Rovereto, 15 Giugno 2022
"Siamo in arrivo a Rovereto, vi raccomandiamo prudenza durante la discesa dal treno."
A Rovereto, sono a Rovereto. Scendo dal treno con il cuore in gola, mi guardo attorno leggermente spaesata ringraziando il cielo che io sia arrivata sana e salva, inoltre il treno era in ritardo di più di venti minuti, e la paura di dover annullare tutto mi aveva terrorizzata, ma come avevo pensato Alexander mi ha fatta arrivare qui e solo questo è l'importante. Il sole, dello stesso colore della mia maglietta gialla, mi scalda il viso, è una giornata molto calda ma questo non mi intimorisce anzi.
"Tu mi devi spiegare, Clara, perché ti trovo sempre sotto il sole cocente, ti prenderai un'insolazione prima o poi." Ed ecco la sua voce, la sua bellissima voce, e con lei arriva anche il batticuore e il tremore alle mani. Mi giro, e mentre lo osservo nella sua divisa con il cappello sotto al braccio, mi appoggio alla panchina con le braccia posandoci sopra la testa. "Sai tenente dopo il nostro incontro il caldo non mi dà più fastidio, l'estate è diventata magica perché mi riporterà sempre a te."
La nostra estate, l'estate che ha cambiato la mia vita, il caldo e il sole di Giugno mi ricorderanno per sempre lui, il mio soldato. Rimango come in trance sul binario, le persone se ne sono tutte andate tranne per un uomo dall'altra parte della stazione che sta al telefono. La scritta "Rovereto" in grande mi fa commuovere, questo è il luogo dove Alexander mi ha salutata perché doveva andarsene per la Polonia, posso quasi vedere me stessa con il vestito bianco con i fiorellini viola salutarlo con le guance rigate dalle lacrime; questo è il luogo dove una famiglia che non si vedeva da due anni si è riunita la notte di Natale, posso vedere un padre e un figlio abbracciarsi dimenticando la guerra. Scuoto la testa da questi ricordi ancora freschi che mi fanno provare tanta malinconia, afferro la valigia e comincio ad avviarmi verso il Bed & Breakfast. Dopo aver fatto il check-in e aver mangiato qualcosa prendo lo zainetto per dirigermi verso la mia prima meta: la fontana Rosmini. Ho deciso di ripercorrere in ordine cronologico tutti i luoghi più importanti per me, i luoghi che sono stati testimoni del nascere del nostro amore, e il primo fra tutti non può che essere la fontana. Appena giunta in prossimità della piazza un senso di vuoto e di incredulità ha cominciato a pervadermi, non potevo credere di essere lì, camminare sulla stessa strada che il mio Alexander ha percorso, che la me passata ha percorso. Rimango imbambolata a guardare la fontana collocata in un paesaggio troppo moderno, le macchine le girano attorno come nel 1945 i carri armati americani hanno fatto annunciando la fine della guerra, gli edifici che la circondano sono in ristrutturazione e le persone che camminano vicino a me non hanno nulla a che fare con i miei compaesani di una volta. Mi siedo su un muretto poco distante e rimango a fissare quella fontana, non vorrei dirlo ma è così diversa da come la ricordavo! È la stessa dei miei ricordi ma è immersa in un'epoca in cui personalmente non la riconosco, in un'epoca in cui non mi riconosco nemmeno io. Ma nonostante questo il caldo che sto provando in questo momento mi riporta al caldo afoso del 1940, al sorriso di quel soldato che sarebbe diventato tutto il mio mondo.
L'acqua fresca mi fa tirare un sospiro di sollievo dal caldo opprimente, e per un momento ritorno a respirare. "Signorina... Fräulein!" sento chiamare e riconoscendo la sua voce cominciano a tremarmi le mani. Mi giro e me lo ritrovo davanti con un sorriso a trentadue denti, quel sorriso che il mio cuore sperava di incontrare, e adesso che ce l'ho davanti mi irrigidisco e inizio a sudare freddo quando vedo che inizia ad avvicinarsi.
Tra me e me sorrido ricordando l'ansia e la paura che stavo provando nel vedere un ragazzo, un uomo, essere così interessato a me. Per fortuna che quel giorno mi sono lasciata andare, forse dovrei imparare di più da Clara, perché per quanto io non sia cambiata così tanto in alcune cose vorrei essere più simile a quella che ero nella mia vita precedente. Come lei dovrei imparare a lasciarmi andare, a vivere la vita nonostante la paura costante di fallire, dovrei imparare a fregarmene del giudizio delle altre persone perché qualsiasi cosa farai ci sarà sempre qualcuno a cui non andrà bene. Alexander mi ha insegnato che la vita è troppo breve per aver paura di vivere. Ma ho imparato anche che non c'è nulla di sbagliato nel cadere, nel sentirsi fuori posto, pensare di non farcela, l'importante alla fine è rialzarsi ed essere più forti di prima. Mi premo la mano sul cuore parlando con lui silenziosamente, utilizzando l'anima, sperando che le mie parole silenziose di amore e gratitudine gli arrivino, dovunque lui sia. Lentamente mi alzo e saluto con lo sguardo quella fontana, che magari a tante persone non sembra niente di che, ma che per significa tutto. Le prossime due tappe sono vicine: la biblioteca e la panchina vicina al Leno. Accendo maps sul mio cellulare, visto che purtroppo i miei ricordi sulla strada da me percorsa ottant'anni fa sono inesistenti, e incomincio a camminare in direzione di uno dei luoghi che amo di più anche in questa vita, il luogo che contiene i libri, portali magici fatti di carta e inchiostro che ti permettono di raggiungere luoghi lontani e misteriosi. Durante il percorso mi immergo completamente in questo paese meraviglioso, sto percorrendo le stesse stradine e vicoli che vedevo durante le regressioni. I bar sono aperti così come alcuni negozi, la mia attenzione viene catturata da due seggioline fucsia addossate a una porta, ovviamente non posso fare a meno di fare una foto, sarà la centesima da quante ne ho fatte negli ultimi dieci minuti. Purtroppo non conosco il luogo dello scontro, il luogo dove è iniziato tutto, non ho abbastanza dettagli da saperlo riconoscere ma magari la mia anima lo riconoscerà, chissà... Nel frattempo all'orizzonte comincio a scorgere un edificio con la facciata gialla e il mio cuore capisce subito, così accelero il passo ritrovandomi davanti la biblioteca, il luogo d'incontro del nostro primo appuntamento. Per fortuna non c'è nessuno intorno a me altrimenti vedrebbero una ragazzina sorridere come una scema alla vista di una semplice biblioteca. Mi volto verso la strada da cui, esattamente ottanta due anni fa, un soldato con la divisa della Wehrmacht stava avanzando verso una ragazza il cui cuore stava battendo all'impazzata.
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Ricordo che era Aprile
General FictionRovereto, 1940 La guerra è appena scoppiata in Italia, il mondo è in guerra, ma Clara, una ragazza di sedici anni, si augura che nel suo paese fra le montagne la sua quotidianità non cambi. In cuor suo spera che la vita, la vita che conosceva fino a...