Capitolo 18

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Sono stesa sul letto e guardo il soffitto annoiata, non so cosa fare, mi alzo e vado alla finestra aprendola e un brivido di freddo mi attraversa il corpo, guardo per un attimo il paesaggio tutto ricoperto di foglie rosse, gialle e arancioni, e poi la richiudo sbuffando. Mi posiziono davanti allo specchio fissando il mio riflesso e il mio sguardo cade su una foto di famiglia, ci sono io da piccola, mamma e papà. All'improvviso il silenzio viene interrotto da un bussare alla porta e quindi scendo ad aprire pensando che fosse mia mamma, ma appena la apro mi ritrovo davanti il mio tenente. "Ciao Alexander!" dico sorpresa di trovarlo qui. Non pensavo che fosse libero oggi. "Ciao, posso entrare?" mi chiede, ha lo sguardo stanco e velato da una certa tristezza che subito mi mette in allarme. "Certo vieni." Non me lo faccio ripetere due volte. Quindi entra, ci guardiamo per un secondo e le nostre labbra si ricongiungo in un bacio, ne avevamo bisogno entrambi. Dopo quel spiacevole fatto lui è diventato ancora più protettivo, ha paura che qualcuno mi faccia di nuovo del male quando lui non è presente. La cosa brutta è che lui si sente responsabile di tutto questo, anche se cerco sempre di rassicurarlo come meglio posso. Dopotutto anche lui è umano e ha paura per me. Si siede senza dire una parola ma poi un sorriso accennato gli compare sul volto. "Allora non mi offri niente?" mi dice prendendomi in giro e io decido di stare al suo gioco. "Certo, abbiamo tè, caffè, vino e anche una bottiglia di Champagne" dico facendo la finta padrona di casa di una villa immensa e finalmente lui ride. Che bello vederlo ridere! "Addirittura!" "Certo soldato" gli dico sedendomi sul tavolo, lui mi prende la mano e la bacia. "Hai un po' di tè?" mi chiede ritornando al tono di prima, pacato e un po' stanco. "Sì, ce l'ho un po' di tè" dico accarezzandogli la guancia e i capelli biondi, è bellissimo anche quando è stanco e giù di morale. Scendo dal tavolo, metto a bollire l'acqua, prendo due tazzine e due bustine. Guardo il mio soldato che si è appena tolto la giacca dell'uniforme, e per cercare di toglierli la tristezza lo abbraccio da dietro, baciandogli la guancia e il collo cercando di trasmettergli la mia vicinanza e il mio amore. So che può sentire tutto questo come io sento il suo profumo. "Tutto bene soldato?" Vorrei aiutarlo togliendoli il peso che ha sulle spalle, ma purtroppo non posso farlo, l'unica cosa in mio potere è stargli vicino e amarlo. "Adesso sì" dice e mi fa sedere sulle sue gambe. Ci baciamo e ci accarezziamo, inizio a sentire i brividi e l'eccitazione che mi pervadono il corpo quando inizia a baciarmi il collo. "Alexander... ti amo" sussurro. "Ti amo anche io" mi risponde sorridendo. "L'acqua bolle" dico rialzandomi e riempendo le tazze, so il suo fine e mi diverto a fare la preziosa. Non passano due secondi, però, che sento le sue mani sulle mie braccia che mi accarezzano, mi giro e continuiamo quello che abbiamo interrotto, non posso resistergli. Ci baciamo con foga mentre mi tocca tutto il corpo, sono questi i momenti in cui capisco cos'è il paradiso. Ma all'improvviso sentiamo bussare alla porta e quindi ci stacchiamo per poter andare ad aprire, ritrovandomi mia madre davanti all'uscio di casa con dei sacchetti in mano. "Ciao Clara" mi saluta. "Ciao mamma" dico io un po' irritata, visto che lei ha interrotto quello che io e Alexander stavamo facendo. "Buon pomeriggio signora Fiocchi" saluta il ragazzo dietro di me. Solo adesso mi rendo conto che lui è in casa mia, con me e perlopiù da soli, ma mia mamma sembra non farci caso. "Buon pomeriggio tenente" risponde mia madre, lo chiama ancora così e mi fa sorridere. "Mi chiami Alexander" dice subito lui ma lei sembra non sentirlo, è tutta trafelata. "Tutto bene?" ci chiede guardandoci, con la testa siamo ancora a quello che stavamo facendo prima, e le nostre facce non lo nascondono. "Sìsì, vuoi un po' di tè?" le chiedo per cambiare discorso. "Sì grazie, avevo dimenticato le chiavi a casa. Arrivo subito" e detto questo sparisce in salotto, lasciando le borse sul tavolo. Mi giro verso Alexander leggermente scioccata dall'uragano che ha invaso casa e che ha interrotto, se pur non volendo, me e lui. "Eh vabbè" dico alzando le spalle, sarà per la prossima. Lui mi abbraccia e ci diamo un altro bacio incuranti della presenza di mia madre. Sembriamo insaziabili, siamo insaziabili. "Tu non mi scappi mia piccola" mi dice sorridendo e io ricambio felice. Mi prende la mano destra che era appoggiata al suo petto e mi guarda il pollice corrugando la fronte. "Hai la mia iniziale sul tuo dito, così non ti dimenticherai mai di me" dice con un sorriso a trentadue denti, guardo il pollice ed effettivamente ho una A formata dalle linee della pelle, il destino è impresso nel mio corpo, oltre che nell'anima. Come potrei mai dimenticarmi di lui?

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Ricordo che era AprileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora