Capitolo 29

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Rovereto, 12 Aprile 1943

Sono passati due mesi da quando Alexander è tornato e con la sua presenza è tornato anche il sole. Non ci siamo più staccati, ogni volta che avevamo tempo libero lo utilizzavamo per vederci e per pianificare il nostro matrimonio. Quando abbiamo detto a mamma e papà il nostro intento è calato il silenzio in tutta la casa, stavo pensando al peggio finché mio padre non mi ha raggiunta per stringermi a sé. La mamma è scoppiata in lacrime ed è corsa ad abbracciare Alexander, entrambi erano commossi e non hanno esitato a darci la loro benedizione. Ci hanno sostenuti fin dall'inizio cominciando a progettare insieme a noi le nozze, un loro consiglio è stato quello di celebrarle in maniera intima, in modo che poche persone potessero venirne a conoscenza. Non l'hanno fatto con cattiveria, vogliono solo proteggerci perché sanno quanto possano essere cattive le persone, e io sono d'accordo con loro. Adesso che Alexander è qui il peso della guerra sembra meno opprimente, e mi sembra di essere ritornata la ragazza spensierata che ero un tempo. Dall'altra parte, però, i ricordi di quello che ha vissuto Alexander in quest'ultimi anni sono ancora freschi e fanno male, io cerco sempre di alleggerire quel peso che porta sulle spalle da quando è scoppiata la guerra ma alcune volte lo vedo assente, in quei momenti faccio solo una cosa lo stringo a me e lascio che il silenzio parli per noi. Ci sono sempre per lui e lui c'è sempre per me. All'inizio di Aprile ho avuto paura che quelle sensazioni che avevo provato due anni fa riemergessero, per soffocarmi come avevano fatto tempo fa. L'anno scorso, se ci sono state, non le ho neanche sentite, i pensieri brutti e i timori li ho provati ogni giorno per due anni interi. Quest'anno invece Aprile è iniziato in modo tranquillo, mi ha lasciata vivere il ritorno di Alexander in modo gioioso e spensierato, nonostante i suoi sbalzi d'umore dovuti a quello che ha vissuto. Non mi ha ancora raccontato di quello che ha visto in questi lunghi anni e voglio che lo faccia quando se la sentirà lui, io sono qui sempre e lui lo sa. Oggi compio 19 anni, il sole brilla alto nel cielo e si sente appieno la primavera appena sbocciata. Mi dirigo in cucina per prendere un bicchiere d'acqua, fa molto caldo oggi per essere Aprile, sento gli uccellini cinguettare e quindi mi affaccio alla finestra respirando l'aria primaverile. "Clara!" sento urlare, mi sporgo e vedo Alexander nel vialetto di casa. Io lo saluto felice con la mano e mi precipito fuori correndo fra le sue braccia pronte a farmi fare una giravolta. "Tanti auguri meine Liebe. Ti ho portato questi" mi dice baciandomi ogni volta dopo una parola e alla fine mi porge un mazzo di fiori. Con un semplice mazzo di fiori io sono la persona più felice del mondo. "Grazie! Ho un déjà-vu" rido io riferendomi al suo compleanno del '41, alla torta alle fragole, al libro in tedesco e alla mimosa. "Ci sono le margherite, il tuo fiore preferito, e le rose" mi spiega lui, sono meravigliosi e mi inebrio del loro profumo. Per farmi felice basta poco un mazzo di fiori e le persone che amo. "Grazie mio soldato, ti amo." Gli prendo il viso sorridente e gli stampo un bacio sulle labbra. È bello vederlo un po' spensierato, in questi ultimi due mesi era sempre un po' sfuggente, un po' perso nei suoi pensieri. "Ho un'altra sorpresa festeggiata. Adesso io e te andiamo in chiesa e chiediamo al parroco per via del nostro matrimonio" mi dice Alexander con il suo solito sorrisino. Io lo guardo incredula, il nostro sogno sta per diventare realtà? "Veramente?" "Certo!" dice convinto e io gli sorrido prendendogli il cappello e mettendomelo in testa. Gli faccio il saluto militare facendo la seria. "Andiamo allora!" esclamo e intanto comincio ad inviarmi giù per la discesa. "Ti porti dietro anche i fiori?" mi chiede divertito. "No, in effetti." Presa dall'euforia e dalla felicità inizio a saltellare verso la porta di casa. "19 anni e non sentirli" sussurra prendendomi in giro. "Dai Alexander!" dico facendo la finta offesa. Entro in casa e cerco un vaso trovandone uno sopra a un mobile in salotto. Il profumo di quei fiori mi entra nelle narici, lo inspiro forte sperando di ricordarlo anche quando saranno appassiti. "Perché avete un vaso vuoto sopra lì?" mi chiede un po' confuso e in effetti non ha tutti i torti. "Non lo so, c'è sempre stato." Quindi lo riempio con l'acqua fresca, sentendo gli occhi di Alexander scrutarmi, li sento scivolare sulla mia schiena e dei brividi percorrono il mio corpo. "Volevo prenderti le stelle alpine, ma è un pochino impossibile" mormora guardando il mio vestito rosso con quei fiori. È identico a quello che portavo quel lontano 14 Giungo 1940, cambia solo il colore. "Non importa, ho la tua stella alpina di legno" dico sorridendogli, è sempre sopra al mio comodino, è lì che mi protegge dagli incubi. Il mio acchiappasogni! Nel mentre posiziono il vaso con i fiori al centro del tavolo e li ammiro in tutta la loro bellezza. "Avanti soldato, dammi il cappello" dice Alexander battendo la mano sopra al berretto e io glielo porgo dimenticando di avercelo in testa. Che sbadata! Dopo aver camminato sotto il caldo sole di Aprile arriviamo davanti alla Chiesa di San Marco, è una chiesa meravigliosa con la facciata tutta rossa ma il bello è quando si entra. Affreschi, sculture e una navata lunghissima ci danno il benvenuto appena entriamo, beandoci di quella frescura tipica delle chiese. Facciamo il segno della croce e Alexander mi prende a braccetto. "Non posso crederci che attraverserò questa navata per sposarti" esclamo felice dandogli un bacio sulla divisa. "Io non vedo l'ora di vederti con l'abito da sposa" mi sussurra all'orecchio e posso quasi vedere il mio soldato all'altare che mi aspetta. Fremo dalla felicità e dall'amore. "Clara! Tenente..." Ci giriamo a quella voce e vediamo il parroco dall'altra parte della chiesa, quindi noi lo raggiugiamo. "Buongiorno, volevamo parlarle" comincia Alexander, lui ci guarda un po' strano, soprattutto indugia un po' troppo sul tenente. Una strana sensazione si fa strada nel mio petto, ero così felice che non ho pensato a degli eventuali problemi. "Venite." Entriamo nella sagrestia e ci sediamo, Alexander mi sorride e mi prende la mano. Anche lui è felice e spero che la situazione non cambi. "Noi vorremmo sposarci, e volevamo chiederle se era possibile farlo il 15 Maggio." A queste parole lui ci guarda stralunato. Da quella espressione capisco tutto, so già come andrà a finire. "Oh be ehm... lo vedo difficile, insomma..." balbetta il prete. "Perché? Ci amiamo" chiedo confusa cercando di capire dove stia il problema. Ma il problema è proprio il prete. So già che tutto quello che dirò non servirebbe a nulla. "Certo ed è solo questo che conta, ma vedete... nella mia posizione sposare una ragazza del paese con un tedesco ecco... sono il parroco, e la gente avrebbe dei pregiudizi, parlerebbe." Io guardo a bocca aperta Alexander che è sconvolto quanto me, ma con che coraggio ha detto una cosa del genere? Se Alexander fosse un soldato diverso lo avrebbe già arrestato. Io non ce la faccio più, mi alzo dalla sedia e perdo il controllo della situazione. "Non ci credo! Solo perché è tedesco! Andiamo via ti prego. Questi stupidi pregiudizi." Urlo contro al prete che mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite e corro fuori arrabbiata. Sto per uscire dalla chiesa ma delle mani mi bloccano, mi girano con forza e mi stringono a sé. "Shh Clara calmati, calmati piccola" mi sussurra il mio soldato. Come fa a essere sempre così calmo? Forse è così abituato a tutto questo che ormai non ci fa neanche più caso. "Non è giusto..." "Lo so, la guerra non è giusta. Ma devi calmarti siamo in chiesa" sussurra accarezzandomi la schiena e baciandomi i capelli. Sembra calmo ma lo sento tremare, dentro esplode, lo vedono tutti come un mostro e io non posso fare niente per fermare tutto questo, niente per proteggerlo. "Perché devono sempre avere questi pregiudizi? Non ti conoscono, sei l'uomo più buono che io abbia mai conosciuto in vita mia" dico appoggiando la fronte sulla sua divisa e lo sento sorridere. "Troveremo un altro modo, qualcun altro. Io ti sposerò Clara – dice prendendomi il viso – sarai mia moglie. Dovessi io stesso celebrare la cerimonia." Io gli sorrido scuotendo la testa e lo bacio sentendo le sue braccia stringermi. Siamo veramente noi contro tutti, gli unici che ci sostengono sono i miei genitori e la mia amica Maria, forse se non ci fosse la guerra lui non verrebbe visto come un mostro, ma purtroppo questo non posso saperlo. In tutto questo il prete è rimasto in sagrestia, mentre noi siamo rimasti abbracciati in mezzo alla navata che un mese dopo avrei percorso per andare a sposare il mio soldato, nonostante tutto.

Nota autrice: 

Dovete sapere che esattamente due anni fa, il 12 Aprile 2022, nel cappuccino che avevo preso a scuola era comparsa una margherita. Quel giorno sarebbe stato il compleanno di Clara e qualcuno me lo ha ricordato regalandomi come poteva il suo fiore preferito.

- Clara

Ricordo che era AprileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora