Rovereto, 13 Agosto 1940
Sono affacciata alla finestra della cucina in camicia da notte e sto guardando il tramonto. Il cielo è rosa e rosso, fa molto caldo però c'è una leggera brezza, i grilli friniscono e si sente il profumo tipico delle sere d'estate. È una serata meravigliosa e in cuor mio spero che non capiti niente, niente bombardamenti, niente guerra. Ad un certo punto sento bussare alla porta e so che è Alexander. Entrambi i miei genitori non ci sono e quindi l'ho invitato, sono consapevole di quanto sia rischioso perché qualcuno potrebbe vederci, ma siamo stati attenti. Vogliamo solo stare insieme e dimenticare tutto, solo per una sera. Mi avvicino alla porta e cerco di aprirla, ricordandomi dopo che l'avevo chiusa a chiave per sicurezza. "Che stupida che sono" dico a me stessa e urlo ad Alexander di attendere un attimo. Finalmente apro la porta e mi ritrovo il mio soldato davanti a me, in camicia e pantaloni, niente guerra per lui stasera. Gli salto in braccio e ci baciamo, è un rito ormai, mi mette giù e mi guarda. "Ma che carina che sei" dice riferendosi al mio déshabillé. "Ho appena fatto il bagno – dico sorridendo mentre esco dalla porta – vieni, mettiamoci qui." Afferro una sedia e gliela porgo e lui mi ringrazia, poi ne prendo una per me e ci sediamo entrambi vicini nella veranda di casa mia per goderci queste ultime sere d'estate, le sedia appiccicate, lui che mi prende la mano fra le sue e l'accarezza. "Che caldo!" dice. "Già, e pensa che siamo ad Agosto." Di solito in montagna inizia a rinfrescare abbastanza presto, però c'è da dire che è una serata veramente bella, quasi magica. Sposto lo sguardo sul mio soldato, sta guardando il cielo rosa con un leggero sorriso sulle labbra come se si stesse godendo questo piccolo momento di quiete. A volte provo a mettermi nei suoi panni: vent'anni, lontano da casa, con un fucile in mano, con il disprezzo delle persone che ti segue a ogni tuo passo. Lo guardo e non posso fare a meno di avere le lacrime agli occhi per questo bellissimo regalo che l'Universo mi ha mandato. "Che c'è?" mi chiede sorridendo interrompendo i miei pensieri malinconici. "Niente, ti guardo. Sei stupendo" mormoro con gli occhi dolci, spero che si renda conto di quanto sia speciale. "Io? Guardati tu." Lo spintono imbarazzata, non mi abituerò mai ai suoi complimenti, mi fanno sempre arrossire. "Amo il profumo dell'estate" dico guardando il cielo meraviglioso sopra le nostre teste. Il profumo delle sere d'estate... non c'è niente di più bello. "Anche io tanto. Però c'è una cosa che amo di più..." mi dice guardandomi, il suo sguardo è diverso, più intenso rispetto al solito. Vedo il desiderio farsi strada nei suoi occhi verdi, ha le pupille dilatate e una strana sensazione si fa strada nel mio corpo. "Alexander..." sussurro. Avviciniamo i nostri visi l'uno all'altro e ci diamo un bacio. "Vieni, siediti sulle mie gambe." Lo assecondo, ci guardiamo e ci baciamo ancora. Mi sento strana stasera, provo delle sensazioni che non ho mai provato, guardo il soldato davanti a me e provo un amore che quasi fa male, da quanto è intenso. Il mio cuore sa già cosa vuole. "Voglio fare l'amore con te, soldato" mormoro con la voce tremante. Lui sgrana gli occhi che gli si illuminano ancora di più. "Sei sicura?" mi chiede guardandomi dritta negli occhi e io annuisco. "Amore mio. Mi stai rendendo l'uomo più felice del mondo, anche se lo sono già." Mi prende il viso e mi bacia con foga mentre io gli cingo il collo con le braccia. "Non devi farlo se non vuoi" sussurra sulle mie labbra, ma io non sono mai stata così sicura. Voglio sentirlo come non ho mai fatto, voglio sentirlo su di me e dentro di me, le nostre anime unite così come i nostri corpi. Voglio amarlo e condividere questo momento per la prima volta con lui, solo con lui. Perché so che lui è e sarà l'unico uomo con cui farò l'amore, fino alla fine dei miei giorni. "Lo voglio" sussurro e le parole non servono più. Le nostre labbra si avvicinano ancora trasportandoci in un turbine di emozioni che non scorderò mai più. Quella notte facemmo l'amore e per un brevissimo istante lasciammo la paura, la tristezza e la guerra fuori dalle mura di camera mia, impegnate a vedere noi due amarci ignorando le persone che disprezzavano il nostro amore solamente perché noi due eravamo, secondo le leggi insensate della guerra, incompatibili, diversi e nemici. Ma lui non è mio nemico, è il mio raggio di sole nelle giornate tristi, è il sorriso più bello del mondo, è un angelo nascosto sotto una divisa che altri gli hanno imposto di indossare. Noi quella notte l'abbiamo sconfitta la guerra, anche solo per poco, ma l'abbiamo fatto. E così finisce l'estate che ha cambiato la mia vita, l'estate che mi ha fatto conoscere l'amore, l'estate che mi ha portato Alexander. Quell'estate l'avrei ricordata per sempre, anche nella prossima vita.
Nota autrice:
La loro piccola rivincita!
STAI LEGGENDO
Ricordo che era Aprile
Algemene fictieRovereto, 1940 La guerra è appena scoppiata in Italia, il mondo è in guerra, ma Clara, una ragazza di sedici anni, si augura che nel suo paese fra le montagne la sua quotidianità non cambi. In cuor suo spera che la vita, la vita che conosceva fino a...