Clara
Rovereto, 26 Marzo 1941
Sono passati parecchi mesi da quel 25 Dicembre e il 1941 non ha portato buone notizie, la guerra continua a ricordarci che c'è, è sempre qui intorno a noi, nelle case, nelle persone che amiamo. È sempre vicino che ci osserva e aspetta il momento opportuno per sferzare la sua migliore alleata, la morte. I razionamenti scarseggiano e la paura aumenta, ma per fortuna Rovereto non è stata toccata da una sola bomba, e inoltre ho ancora il mio soldato qui vicino a me. Sono fortunata lo so, credo che se dovesse andarsene da Rovereto lo seguirei, mi ha fatto innamorare di lui e non posso lasciarlo andare. Non lo lascerò mai andare. Oggi 26 Marzo Alexander compie ventun anni. Lontano dalla sua famiglia e dalla sua casa non potevo non fargli una sorpresa, ci siamo messi d'accordo di trovarci al nostro laghetto e io non vedo l'ora di raggiungerlo. Ho delle cosine che voglio dargli, semplici ma fatte con il cuore. Sto camminando allegramente mentre alzo gli occhi verso il cielo dello stesso azzurro del mio vestito, nella mano sinistra tengo un mazzolino di fiori e in quella destra un cestino. Non vedo l'ora di vedere la sua faccia quando gli farò vedere tutto. "Buongiorno" mi saluta un soldato toccandosi il cappello e io ricambio sorridendo. È una giornata abbastanza calda, per quanto possa essere calda una giornata di fine Marzo in montagna. Mi avvicino a una panchina e appoggio il tutto per sistemare il fiocco che stringe i fiori per poi riprendere il cammino finché non arrivo al laghetto. In lontananza vedo il mio soldato e gli corro incontro, appoggio tutto sull'erba incurante di quello che c'è nel cestino per saltargli in braccio e riempirlo di auguri. "Tanti auguri soldato!" esclamo felice facendolo ridere e lui mi fa fare una giravolta. Poi mi mette giù, gli afferro il viso e lo bacio con trasporto. "Il mio soldato diventa grande!" dico ridendo delle mie stesse parole. "Ma sentila!" dice Alexander scuotendo la testa. Mi avvicino al mio soldato tutto sorridente, con i capelli così biondi da sembrare trasparenti per via del sole e per prima cosa gli consegno i fiori. "Allora, intanto ti do questi. Sono dei fiori che ho raccolto nei campi." Lo guardo speranzosa, mi auguro che gli piacciano. Io personalmente adoro i fiori, fin da bambina li ho sempre raccolti anche se mi dispiaceva strapparli, inoltre regalarli alle persone che si vogliono bene è sempre un bellissimo gesto. "Grazie amore mio. Ci sono anche le mimose – dice annusandole – hanno un profumo stupendo. Lo sai che sono i miei fiori preferiti?" mi rivela con un gran sorriso. "Sul serio? Non lo sapevo!" Senza nessun motivo apparente il mio cuore ha cominciato a battere più forte, le ho prese perché sono di stagione ma non pensavo che fossero il suo fiore preferito. Intanto ci sediamo sull'erba e penso a questa coincidenza. "Sì le ho sempre adorate. Sono dei fiori prettamente femminili, ma oltre al profumo mi piace il loro significato. Rappresentano la purezza e l'innocenza, che io amo nella mia donna" mormora accarezzandomi il mento con il fiore e io gli sorrido arrossendo e scuotendo la testa mentre apro il cesto. "Comunque, buona a sapersi che sono i tuoi fiori preferiti." "Già, così mi ricorderai sempre quando sentirai il loro profumo." Io lo guardo adorante e annuso i fiori in questione. La mimosa. All'improvviso un déjà-vu mi distrae dalle parole di Alexander, è come se questo momento lo avessi già vissuto. Io in un giardino che sento il profumo della mimosa. Cerco di non pensarci, immaginando che sia solo un'impressione, quindi rivolgo lo sguardo verso il mio soldato sorridendogli come se niente fosse successo. "Sì Alexander. Qui ho un regalino, anche se è molto semplice. Credo che tu sappia già che cos'è" rido io indicando la forma. In effetti non è così difficile capire che cosa c'è sotto alla carta regalo. "Clara non dovevi, meine Liebe." Gli prendo la mano e la bacio per zittirlo e dopo tiro fuori un piatto. Dovrebbe smetterla di ringraziarmi per ogni minima cosa che faccio, è il suo compleanno! Davvero pensa che non gli abbia neanche fatto un pensiero? "E qui ho una tortina fatta da me, con panna e fragole" dico soddisfatta cercando di tirarla fuori senza fare pasticci. "Ma che devo fare con te? Io adoro le fragole" esclama più felice che mai. Ho azzeccato tutto! "Fantastico! Dai apri!" Lui inizia a scartare il pacchetto rivelando un libro con la copertina verde. "Come facevi a sapere che lo volevo?" mormora guardandomi incredulo. "Lo avevi detto una volta. È in tedesco." Sorrido felice nel vedere la sua espressione estasiata, adoro fare i regali e vedere che gli è piaciuto mi rende la persona più felice del mondo. Alexander mi abbraccia forte e io ricambio stringendolo a me. "Ti amo soldato, auguri" gli dico stringendolo più forte che posso, è la persona più preziosa e importante che ho. "Grazie meine Liebe, danke" sussurra baciandomi la fronte, lo guardo e scorgo nei suoi occhi la solita malinconia che vedo spesso ultimamente, troppo spesso. "Tutto bene Alexander?" gli domando accarezzandogli la guancia. Vorrei che si aprisse con me, che mi rivelasse le sue paure, le sue angosce e i suoi timori. Vorrei prenderli tutti con me per lasciarlo vivere in pace e serenamente. "Sì tutto bene. Mangiamo la torta." Decido di lasciar stare per questa volta quindi gli porgo una forchetta e iniziamo a mangiare. La torta è composta da due strati di pan di spagna con il centro di panna e fragole. Sono riuscita a trovare tutti gli ingredienti che mi servivano, anche grazie alla mia amica Maria che mi ha aiutato dandomi i suoi. Adoro quella ragazza! "È buonissima" esclama inclinando la testa assaporando il gusto. "Grazie lo so" dico tutta soddisfatta facendolo ridere. Finiamo di mangiare e un'idea mi balena nella testa. Visto che oggi Alexander non vuole dirmi cosa lo preoccupa, voglio comunque fargli sentire la mia vicinanza, voglio trasmettergli il mio amore sperando che capisca che con me può sempre parlare. "Vieni, appoggia la testa qui." Indico il mio petto, così Alexander si appoggia su di me mentre io ho la schiena appoggiata all'albero. Gli accarezzo i capelli biondi e gli circondo le spalle mentre sento che si rilassa su di me, è proprio questo il mio intento farlo rilassare e tranquillizzare. "Ti sto schiacciando." "Non importa, dai leggimi il libro." Lui lo prende e inizia a leggere il titolo e io capisco solo l'autore: Tolkien. Inizia a leggere la prima pagina e comincio a ridere. "Non capisco niente." "Ovvio che non capisci. Stiamo così e basta" dice poggiando il libro. Annuisco, lo stringo ancora di più a me e rimaniamo in silenzio a goderci il sole e il cinguettio degli uccellini. "Starei così per sempre" sussurra lui, all'improvviso, ad occhi chiusi. "Anche io amore mio, è una giornata così bella!" "Ovvio che è bella, è il giorno in cui sono nato io" mi risponde serio e io gli tiro un pugnetto sulla spalla ridendo. "Che scemo che sei" sussurro dandogli un bacio sulla tempia. Restiamo così, assaporando l'aria e il sole di inizio primavera, abbracciati e noncuranti di quello che succede intorno a noi. Ogni volta che siamo insieme tutto scompare, vogliamo che scompaia perché altrimenti non riusciremo ad assaporare i momenti in cui stiamo insieme. Così cerchiamo di rinchiuderci in un bolla chiamata "Clara e Alexander" in modo che niente e nessuno venga a disturbarci, in quei momenti esistiamo solo noi due. Ma basta veramente poco affinché questa bolla scoppi, catapultandoci nella realtà che sempre di più cerchiamo di ignorare.
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Ricordo che era Aprile
General FictionRovereto, 1940 La guerra è appena scoppiata in Italia, il mondo è in guerra, ma Clara, una ragazza di sedici anni, si augura che nel suo paese fra le montagne la sua quotidianità non cambi. In cuor suo spera che la vita, la vita che conosceva fino a...