Capitolo 27

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Edith

Aprile 2022

Aprile è arrivato portando con sé una malinconia e un senso di inadeguatezza che non ho mai provato prima. È difficile, tanto difficile vivere in un epoca e in una società che non senti tua, stare a contatto con persone che non senti affini a te perché tu ti senti diversa, con una mentalità che non va al passo con il tempo in cui vivi. Passioni diverse, una sensibilità molto forte e l'amore per le epoche passate, soprattutto per gli anni '40. Se qualcuno mi sentisse dire che ho sempre sognato di vivere in quegli anni, che li ho sempre sentiti miei mi darebbero della pazza e molto probabilmente mi direbbero che dovrei vergognarmi. Come si fa a voler vivere in un'epoca dove c'era la guerra? Questo non lo so nemmeno io, non l'ho mai saputo finché un'anima venuta proprio dal 1940 non mi ha aiutata a capire, a capire me stessa. È difficile vedere le tue coetanee parlare di ragazzi, delle esperienze che hanno fatto quando tu in 17 anni di vita non ne hai mai avuto uno, non ti sei mai innamorata, non hai mai dato il primo bacio. Ti senti inevitabilmente diversa e a volte esclusa, ma in fondo senti anche di essere un pochino speciale perché ti rendi conto che, nell'epoca in cui vivi, non esistono molte persone come te e forse questo ti rende unica. Ma il mio cuore aspettava un'anima venuta a insegnarmi e a ricordarmi cos'è l'amore, cosa vuol dire amare ed essere amati. Lui è stato il mio primo amore e lo è anche adesso. Anche in questa vita lui è stato il mio primo bacio, la prima persona a cui ho detto "ti amo" e forse doveva andare proprio così, la mia anima aspettava solo lui. E Alexander è dappertutto, nel profumo del suo fiore preferito che sento tutt'ora, nel vento, nei sogni e in quei dettagli che se ci penso a fondo non riesco a darmi una spiegazione. Martedì, il 12 Aprile, sarebbe stato il compleanno di Clara e nel cappuccino che ho preso alla mattina ho trovato una margheritina, proprio così, c'era un fiore disegnato nella schiuma. Un'anima venuta dal Paradiso mi ha regalato una margherita come aveva fatto nel 1943, il fiore preferito della sua Clara. Mi sono chiesta tante volte che cosa io abbia fatto per meritarmelo, ma forse non avrò mai risposte certe. La margherita è anche il fiore simbolo del mese di Aprile, non so che connessione io abbia con questo mese ma appena è iniziato emozioni contrastanti mi hanno invasa, prima di tutto la sua mancanza. Mi manca come l'aria, in questi giorni continuo a pensare alla sua morte, non so che cos'è successo e non so quando, continuo a pensarci giorno e notte e questa cosa non mi sta facendo bene. Mi alzo, faccio colazione, faccio i compiti e vado a scuola, tutti mi guardano e mi parlano come se tutto fosse a posto, ma le persone intorno a me non sanno cos'ho nell'anima, chiudo gli occhi e vedo Alexander steso sul quel letto d'ospedale che più volte ho sognato la notte, lo vedo in lacrime mentre si rende conto che presto se ne andrà, e tutto questo mi sta logorando dentro. L'unica cosa che mi farebbe stare meglio è averlo qui, ma questo non è possibile, sento costantemente un vuoto che potrebbe essere colmato solo dalla sua presenza, ma non posso abbracciarlo, non in carne e ossa almeno, posso solo immaginare di abbracciarlo nel vento. Ma di notte quando sono sola, penso a lui qui, vicino a me, così vicino che posso toccarlo e accarezzargli una guancia, posso stringerlo e baciarlo. Spero solo che sia lui a farmi queste cose, forse lui può sfiorarmi anche se io non lo sento. A volte capita che prima di addormentarmi riesca a sentire qualcosa dietro di me, come una mano che dolcemente mi accarezza la schiena, e questo tocco delicato lo porto con me finché non mi addormento, con la speranza di sognarlo ancora e ancora. Una cosa mi chiedo: perché tutta questa malinconia e tristezza proprio adesso? È da Gennaio che la mia vita è cambiata, che la vita che conoscevo prima è finita e nonostante abbia passato dei periodi simili a questo mai sono stati così intensi come adesso. Tutto è cominciato dall'inizio di Aprile. Che voglia significare qualcosa? Io non lo so, ma vorrei tanto saperlo. Il pensiero che con la fine delle regressioni non vedrò più il suo volto mi provoca un dolore lancinante al cuore, nei primi giorni del mese ho cercato la sua foto allo sfinimento, una notizia, la foto della sua lapide ma niente. Sembrava come se Alexander Krumme non fosse mai esistito. Ma io l'ho visto in sogno, l'ho baciato, ho sentito il suo profumo e l'ho stretto fra le mie braccia, quindi com'è possibile che sia solo nella mia testa? È come se tutte queste ricerche senza frutto mi stessero urlando solo una cosa: "Sveglia Edith, lui non c'è, non è mai esistito." In quei giorni avrei voluto sprofondare, mi sentivo così orribile per aver pensato quelle cose da credere che Alexander fosse rimasto deluso da me. In quei giorni il bisogno di averlo con me divenne insostenibile. Solo Emma è riuscita a consolare il mio cuore pieno di risentimento e vergogna verso me stessa, con i suoi messaggi che mi hanno sempre aiutato. Inoltre Aprile è un mese importante anche per lei, non a caso c'è il nome di questo mese nel titolo del suo libro. "Dovresti soltanto goderti la sua presenza, lui c'è e c'è sempre stato... non negare mai la sua esistenza." "Non l'hai deluso, anche lui era un essere umano, con le sue debolezze." "Lui c'è, semplicemente questo non è il vostro tempo, il vostro tempo l'avete avuto anche se per poco. Non dimenticarlo e non dubitare mai della sue esistenza, del suo amore." Non dubiterò più Alexander, perdonami di averlo fatto. Mi fa male la testa dai troppi pensieri, sono così tanti che non riesco a fare chiarezza da nessuna parte perché si accavallano e non mi permettono di ragionare con lucidità. Ma una cosa che ho cominciato a fare in questi giorni caotici e dolorosi è scrivere a lui, mi aiuta sempre. Afferro carta e penna, come facevo molti anni fa, e comincio a scrivere.

Ciao mio soldato, è da tempo che non ti scrivo, ma ti penso sempre e lo sai. Sto per chiudere il cerchio, manca così poco che tra non molto vedrò cosa ti è successo, e ho paura Alexander. Il ricordo più duro, quello che farà a pezzi la mia anima, però ho bisogno di vederlo per capire finalmente cosa ti è successo. Non ho neanche idea di quando è capitato e questo mi logora dentro, spero che sari tu a dirmelo quando sarà il momento. Sono giorni duri, la tua mancanza si fa sentire e tanto, chiudo gli occhi e il cuore si fa pesante come un macigno sapendo che tu non sei qui, non posso neanche toccarti... Tra poco tutto finirà, la mia anima capirà e la tua potrà riposare in pace, ormai hai portato a termine il tuo obiettivo: farmi ricordare di te. E io ti ricordo, soldato. Quindi cosa mi resta da fare? Andare fino in fondo e stringere i denti, ma stringerli forte. Aspettami Alexander, sto arrivando, e quando il cerchio si chiuderà ti prego solo una cosa: non lasciarmi andare. La tua Clara.

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Ricordo che era AprileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora