i suoi occhi verdi nei miei. Non posso fare a meno di accarezzargli la guancia tanto è bello e con le labbra mi sfiora il palmo della mano. "Sei bello Alexander" gli sussurro mentre i nostri occhi continuano a guardarsi, non li ho mai visti così innamorati e questo mi provoca le farfalle allo stomaco. "Continuo a pensare a ieri, alle tue labbra sulle mie, all'averti stretto fra le mie braccia sussurrandoti ti amo in due lingue... e questo non va affatto bene, sono un soldato, un ufficiale e devo guidare i miei uomini, invece mi sono ritrovato a sorridere come un'idiota in mezzo alla Kommandantur." Scoppio a ridere scuotendo la testa, me lo immagino e non posso fare a meno di ridere. "Ma sentila, è tutta colpa tua meine Liebe, solo tua." Con uno scatto si alza per sedersi vicino a me e senza pensarci due volte mi fiondo nelle sue braccia che mi stringono subito. Sfrego la guancia sulla sua giacca ruvida e sento Alexander inalare il profumo dei miei capelli. "Posso farti la stessa domanda che mi hai fatto ieri?" gli chiedo guardandolo. "E quale?" "Posso baciarti Alexander?" Adesso è lui a scuotere la testa sorridendo mentre io continuo a guardarlo sperando in un sì. "Tu non meriti di vivere in un mondo dove c'è la guerra, sei così innocente... Certo che puoi baciarmi, non chiedermelo più fallo e basta." Io lo ascolto, mi avvicino alle sue labbra e lui azzera la distanza fra noi baciandomi come la prima volta, anzi, forse questo bacio mi fa più paura di ieri. Tutte queste emozioni che provo mi sono nuove, sono così belle ma anche così spaventose. "Soldato, ho il cuore..." "Dimmi tesoro, dimmi" mi dice prendendomi il viso fra le mani. "Tra poco si scioglie Alexander, è come se fosse pesante ma una pesantezza bella non so come spiegarti." "Non c'è bisogno meine Liebe, ho capito, è la stessa cosa che provo anche io." Io sorrido stringendolo a me, sono così felice! "Ma cosa vuol dire meine Liebe?" gli chiedo mentre sfiora il naso contro il mio. "Amore mio, vuol dire amore mio" mi dice sorridendo. "Meine Liebe - ripeto assaporando la parola - mi piace" dico riappoggiandomi a lui. Alexander appoggia il mento sulla mia testa tirando un sospiro profondo, posso quasi sentire il peso che porta sulle spalle scaricarsi su di me, e se potessi me lo prenderei tutto. "Questa la chiamiamo la panchina delle chiacchierate, va bene meine Liebe? Il tuo sguardo timido durante il nostro primo appuntamento non me lo scorderò mai, eri così bella, avrei voluto già baciarti lì ma sapevo che non era il momento, ma non ho potuto non toccarti i capelli, questi bellissimi capelli scuri e morbidi... E poi sai cosa Clara? Le tue scuse, le scuse che mi hai fatto mi hanno spiazzato, per cosa ti sei scusata devo ancora capirlo, tu sei la donna più innocente e pura che abbia mai incontrato, sei l'ultima che dovrebbe chiedermi scusa. Anzi, ripensandoci credo che tu debba farlo." Io alzo lo sguardo immediatamente cercando di comprendere che cosa abbia sbagliato. "Ho fatto qualcosa che non va?" gli chiedo apprensiva. "Certo, mi hai fatto innamorare di te, ed è un casino. E sai perché è un casino? Perché adesso ti devo proteggere, sarò il tuo scudo dalla guerra, nessuno ti farà più del male perché ci sono io adesso. Ed è un casino perché ho paura di perderti Clara, per questa cazzo di guerra, ho paura di dovermene andare e il pensiero di lasciarti qui da sola mi toglie il respiro. Anche poco dopo il nostro scontro ti vedevo passeggiare per il paese con quei vestiti che mi tolgono il fiato stando sempre attento che nessuno dei miei uomini ti infastidisse, o peggio. Sei diventata il mio punto debole ma anche la forza che mi fa andare avanti ogni giorno." Lo fermo subito, il mio cuore sta correndo troppo, gli appoggio il mento sulla spalla e lo guardo come meglio posso. "Tu sei il mio scudo? E chi protegge te? Perché quello che hai appena detto vale anche per me, se tu te ne dovessi andare da qui per me è finita." "Nein nein, dalla prima volta che ti ho visto ho capito che eri forte, ma tranquilla perché io non me ne vado da nessuna parte." Posso vedere la sua tristezza negli occhi e vorrei toglierla di dosso perché i suoi occhi non meritano la tristezza. "Guarda Alexander ci siamo appena dichiarati il nostro amore e sai cosa dico? Al diavolo la guerra, al diavolo le persone che ci odiano. Ho te, e per quanto mi riguarda non mi serve nessun altro. Ich liebe dich, tu sei la mia forza, il mio scudo, ma non dubitare mai che per qualsiasi cosa sarei pronta a dare la mia vita per te, e no, non sto scherzando." I suoi occhi si velano di paura accentuati dall'accelerare del suo cuore. "Dai Clara, non dire così, non pensiamo a cosa potrebbe accadere, pensiamo momento per momento. Viviamoci e basta." Io lo guardo e non posso fare a meno di baciarlo sulla fronte. "Dai fatti abbracciare, non preoccuparti di niente ci sono io adesso." Io annuisco beandomi delle sue braccia forti e mentre guardo il fiume davanti a noi capisco che inevitabilmente la mia vita è cambiata, ma non dalla guerra come la maggior parte delle persone, ma da quest'uomo che ora è il mio bene più prezioso.
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Ricordo che era Aprile
General FictionRovereto, 1940 La guerra è appena scoppiata in Italia, il mondo è in guerra, ma Clara, una ragazza di sedici anni, si augura che nel suo paese fra le montagne la sua quotidianità non cambi. In cuor suo spera che la vita, la vita che conosceva fino a...