Capitolo 32

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Rovereto, 2 Settembre 1943

L'estate è volata, la nostra prima estate come marito e moglie è stata piena di novità, a partire dal fatto che tutte le sere Alexander cenava a casa nostra, tranne quando doveva lavorare fino a tardi. Noi quattro intorno a una tavola a parlare, i miei genitori erano felici come non mai perché vedevano me felice, Alexander li ha conquistati con il suo spirito genuino e puro, almeno così la vedo io. Anche se a volte le voci che girano non sono quasi mai a nostro favore noi quattro abbiamo costruito un'aura intorno a noi e nessuno può scalfirla, siamo una famiglia adesso e come una famiglia affronteremo tutto. Anche i genitori di Alexander erano contentissimi del matrimonio ma purtroppo non sono potuti venire, in Germania le cose sono messe peggio che qui. Prima delle nozze mi avevano inviato una lettera indirizzata solo a me, scritta tutta in tedesco, nella quale mi dicevano che ero entrata a far parte della loro famiglia. Mi hanno chiamata "unsere Tochter". Nostra figlia. Ho pianto lacrime di gioia, ma anche di tristezza perché per Alexander non è stato facile non averli vicino, ma per fortuna la malinconia è stata spazzata via dalla felicità del momento. Ogni notte Alexander resta a dormire con me, non ci importa se le persone lo verranno a sapere, la vita è troppo breve per preoccuparsi di quello che pensano gli altri, e nel buio della notte ci amiamo in silenzio, con la Luna come nostra complice, per poi addormentarci avvinghiati l'uno all'altra. Ogni notte prima di chiudere gli occhi lo osservo, così da vicino che i nostri nasi si sfiorano, osservo le sue palpebre chiuse, la sua bocca socchiusa e gli accarezzo i capelli, le spalle, la schiena, toccando la sua pelle liscia e calda, su e giù, fino a che non si addormenta. Quel momento è solo mio, e me lo prendo tutto per amarlo in silenzio nell'oscurità della notte, lo guardo mentre dorme, anche un soldato ha l'anima innocente mentre dorme. Il mio ce l'ha di sicuro. E la guerra? La guerra era giunta a una svolta, per un misero momento ci aveva illuso che tutto sarebbe finito presto, che la pace sarebbe stata alle porte ma invece non è stato così. Fra la notte del 24 e del 25 Luglio Mussolini fu deposto e arrestato, mettendo così fine al fascismo. Era veramente finita? Dopo tre anni di terrore era veramente finito tutto? Purtroppo no, ma a quella notizia tutta Italia scese nelle piazze manifestando la propria gioia pensando che la guerra fosse arrivata al capolinea. Pochi giorni dopo quella gioia tramutò di nuovo in terrore, il maresciallo Badoglio fece un annuncio dicendo che la guerra sarebbe continuata, inarrestabile, crudele e mortale, nonostante lo scioglimento ufficiale del Partito Nazionale Fascista. Tutti erano stanchi della guerra ma nessuno sembrava intenzionato a farla finire, ma le persone non volevano la pace? In quei mesi d'estate, che sono stati delle montagne russe per tutto il paese, per me e Alexander sono stati la nostra luna di miele, nonostante il costante promemoria che lui era un soldato e che tutto quello che stava capitando lo stava toccando in prima persona, lui era come avvolto da un'aura protettiva che includeva anche me. Eravamo sposi novelli, eravamo innamorati e non ci importava di nulla. In quei mesi niente ci poteva sfiorare, nemmeno la guerra.

Settembre è iniziato, io e mio marito stiamo aspettando la mia amica Maria che ci raggiungerà fra poco, ci deve presentare una persona e con mia grande gioia lei è diventata molto amica di Alexander. La mia migliore amica, mio marito e io, un terzetto perfetto, ma da quel che abbiamo capito Maria deve presentarci una persona importante per lei, e questa volta credo che sia una cosa seria. Abbiamo steso una coperta sul prato e stiamo prendendo gli ultimi sprazzi del calore del sole, prima che l'autunno arrivi portando con se giornate grigie e piovose che io amo tanto. Alexander è accanto a me e continua a scattarmi foto, è riuscito ad avere una macchinetta tutta sua e questa è stata la fine, non fa altro che spiegarmi come funziona e il processo per sviluppare le foto, io lo ascolto rapita non riuscendo a non essere felice per lui. Vederlo così mi fa piangere, vorrei che buttasse la divisa per dedicarsi solo alla fotografia ma purtroppo non è possibile. "Sorridi amore mio" esclama all'improvviso con la sigaretta alla bocca e quindi lo accontento per l'ennesima volta, mi metto in posa e faccio uno dei miei migliori sorrisi, anche se non è grande come quello di lui adesso. "Sei bellissima Clara, vorrei urlare a tutto il mondo che mia moglie è bellissima, magari faccio finire la guerra." Io lo guardo con tenerezza, nessuno a primo impatto direbbe che lui è così perché la prima cosa che salta all'occhio è il suo portamento rigido e attento, ma una cosa non lo lascia mai: il suo sorriso. Mi sento fortunata a conoscere questo lato di lui, lo regala solo a me e io lo custodisco gelosamente. Senza che lui se ne accorga gli prendo la macchinetta dalle mani, adesso è il mio turno di essere una fotografa. "È il tuo turno soldato, sorridi a tua moglie." Lui ride scuotendo la testa, con la sigaretta che gli pende dalle labbra, i capelli al vento e la camicia arrotolata sugli avambracci, proprio in quel momento scatto la foto. "Sei così bello... voglio averla questa foto così la terrò sempre con me, così non ti dimenticherò mai" dico con velo di tristezza, ogni giorno ho il terrore che la guerra me lo porti via, ne ho veramente paura. "Ehi piccola – mormora alzandomi il mento – io sono qui, non me ne andrò mai qualsiasi cosa accada. Capito? Sono tuo per sempre, anche nella prossima vita." Io lo guardo aggrottando le sopracciglia, nella prossima vita? Prima di avere il tempo di chiedergli cosa intendesse le sue labbra toccano le mie sfociando in un dolce bacio, e appena ci stacchiamo vediamo Maria arrivare in compagnia di un soldato. Un soldato? Senza pensarci due volte mi alzo raggiungendola correndo, lei mi viene incontro con una piccola corsetta e ci gettiamo l'una nelle braccia dell'altra. "Clara ciao, da quanto non ci vediamo! Come mi sei mancata" dice stringendomi forte. "Anche tu mi sei mancata Maria, fatti guardare." Ci scostiamo e la osservo in tutta la sua bellezza, alta e slanciata, con i capelli neri corti e il suo solito rossetto rosso. L'ho sempre ammirata, fin da piccola, mi sento molto fortunata a essere sua amica. "Sei sempre bellissima amica mia." "Io Clara? Guardati te, sei così raggiante! Il matrimonio ti fa bene." Io scoppio a ridere e dietro di me sento la presenza di Alexander, non lo vedo ma sento il suo profumo. "Giuro che mi sta trattando bene, Maria" dice lui con finta serietà. "Dimmelo se ti dovesse sfruttare, la conosco da quando eravamo bambine e alcune volte è impossibile" controbatte lei, stanno parlando come se non esistessi. "Oh lo so bene" sussurra Alexander guardandomi maliziosamente ma io giro la testa dall'altra parte. "Vi siete coalizzati contro di me?" chiedo ma girando lo sguardo noto questo ragazzo con la divisa del Regio Esercito Italiano e la mia timidezza fa capolino. Per fortuna Maria, vedendo il mio sguardo indirizzato a lui, ce lo presenta con un sorriso a trentadue denti. "Alexander, Clara lui è Giulio ed è un sottotenente dell'esercito italiano." Alexander si fa subito avanti, i due si mettono sull'attenti facendosi il saluto militare per poi stringersi la mano. "Piacere sono il tenente della Wehrmacht Alexander Krumme, lei è mia moglie Clara" dice orgoglioso mettendomi una mano sulla schiena. "Piacere sottotenente" rispondo educata. "Piacere di conoscerla signorina, sono il sottotenente Giulio Mori." Gli sorrido educatamente e dopo aver rotto il ghiaccio ci dirigiamo tutti e quattro sulla coperta. Maria mi prende sottobraccio e io le chiedo subito una cosa. "Un soldato Maria? Devi raccontarmi tutto lo sai vero?" dico sottovoce. "Certo vi racconterò!" Ci sediamo e il soldato comincia a parlare. È molto alto, ha i capelli scuri e gli occhi verdi, ha il solito portamento che hanno tutti i soldati ma dal sorriso che ci rivolge sento che è una brava persona, infondo sono l'ultima che può fare pregiudizi. "Maria mi ha parlato molto di voi due, sono veramente felice di conoscervi" esclama sorridendo sia a me che ad Alexander. La mia amica gli afferra la mano e il suo sguardo si fa adorante, li osservo e noto che nei loro sguardi c'è una cosa che salta subito all'occhio. Quei due si amano! "Ci siamo conosciuti al parco, io ero seduta su una panchina e lui era con i suoi uomini, l'ho guardato di sfuggita ma lui mi stava osservando già da tempo, siamo rimasti a fissarci per dei minuti interi finché lui non si è fatto avanti e mi ha chiesto di uscire, senza giri di parole. Quindi siamo usciti, abbiamo parlato, ci siamo conosciuti ed ora eccoci qui." Maria mentre raccontava era al settimo cielo, aveva gli occhi che scintillavano, non l'ho mai vista così neanche con i soliti ragazzi di cui aveva sempre una cotta passeggera. "Ed ora vi amate" mormora il mio soldato sorridendo ad entrambi, capisco quello che sta provando perché la sento anche io, la malinconia. La malinconia dei primi sguardi, dei primi sorrisi e dei primi baci. Istintivamente gli afferro la mano. "Sì ci amiamo, io la amo – dice Giulio guardandola – è capitata all'improvviso e ora fa parte di me. Era così entusiasta di presentarmi a voi, so che non è stato facile per voi due perché me lo ha accennato, ma io vengo in pace, ci tenevo a dirvelo." Maria annuisce stringendogli il braccio e guarda sia me che mio marito. "Grazie sottotenente, veramente, vi auguro il meglio. Maria e io ci conosciamo da poco in realtà ma siamo diventati amici da subito, grazie a Clara" dice guardandomi, dal mio canto non so cosa dire, quindi mi sporgo verso la mia amica e la stringo a me, felice come non mai. "È bellissimo, sono così felice per voi!" esclamo. "Grazie tesoro, anche io lo sono." Il suo tono di voce allegro nasconde però una certa tristezza, riesco a percepirla, ma prima di parlarle vado verso il soldato. Il suo soldato. "Sono felice di averla conosciuta sottotenente, mi raccomando la tratti bene" dico baciandogli le guance. Lui mi sorride grato e subito Alexander si fa avanti, entrambi si tirano una pacca sulla spalla sorridendo, un soldato italiano e un soldato tedesco che si comportano da amici, per me non esiste cosa più bella. "Comunque mi dia del tu signorina" mormora rivolgendosi a me. "Oh anche tu, siamo amici adesso no?" "Jawohl" esclama Alexander e io lo guardo scuotendo la testa, è sempre il solito. Rimaniamo a parlare per molto tempo, mangiando qualcosina che entrambi i soldati hanno recuperato dalle caserme, solo per noi due! Ovviamente l'argomento guerra non poteva essere lasciato in disparte dai nostri uomini che hanno cominciato a parlare in modo concitato del conflitto. Io e Maria ci guardiamo scuotendo la testa ma poi ridiamo di sottecchi mettendoci un'attimino in disparte, è arrivato il momento di chiederle della sua tristezza che vedo quando guarda Giulio. "Maria, non ti ho mai vista così raggiante ma... c'è qualcosa che non va? Lo sai che puoi parlarmene" sussurro prendendole la mano che lei stringe subito. "Sai Clara, quando tu e Alexander avete cominciato a uscire insieme non riuscivo a capire come potevi vivere con l'ansia perenne che lui prima o poi poteva andarsene, vi guardavo, e vi guardo vedendo solo una cosa, tanto amore. Quando mi parlavi delle tue paure, quando lui se ne è andato per la Polonia non eri più la mia amica spensierata, dentro di te c'erano il dolore e la paura di perderlo, li vedevo entrambi. Io però non riuscivo a comprenderti al cento per cento, semplicemente perché non stavo vivendo quello che stavi vivendo tu, invece adesso..." La vedo vacillare e per un momento tutto questo mi destabilizza, poche volte l'ho vista così, era lei quella che non aveva mai il morale basso, era lei quella che mi consolava quando stavo male. Ci sono sempre stata per lei ma Maria si è sempre fatta vedere forte, anche se magari non lo era. Adesso invece, guardando il suo soldato, la vedo innamorata e impaurita, ha paura di perderlo come io ho timore di perdere mio marito. Basta uno sguardo per capirci a vicenda. "Ascoltami Maria, so quanto può essere difficile, ogni giorno ti alzi con la paura che gli succeda qualcosa, ogni notte vai a dormire con la paura che lui se ne vada, ogni volta che lo guardi provi un amore così forte che non puoi compararlo a niente tranne che alla paura. Lo so amica mia, è difficile ma dobbiamo farcela entrambe, va bene? Ricordi cosa mi hai detto tre anni fa? Che avevi visto Alexander guardarmi da lontano al parco, lo stesso parco in cui voi due vi siete conosciuti, lo hai definito "il mio soldato" e con quella frase in testa sono tornata a casa camminando a tre metri dal suolo. Ecco, Giulio è il tuo soldato ed è qui, lo sarà sempre qualsiasi cosa accada perché loro sono per sempre. Sono le nostre cose belle." Lei annuisce vigorosamente trattenendo le lacrime, so che vorrebbe piangere ma non lo fa per non far preoccupare gli uomini seduti accanto a noi, i nostri beni più preziosi. All'improvviso mi abbraccia forte e io ovviamente ricambio accarezzandole i capelli. "Grazie Clara, sei meravigliosa. Ricordati di non ascoltare quello che dice la gente su voi due, ti prego" mi sussurra con la voce tremante. "Te lo prometto, e tu ricordati che sono sempre qui." Rimaniamo un po' così finché non sentiamo un silenzio strano, Alexander e Giulio hanno smesso di parlare e adesso ci guardano preoccupati. "Ragazze tutto bene? Meine Liebe?" mi domanda Alexander e io annuisco sorridendo per rassicurarlo. Maria si avvicina a Giulio e lui la stringe a sé, e io guardandoli non posso fare a meno di sorridere. "Alles gut?" mi richiede Alexander accarezzandomi la gamba e io per rassicurarlo gli afferro la mano. "Ja." Mi bacia la tempia e io chiudo gli occhi beandomi del suo tocco leggero, senza che me ne accorga Maria afferra la macchinetta fotografica sentendo poi un click provenire proprio da lei. "Ci hai fatto una foto?" chiedo imbarazzata. "Certo siete bellissimi, scusa Alexander ma un giorno mi ringrazierai. Mettiti dietro di lei e abbracciala, e tu Clara smettila con quella faccia imbronciata e sorridi." Vorrei non darle ascolto ma vederla di nuovo felice rende felice anche me. Alexander si posiziona dietro di me e mi circonda con le sue braccia stringendomi forte, mi lascio ricadere su di lui e un sussurro mi fa tremare. "Un giorno la faremo vedere ai nostri figli" sussurra così piano che faccio fatica a sentirlo. Quella semplice frase mi fa sorridere a trentadue denti e subito sento il click, segno che la foto è stata scattata. Maria emette un gridolino di gioia e vedo Giulio scuotere la testa esasperato, spero che sia consapevole della matta di cui si è innamorato. "Appena posso le sviluppo, grazie delle foto Maria, fatte senza il mio permesso." "Non c'è di che Alexander." Apro bocca per dire la mia ma la richiudo subito appena vedo la figura di mio padre avanzare velocemente verso di noi. Ma che ci fa qui? È successo qualcosa a mamma? Lo vedo trafelato e agitato, questa cosa non mi piace affatto. "Clara!" urla il mio nome e in pochi secondi mi raggiunge con il fiato corto. "Papà! Papà calmati cos'è successo? La mamma sta bene?" Troppe domande fatte troppo in fretta ma mi sta facendo veramente preoccupare, anche Maria e Giulio sono spaventati. "Sì lei sta bene ma..." "Gino calmati per favore, cos'è successo" cerca di chiedergli Alexander ma sembra sconvolto. Mi sta venendo da piangere. "Dovete tornare a casa, tutti e due, anche tu Maria. In paese tutti ne parlano, Trento è stata bombardata, hanno bombardato Trento e hanno distrutto metà città, sono morte un sacco di persone. Ti prego Clara torna a casa, potrebbero arrivare anche qui e..." All'improvviso non sento più le sue parole, non sento più nulla solo una grande paura che comincia a nascermi nel petto, hanno bombardato Trento? È così vicina a noi! Dev'esserci uno sbaglio. Ma invece non c'era nessuno sbaglio, quello è stato il primo bombardamento del Trentino e non sarebbe stato l'ultimo. "Clara, ehi Clara ascoltami amore mio. Tu devi andare a casa, tutte e due, capito? Io e Giulio dobbiamo andare in caserma perché se quello che dicono è vero dobbiamo agire, hai capito? Guardami!" mi urla Alexander scrollandomi e solo adesso ritorno come alla realtà. Come, lui non viene con me? "Come? Tu non vieni con me a casa?" chiedo ingenuamente prendendolo per le spalle, siamo tutti in piedi adesso pronti a prendere coperta e cibo per andare via. "No non posso venire a casa, lo sai meglio di me. Ascoltami, tu aspettami lì d'accordo? Prenditi cura di tua madre, cerca di stare tranquilla perché andrà tutto bene." "Non puoi saperlo Alexander, potrebbero bombardare anche qui e se ti dovesse succedere qualcosa..." mormoro con le lacrime che minacciano di uscire, ma non voglio piangere. "Non mi succederà nulla amore mio – dice abbracciandomi forte – tornerò a casa subito, non te ne accorgerai neanche che sono stato via." Mi sta parlando come si parla a un bambino di cinque anni, forse è proprio questo quello che sono ma il pensiero che lui sia la fuori, con il pericolo che gli cada una bomba in testa mi terrorizza. "Ich liebe dich, baciami adesso e poi vai a casa." Lo guardo per capire se tutto questo è vero, è successo tutto così in fretta che mi sembra di sognare. Gli afferro il viso e lo bacio incurante di tre paia di occhi che ci stanno guardando, bacio mio marito pregando silenziosamente l'Universo affinché lo tenga al sicuro. Senza che me ne accorga mi sento afferrare il braccio per trascinarmi via e seguita da Maria ci dirigiamo verso casa mentre i due soldati corrono dalla parte opposta per capire cos'è successo. Questo sarebbe stato il primo bombardamento del Trentino, abbiamo vissuto per tre anni senza nessuna bomba ma sembrava troppo bello per essere vero, la guerra vera e propria è arrivata anche qui, vicino alle nostre case, vicino alle persone che amiamo. Di lì a poco tempo le nostre vite sarebbero cambiate, questo bombardamento è stato solo un pezzo del disastro che avrebbe colpito le nostre vite, soprattutto la mia e quella di Alexander. Perché in guerra non ci sono regole, non ci sono schemi e le cose più brutte capitano all'improvviso, come quelle belle. Di lì a poco io e mio marito saremmo diventati nemici ufficiali agli occhi dell'Italia e del Terzo Reich.

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Ricordo che era AprileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora