"Perché il regalo più grande, è solo nostro per sempre"
- Tiziano Ferro
Mi guardo allo specchio mettendo un'ultima forcina per fermare la mia acconciatura, è molto semplice, ho lasciato i capelli sciolti sulle spalle mentre ho fermato solo le estremità con delle forcine a forma di margherita, regalo di compleanno della mia amica Maria. Prendo il rossetto per applicarlo sulle labbra e dopo aver finito liscio con le mani il mio vestito rosso, è lo stesso che ho indossato nel Natale del 1940, il primo con Alexander. Mi sta un po' piccolo ma volevo metterlo per ricordare quel giorno di quattro anni fa. Scendo le scale e arrivo in cucina per vedere se è tutto pronto, il cibo sta gorgogliando nelle pentole, la tavola è apparecchiata per sei persone e l'albero luccica nel salotto vicino al camino. Sono sicura che mai dimenticherò questo Natale, uno dei più importanti della mia vita. Alexander, dopo avermi accompagnata a casa perché non si fidava a lasciarmi da sola di notte, è rimasto con i genitori alla pensione. Senza dirmi niente ho capito che aveva bisogno di un momento da solo con loro, e inoltre qualcuno doveva pur accompagnarli a casa mia, visto che non sanno dove abito. All'improvviso sento bussare alla porta e i miei genitori, seduti sul divano, si alzano per raggiungerla, vederli così agitati fa agitare anche me, nonostante li abbia già conosciuti alla stazione. Apro la porta trovandomi davanti un trio che da tanto tempo aspettavo di vedere, il mio soldato in mezzo fra sua madre e suo padre. "Benvenuti" esclamo felice spostandomi per farli passare. Alexander mi afferra il viso baciandomi davanti a tutti, incurante di quattro paia di occhi che ci fissano, mi lancia uno sguardo che va dalla testa ai piedi e lo vedo trattenersi nel dire qualcosa. Poi si gira verso i miei genitori con un enorme sorriso, quel sorriso bellissimo. "Gino e Florenza, loro sono i mei genitori, Caterina e Klaus." Con un leggero imbarazzo da parte di tutti e quattro, si stringono la mano e si baciano sulle guance. I miei genitori cominciano a rivolgere loro le solite domande di circostanza: com'è andato il viaggio? Avete avuto difficoltà? E via dicendo. La tensione si fa sentire, tutta l'euforia del momento non aveva lasciato spazio a un piccolo problema che abbiamo ignorato completamente, il paese dei miei suoceri è in guerra con quello dei miei genitori. Io e Alexander ci lanciamo un'occhiata leggermente preoccupata, stiamo pregando silenziosamente che non escano discorsi sulla guerra che possano rovinare questa serata. Ma per fortuna queste sono solo brutte sensazioni che vengono subito smentite, mia mamma abbraccia Caterina mentre i due uomini cominciano a discutere su cose da uomini, mescolando italiano e tedesco. In un secondo i nostri genitori hanno cominciato a parlare e a conversare come se si conoscessero da una vita. Alexander sorride felice prendendomi la mano per poi baciarla, adesso che loro quattro sono impegnati nei loro discorsi finalmente mi dice quello che non ha detto in loro presenza. "Clara, amore mio, sei bellissima, ma com'è possibile? Hai incantato i miei genitori e anche mio padre, capisci? Mio padre! Ti adorano già" esclama sottovoce prendendomi il viso fra le mani. Io non so cosa dire, sono solo emozionata e tanto felice. "E io adoro te." Mi alzo in punta di piedi per baciarlo, questa volta me ne frego della presenza di altre persone, ho solo voglia di stringerlo a me. Appena ci stacchiamo, però, sentiamo un silenzio glaciale, entrambi ci giriamo ritrovando loro quattro a fissarci e a sorriderci come se niente fosse. L'imbarazzo mi fa colorare le guance e per distogliere l'attenzione da noi due comincio a mettere il cibo in tavola. "Bene, il cibo è pronto, sedetevi pure" dico con la voce che trema leggermente. "Aspetta Clara - mi ferma papà - prima facciamo un brindisi. Al Natale, a noi sei e a voi due, ragazzi." Detto questo riempie tutti i sei bicchieri e contemporaneamente li alziamo. "Dovete sapere - comincia rivolgendosi ai nostri ospiti - che quando Clara ci ha detto, ancora più di quattro anni fa, che si era innamorata di un soldato, tedesco per giunta, io non l'ho voluta ascoltare. Ero arrabbiato e soprattutto preoccupato perché non volevo lasciare mia figlia, la mia bambina, nelle mani di una persona che non conoscevo, nelle mani di un soldato che indossava una divisa diversa da quella del nostro esercito. Quel soldato era nostro nemico, ma mia figlia si era innamorata di lui. Le ho proibito di vederlo e di avvicinarsi a lui, ma secondo voi lei mi ha ascoltato? Ovviamente no." Tutti ridiamo a quella risposta sarcastica, non so dove mio padre vuole andare a parare con questo discorso ma so già che mi farà commuovere. "Loro due mi hanno letteralmente obbligato ad ascoltarli e per fortuna che l'ho fatto. Quel giorno dentro di me, guardando Alexander, ho capito che mia figlia sarebbe stata al sicuro perché non avevo mai visto qualcuno guardare Clara come stava facendo lui. Il giorno che l'ho accompagnata all'altare per sposare vostro figlio ho capito che la guerra aveva perso, e non sto parlando di Hitler o Mussolini ma della guerra come tale, perché questi due ragazzi sono andati contro l'odio e i pregiudizi e adesso sono qui. Sono qui nonostante il disprezzo che hanno ricevuto dalle persone del nostro stesso paese, nonostante l'Italia e la Germania siano nemiche, loro sono qui e lo siamo tutti grazie a Clara e Alexander. Quindi voglio brindare a tutti noi, al Natale ma soprattutto a voi due, ricordatevi che non siete voi ad essere sbagliati. Alla nostra famiglia!" Alzo in alto il bicchiere con le lacrime agli occhi, vorrei piangere ma sto cercando di trattenermi, mi stringo al mio soldato mentre gli occhi di mio papà mi fissano commossi. "Alla nostra famiglia" ripetiamo tutti insieme. Bevo velocemente il vino per poi abbracciare i miei genitori, rimango fra le loro braccia per dei minuti interminabili ringraziando entrambi sottovoce. Anche Alexander si avvicina e dopo aver abbracciato mia mamma si rivolge a mio padre. "Grazie Gino, di tutto, non lo dimenticherò mai." Lui lo abbraccia forte per poi dargli una pacca sulla spalla, io sorrido nel vedere quella scena ma all'improvviso sento una mano posarsi su di me. Mi giro e vedo Caterina cingermi le spalle mentre anche Klaus mi si avvicina. "Anche noi vorremmo dire qualcosa, vogliamo dirvi che se Clara un giorno avrà bisogno noi ci saremo sempre, anche per voi. Avete una figlia meravigliosa, lo abbiamo scoperto attraverso le lettere che ci mandavamo ma adesso abbiamo avuto modo di constatarlo di persona" esclama la donna mentre mi stringe a sé. "E inoltre grazie per aver accolto Alexander, non è stato facile per lui e in parte è anche colpa mia" esclama Klaus sorridendo al figlio. Appena l'ho visto in stazione ho capito che era un uomo riservato e rigido, infatti non ha parlato molto durante il tragitto, ma forse la sua riservatezza e austerità è dovuta alle condizioni del suo paese, al modo in cui è stato cresciuto. Ma non serve un genio per capire che è una persona buona, infondo ha cresciuto Alexander, e lo sta dimostrando dal sorriso che sta regalando a me e a tutti noi. "Non è colpa di nessuno qui, solo della guerra. Alexander è un uomo fantastico e voi dovete essere orgogliosi di lui" dice mia mamma dopo essere stata in silenzio per tutto questo tempo. Se qualcuno ci guardasse da fuori sembreremmo una famiglia come tutte le altre, e forse lo saremmo se le circostanze fossero a nostro favore, ma invece non possiamo essere più anticonvenzionali di così e forse è proprio questo che ci rende speciali. "Bene direi che adesso possiamo anche metterci a tavola, sedetevi pure, Clara vieni ad aiutarmi." Alle parole di mia madre tutti si siedono cominciando a discutere di argomenti più leggeri e consoni al Natale, afferro la pentola con della carne all'interno e la posiziono al centro della tavola e così fa mia mamma con la verdura e la polenta. "Non è tantissimo ma per fortuna Alexander è riuscito a procurarci qualcosa dalla caserma" dico guardando mio marito alla mia destra, forse con uno sguardo un po' troppo innamorato. "Che belli che siete!" esclama infatti Caterina mentre afferra un pezzo di pane. Alexander scuote la testa sporgendosi verso di me per afferrare l'acqua e approfitta di questo momento per sussurrarmi una cosa che a stento riesco a comprendere. "Sei rossa come il vestito meine Liebe, ricomponiti tesoro." Lui crede di aiutarmi dicendo queste cose ma in realtà peggiora solo la situazione, ma lui lo fa apposta perché gli piace vedermi così. Gli tiro un calcio da sotto la tavola facendogli andare l'acqua di traverso e da brava mogliettina gli do delle pacche sulla schiena. "Comunque volevo precisare una cosa - esclama all'improvviso mamma - che a differenza di mio marito io ho subito sostenuto la loro relazione." Io la guardo un attimo confusa, ma se è stata la prima ad arrabbiarsi! I genitori di Alexander scoppiano a ridere mentre papà rimane con la forchetta sospesa in aria. "Tesoro, ma se sei stata tu a cominciare ad attaccarla appena ha aperto bocca! Sarai stata la prima ma non ti sei risparmiata neanche tu." Il silenzio cade nella cucina ma all'improvviso, noi quattro rimasti fuori da questo battibecco, scoppiamo a ridere mentre alterniamo lo sguardo fra loro due. I miei genitori a volte sono veramente divertenti, sono fatti l'uno per l'altra. Fin da piccola li guardavo e dentro di me speravo di trovare un uomo come papà, un uomo che mi trattasse bene e mi facesse ridere come lui faceva con la mamma, e adesso quell'uomo è accanto a me. "Siete veramente divertenti" mormoro mangiando un pezzo di polenta. Nel mentre la cena procede tranquillamente, parliamo delle nostre vite, del mio lavoro all'ospedale, dei nostri progetti futuri per quando la guerra finirà. Dalle parole del mio soldato non dovrebbe durare ancora a lungo e suoi genitori lo confermano, in Germania le cose non vanno molto bene e Hitler è ai ferri corti. Nel mio cuore spero che questa volta la guerra finisca davvero, che questo sia l'ultimo Natale passato con la paura di un bombardamento, l'ultima cena fatta con il cibo acquistato grazie alle tessere annonarie. Mi auguro che Alexander, il prossimo anno, potrà riporre nell'armadio la sua divisa per non doverla indossare più. Manca poco alla mezzanotte e siamo tutti riuniti intorno al tavolo per giocare a carte, e siccome che è un gioco in uso specialmente in Germania ci siamo divisi in coppie. Io sono con Klaus, mia mamma con Alexander e papà con Caterina. Dopo aver perso le prime quattro partite vinte due dalla squadra di Alexander e due da quella di papà, forse è arrivato il momento della mia vincita. "Gut, adesso che carta devi lanciare?" mormora Klaus cercando di insegnarmi per la centesima volta che carte lanciare per poter vincere almeno una mano. Osservo attentamente ogni carta per poi indicargli la mia scelta. "Esatto, finalmente hai capito" esclama facendo ridere tutti, tranne me. Ammetto di non essere molto brava ma mi sto impegnando. Lancio la carta scelta e il sorriso compiaciuto di mia mamma si trasforma in un'espressione afflitta. "Non ci credo, hai vinto Clara!" Le facce sconvolte di tutti i presenti non smorzano la mia euforia e quella di Klaus, forse questo è il miracolo di Natale più importante di stasera: io che vinco una partita a carte. "Sehr sehr gut, avete visto la mia allieva?" Alexander scuote la testa lanciando le carte che aveva in mano sul tavolo, mi guarda truce ma un sorrisetto mi fa capire che è orgoglioso della mia vincita. "Scusa Clara, non vorrei distogliere la tua felicità da questa vincita puramente casuale ma tra poco è mezzanotte" dice papà guardando l'orologio. Non mi accorgo neanche del sarcasmo di questa frase perché viene offuscato dal Natale che sta arrivando. Mi avvicino al mio soldato prendendogli la mano e ci dirigiamo in salotto vicino al fuoco e all'albero illuminato. Dopo pochi minuti l'orologio scocca la mezzanotte, il Natale 1944 è ufficialmente arrivato. Come da rito tutti e sei ci facciamo gli auguri sperando, dentro di noi, che il nuovo anno che arriverà fra poco sarà diverso, con la speranza che questo Natale sia l'ultimo Natale di guerra. Mi soffermo su Alexander rimanendo nascosta fra le sue braccia che mi stringono, entrambi avevamo sognato un Natale come questo e finalmente lo abbiamo avuto. Per quanto ci riguarda la guerra ha perso ancor prima che sia finita. "Ich liebe dich, buon Natale Clara" sussurra afferrandomi il viso per baciarmi. "Buon Natale Alexander, ti amo anche io." Rimaniamo a fissarci per un po' ma all'improvviso vedo i suoi occhi accendersi. Cosa gli è venuto in mente adesso! "Mettetevi tutti vicini sul divano. Vi faccio una foto, sistematevi così vado a prendere la fotocamera." In un secondo sparisce su per le scale, noi ci guardiamo leggermene confusi ma poi facciamo come il fotografo ha ordinato. "Ha veramente questa passione per le foto!" sussurra Klaus seduto dietro di me. Io e mia madre siamo sedute per terra mentre Klaus, Caterina e papà sul divano. In un batter d'occhio Alexander ritorna tutto sorridente con la macchinetta fotografica fra le mani. "Perfetti, adesso guardate nell'obiettivo e sorridete!" Io e mia mamma ci stringiamo e in pochi secondi sento il click della fotocamera, segno che la foto è stata scattata. "Gut! In questi giorni la sviluppo così potrete vederla" esclama euforico il mio Alexander. "Ti piace così tanto fare le foto?" chiede sua madre rigirando fra le mani la macchina fotografica. "Ja, mi piace tanto" risponde guardando me. Entrambi ci capiamo con un solo sguardo, le foto della Lapponia, le foto scattateci da Maria, quelle foto che faremo vedere ai nostri figli. All'improvviso la mamma accende la musica sul giradischi facendo diffondere della bellissima musica come quattro anni fa, e come quattro anni fa, Alexander mi afferra per i fianchi facendomi aderire al suo corpo. Senza curarci di altre due coppiette appena formate cominciamo a ballare lentamente, ci guardiamo negli occhi senza distogliere lo sguardo l'uno dall'altra, in questo sguardo siamo capaci di parlare senza aprire bocca. Questa festività, per quanto il l'adori, porta sempre un po' di malinconia e tristezza ma non ho mai capito il perché, fino ad ora. Guardando la persona più preziosa per me capisco da dove derivi la malinconia, e cioè dalla paura che il prossimo Natale non sia qui a festeggiarlo insieme a me, che questa guerra ormai ai ferri corti abbia ancora il potere di portarmelo via, e quest'anno questo timore è ancora più forte degli altri anni. "Amore mio - mormora lui appoggiando la fronte sulla mia - so che hai paura, la guerra non è ancora finita e sappiamo entrambi che possono succedere tante cose ancora, ma tu devi sempre ricordarti delle mie parole e del mio amore per te, che ti raggiungerà sempre di vita in vita." "Tu la devi smettere di leggermi nel pensiero soldato, però hai ragione a dire che ho paura ma so anche che tu non mi lascerai mai come io non lascerò mai te. Promettimi solo che il prossimo anno saremo ancora qui, a danzare durante la notte di Natale." Mi sorride baciandomi la fronte, lo abbraccio fermando così il movimento lento dei nostri corpi. "Te lo prometto meine Liebe." Lui mantiene sempre le promesse, aveva promesso che sarebbe tornato dalla Polonia per sposarmi e lo ha fatto, aveva promesso che mi avrebbe protetta dalla guerra e lo ha fatto, mi ha promesso che mi avrebbe trovata anche nella prossima vita e lo avrebbe fatto, solo che io ancora non potevo saperlo. L'unica promessa che non avrebbe mantenuto è proprio quest'ultima: non avremo più danzato la notte di Natale. Solo che lui non poteva saperlo.
Passata l'una di notte Alexander ha accompagnato i suoi genitori alla pensione, non poteva fare altrimenti visto il coprifuoco e lui avrebbe saputo dare una spiegazione logica in caso ce ne fosse stato bisogno. Abbiamo augurato a Caterina e Klaus una buona notte, sapendo comunque che il giorno dopo ci saremmo rivisti e per tutto il tempo che Alexander è stato fuori io l'ho aspettato sveglia a letto. Appena ho sentito la porta della cucina aprirsi ho tirato un sospiro di sollievo, era rientrato sano e salvo! "Tesoro, eccomi a casa" sussurra facendo capolino dalla porta della nostra stanza. Io gli sorrido mettendomi a sedere sul letto, Alexander non ha notato che in mano ho un pacchettino, il suo regalo di Natale. Non ho voluto darglielo insieme a tutti gli altri perché è un pensiero intimo, solo nostro. Nel mentre che fremo per consegnarli il regalo, Alexander si spoglia per poi infilarsi il pigiama e raggiungermi sotto alle coperte. "Soldato, so che sei stanco ma devi ascoltarmi!" Lui mi guarda confuso ma si mette in ascolto, non prima però di avermi dato un bacio. "Qui ho il tuo regalo, non ho voluto dartelo insieme ai nostri genitori perché è una cosa solo nostra, è molto... personale, diciamo. Ecco a te amore." Sono più felice di lui, questo regalo l'ho realizzato io ed è da Aprile che ci sto lavorando, spero che gli piaccia. Alexander mi sta guardando con disapprovazione, so che lui non vorrebbe mai regali, però vedo il luccichio di curiosità nei suoi occhi. "Clara, quante volte te lo devo dire?" "Non sei curioso?" "Ma certo che lo sono! Grazie tesoro." "Prima di ringraziarmi aprilo, ci ho messo tutta me stessa." Si rigira fra le mani questo pacchetto rettangolare e sottile e finalmente lo scarta rivelando un quaderno verde con una scritta sul davanti: Clara & Alexander. Io lancio un gridolino di felicità saltellando sul letto. Lui mi guarda confuso, ma quando lo apre iniziando a leggere al suo interno una lacrima gli scende sulla guancia. Mi avvicino a lui per abbracciarlo forte, Alexander mi stringe di conseguenza continuando a leggere e a piangere da sopra la mia spalla. "Clara... hai scritto la nostra storia?" mi chiede con la voce rotta. "Esattamente, inizia dal nostro scontro e se vuoi ti dico come finisce - sussurro prendendogli il viso fra le mani - la guerra è finita e noi siamo finalmente liberi e felici, viviamo nella nostra casa fra le montagne con nostra figlia." Lui mi guarda incredulo scuotendo la testa, forse stenta ancora a credere che io l'abbia fatto veramente. "Dopo il 4 Aprile, il giorno in cui abbiamo parlato di Mila e dell'ufficiale, ho cominciato a scrivere della nostra storia, ho deciso di imprimere su carta come ci siamo conosciuti, come ci siamo innamorati, come abbiamo affrontato la guerra insieme e come l'abbiamo sconfitta. Siamo lì dentro Alexander, siamo immortali adesso." Alexander continua a guardarmi con le lacrime agli occhi e all'improvviso mi afferra il viso baciandomi, mi bacia così forte da togliermi il fiato. Come riflesso incondizionato mi stendo sul letto attirandolo verso di me. "Non è stato facile scrivere con te fra i piedi sai?" mormoro mentre le sue labbra non mi lasciano un secondo. "Perdonami, la prossima volta che devi farmi un altro regalo dimmelo che vado a dormire in caserma." Ridiamo silenziosamente guardandoci negli occhi. "Grazie meine Liebe, la leggeremo a nostra figlia, così le insegneremo l'amore vero." Gli sorrido felice come non mai, Alexander si distende su di me appoggiando la testa sul mio seno, afferro il quaderno e inizio a leggere, finché entrambi non ci addormentiamo, abbracciati in questa notte magica, in questa notte d'inverno, sognando la fine della guerra che non sarebbe tardata ad arrivare.
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Ricordo che era Aprile
Fiction généraleRovereto, 1940 La guerra è appena scoppiata in Italia, il mondo è in guerra, ma Clara, una ragazza di sedici anni, si augura che nel suo paese fra le montagne la sua quotidianità non cambi. In cuor suo spera che la vita, la vita che conosceva fino a...