Capitolo 9

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Rovereto, 16 Luglio 1940

Dopo tutti questi incontri io e Alexander siamo diventati ogni giorno più affiatati, ha iniziato a insegnarmi il tedesco, ovviamente quando il lavoro da ufficiale glielo permette, ci incontriamo nascosti agli occhi di tutti, agli occhi di un mondo che non capirebbe mai. È sempre molto indaffarato, lo vedo sempre di fretta quando sono in paese, a volte ha solo il tempo di salutarmi e basta. Io lo amo, il mio soldato. Lo amo e l'ho capito finalmente, mi sono innamorata della sua gentilezza, del suo essere protettivo, del suo essere diverso dagli altri, lui che è l'eccezione. Mi sono innamorata dei suoi occhi verdi, che appena li guardi riesci a capire la sua sofferenza, il peso che un ragazzo non dovrebbe portare a vent'anni. Quando siamo insieme la guerra sparisce, la dimentichiamo e spero di farla dimenticare a lui, anche solo per un po'. Mi sono sempre chiesta come ci si sente ad amare una persona, com'è essere innamorati e cosa più importante come lo si capisce. Sono giunta alla conclusione che non si capisce di essere innamorati di una persona ma lo si sente. Senti il tuo cuore battere al doppio della velocità al solo pensiero della persona amata, le gambe diventano molli appena la vedi e il sorriso che compare sul tuo volto splende più del sole appena quella persona ti sfiora. L'amore si sente, non si capisce. Oggi io e lui dobbiamo vederci a casa mia, riconosco che farlo venire qui è un azzardo perché se qualcuno ci vedesse, compresi i miei genitori, sarebbe letteralmente la fine. Ma dopo averne parlato anche con lui abbiamo deciso che non c'è niente di male, infondo siamo solo due amici che vogliono passare del tempo insieme. "Bugiarda." Mi trovo nel vialetto di casa mia e finalmente scorgo Alexander intento a percorrere la piccola salita che conduce alla mia casa. Mi alzo di scatto e gli corro incontro, lo abbraccio forte e lui, senza preavviso, mi fa fare una giravolta, facendo svolazzare il mio vestito rosa. Senza salutarci gli prendo la mano per portarlo dentro casa, ma lui mi ferma. Ridacchio leggermente e lo guardo per capire il perché mi abbia trattenuta, ma quando i miei occhi si posano sul suo volto sento il cuore in fiamme, è una sensazione difficile da spiegare ma lo faccio solo con una parola: l'amore. Quando lo guardo provo l'amore. "Aspetta fatti guardare... bella, come sempre" dice quasi in un sussurro, il mio cuore si scioglie nelle fiamme in cui è intrappolato e non posso fare altro se non sorridergli. "Dai andiamo" dico trascinandolo per nascondere il mio imbarazzo. Gli apro la porta spostandomi di lato per lasciarlo passare. "Entri pure signor tenente" dico con fare autoritario e lui entra mettendosi a ridere. Ogni volta che ride il mio cuore si scioglie, è bello sapere che è grazie a me se ride e si diverte dimenticando per un attimo la giacca dell'uniforme che è appoggiata al suo braccio. "Siediti pure, vuoi dell'acqua?" "Sì per favore, sto morendo di caldo." Mi dirigo verso il lavabo e prendo due bicchieri, li riempio e gliene porgo uno. Alexander lo svuota in un secondo, non oso neanche immaginare quanto caldo patisce costretto in quella divisa in piena estate. "Bene, prendi i quaderni" mi dice e così vado in salotto a prenderli come una brava scolara, sento i suoi occhi che mi seguono finché non ritorno a sedermi. L'aria è tesa, i suoi occhi non si staccano da me mentre i miei non hanno il coraggio di posarsi su di lui. Nel profondo sento che succederà qualcosa, non possiamo continuare ad amarci in silenzio, prima o poi i sentimenti che proviamo l'uno per l'altra verranno a galla. Devono venire a galla. "Cosa dovevamo fare oggi?" mi chiede guardando prima me poi il quaderno. "Il verbo essere." "Ah sì, be allora intanto ripetimi i pronomi, le persone" mi dice mentre allunga le gambe sotto il tavolo, nonostante mi imbarazzi parlare il mio tedesco veramente pessimo in sua presenza, inizio. "Ich, du, er/sie/es, wir, ihr, sie" dico tutta soddisfatta. "Gut, brava. Also... prova a tradurmi: du bist so schön" dice con un sorrisino, il suo solito sorrisino che ho imparato a temere, perché non porta mai a nulla di buono. "Cosa? Come pensi che possa tradurre una frase" sbotto sbarrando gli occhi. Vuole veramente che faccia una figuraccia! "Prova, c'è il verbo essere dentro" mormora incoraggiandomi e quindi provo, nonostante sappia a mala pena come cominciare. Lo faccio solo per lui. "Allora... 'du' è 'tu', quindi 'bist' è 'sei', presumo..." inizio provando a ragionare. "Esatto, 'so' è simile all'italiano" dice lui guardandomi intensamente. Non riesco a concentrarmi se lui continua a guardarmi così. "Ehm... s-s...?" Cerco di farmi venire in mente qualcosa ma inutilmente ma Alexander, per fortuna, viene in mio soccorso. "Vuol dire 'così'. 'Schön' non puoi saperlo, vuol dire bella." Un sorriso gli compare sul suo bellissimo volto. "Ah okay, quindi vuol dire tu sei così bella." All'inizio neanche realizzo ma subito dopo mi rendo conto di quello che mi ha chiesto di tradurre. Tante volte mi ha detto che sono bella, ma questa è diversa, me lo sento. "Sei così bella, du bist so schön" ripete lui avvicinando la sua sedia alla mia. Le mie mani cominciano a tremare e il mio respiro diventa irregolare. Tutto accade in pochi secondi, secondi che a me sembrano durare un'eternità. "Alexander..." sussurro, anche lui è così bello e mentre lo penso gli accarezzo la guancia. "Posso baciarti Clara?" Ecco la domanda che aspettavo da giorni, con tre semplici parole il mio cuore fa le capriole, finalmente sentirò le sue labbra, il suo sapore. Ho paura. Annuisco, però, quindi lui avvicina le sue labbra alle mie e mi bacia a lungo, un bacio tenero e pieno d'amore. Le sue labbra sono così morbide e il suo sapore così buono che non riusciamo a staccarci, il mio viso è fra le sue mani, le mie gli cingono il collo. Aspettavamo così tanto questo bacio che quando è arrivato il momento di staccarci abbiamo entrambi tenuto chiuso gli occhi, con la paura che aprendoli entrambi non fossimo qui, a scambiarci una tacita dichiarazione d'amore. Alla fine gli riapriamo e ci guardiamo, senza dire niente lui mi fa sedere sulle sue gambe. Questa volta lo bacio io, ancora e ancora per poi abbracciarlo forte, più forte che posso. "Dio Alexander, mi fa paura tutto questo." Non ho il coraggio di guardarlo, voglio solo rimanere fra le sue braccia finché la guerra non finirà, finché il sole si spegnerà, finché il destino non ci verrà a separare. "E perché?" mi chiede lui con la voce un po' triste. "Perché è stato il mio primo bacio" sussurro, ed è vero, non avevo mai baciato nessuno prima di lui e sono felice che sia stato Alexander il primo. Lui mi guarda incredulo, veramente crede che abbia già baciato qualcuno? Il mio cuore aspettava lui. "Scherzi?" mi chiede veramente scettico, io faccio di no con la testa. "Piccola mia" sussurra e subito dopo mi bacia la fronte e le labbra, mentre con la mano destra mi accarezza la schiena lentamente, su e giù. "Sono onorato di essere stato il tuo prima bacio – mi dice con un sorriso e gli occhi teneri – ich liebe dich." "Che hai detto adesso?" dico con voce frastornata, troppe emozioni. Ma dentro di me spero che mi abbia detto la frase che sussurravo di notte quando nessuno mi sentiva. Quelle tre parole che dentro di me gli rivolgevo ogni volta che il mio sguardo si posava su di lui. "Liebe è un altro verbo, prova a pensarci." "Amare?" dico sottovoce, spero che sia quello il significato, lo spero veramente. Con tutto il mio cuore. Lui annuisce e il sorriso che mi compare in viso trasmette tutto l'amore che io provo nei suoi confronti. "Dalla prima volta che ti ho vista, quando mi sei venuta addosso." Il mio cuore scoppia di gioia, non so se riesco a sopportare tutte queste emozioni. "Anche io, come si dice anche io?" gli chiedo con la voce che trema. Gli sto veramente dicendo che lo amo? "Auch. Ich liebe dich auch." Un sorriso spontaneo gli compare sul viso, un sorriso più bello di questo io non l'ho mai visto. "Ich liebe dich auch" ripeto nel caso non avesse capito, finalmente è lui a sentirlo e non il soffitto della mia camera. "Quanto ci è voluto per farti innamorare di me" dice guardandomi con occhi pieni di desiderio e amore. Io mi alzo dalle sue gambe e mi dirigo verso la finestra aperta della cucina, ho bisogno d'aria perché mi rendo conto di stare trattenendo il respiro. Dopo due minuti di religioso silenzio da parte di entrambi mi giro e lo guardo, è così bello da togliere il fiato. Lui mi si avvicina lentamente mentre io mi tengo al davanzale della finestra, come precauzione per non cadere a terra. "Ho un regalo per te." Dalla tasca estrae un portachiavi con una stella alpina fatta in legno. "È bellissima Alexander. L'hai fatta tu?" Lui annuisce tutto contento porgendomela. Ecco cosa stava intagliando quel giorno al laghetto! "Sono i fiori che avevi nel vestito che indossavi quando ci siamo conosciuti." Gli occhi mi si riempiono di lacrime, dopo queste parole ho la conferma che lui è un angelo costretto all'inferno, un cuore puro nascosto dalla divisa che indossa. Appoggio la testa sul suo petto, commossa e riconoscente. "Mi viene da piangere" mormoro con la voce incrinata. "E perché?" mi chiede alzandomi il viso. "Perché sei così gentile e io ero così stupida all'inizio." Alexander mi sorride dolcemente, scuote la testa prendendomi il viso fra le mani. "Faceva parte dell'innamoramento. E poi non sei stupida, sei la persona più intelligente che io conosca." All'improvviso mi solleva da terra mettendomi al pari con il suo viso, essendo io uno scricciolo. Mi aggrappo al suo collo, i nostri visi sono alla stessa altezza. "Ti proteggerò da tutto amore mio, dalla guerra da tutto. Non devi temere niente, ci sono io adesso." Non sapendo cosa dire, affondo il viso nel suo collo inspirando il suo profumo. Farò di tutto per proteggerlo di conseguenza, non lascerò che la guerra me lo porti via. Mai.

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Ricordo che era AprileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora