Capitolo 31

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Rovereto, 15 Maggio 1943

Finalmente è arrivato il giorno tanto atteso, oggi sposerò il mio Alexander. Dopo due anni senza la sua presenza e i terribili momenti che Alexander ha dovuto vivere e vedere, il destino ha voluto che ci sposassimo e lo faremo oggi, il 15 Maggio 1943. Successivamente allo sfogo di lui su quello che ha scoperto e vissuto in Polonia io gli sono rimasta accanto ancora più di prima, se possibile. Mi prendevo cura di lui e dei suoi silenzi senza che lui se ne accorgesse, e per fortuna il pensiero del matrimonio lo ha aiutato a risollevarsi. Non è facile credere di essere una persona buona quando indossi ogni giorno una divisa che ha completamente il significato opposto, ma Alexander ha capito che lui non è la svastica cucita su quella giacca, e quando se ne dimentica io sono qui per ricordarglielo. Adesso stiamo per unirci per l'eternità, anche se non serve un matrimonio per questo, ma sicuramente per entrambi sarà la nostra piccola rivincita su tutto quello che ci è capitato dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti. Mi ricordo ancora nel lontano '40 quando lui mi aveva detto che prima o poi mi avrebbe sposata, io pensavo che scherzasse ma invece eccoci qui e non potrei essere più felice ed emozionata. Il prete ci ha fatto le sue scuse, e siccome volevamo sposarci prima che la guerra si mettesse di nuovo fra di noi abbiamo accettato non dimenticando, però, quello che ci ha detto. L'importante, in fondo, non è chi ci sposa ma unire le nostre anime per l'eternità. Ho appena finito di prepararmi e sono affacciata alla finestra di camera mia, sto facendo dei respiri profondi cercando di calmare il mio cuore che sta per uscire fuori dal mio petto, sono terrorizzata ma provo così tanta felicità da volerlo urlare al mondo intero. Mi siedo davanti allo specchio e sorrido alla mia immagine riflessa con il vestito da sposa, semplice ma meraviglioso, con le maniche di raso e la gonna liscia e bianca come il latte. "Sei pronta Clara?" urla mia madre per poi entrare in camera e appena mi vede inizia a piangere. Cominciamo bene! "Che bella che sei..." Io mi alzo e mi fiondo fra le sue braccia commossa come lei. Non riesco a dire neanche una parola. "Forza che facciamo tardi. Devo metterti la mimosa nei capelli." "Sì!" rispondo felice. Ho deciso di decorare i miei capelli con dei rametti di mimosa, il fiore preferito di Alexander. Nonostante il periodo della sua fioritura non sia Maggio siamo riusciti a trovarne abbastanza e credo che sia proprio una bella idea. "Tuo padre vedendoti così rimarrà sconvolto, ma stai tranquilla" mi rassicura. "Sì mamma" rido io, avevo preso in considerazione che potesse accadere. Per quanto duro cerchi di sembrare, mio padre è un pezzo di pane. Inizio a scendere piano le scale cercando di non inciampare nel vestito e arrivo in cucina trovando mio papà in piedi, che appena mi vede inizia ad avere gli occhi lucidi. Io lo abbraccio forte, penso a quando aveva fatto di tutto per separare me e Alexander mentre adesso mi accompagnerà all'altare per sposarlo. "La mia bambina si sposa, sei bellissima tesoro. Hai paura?" mi chiede lui. "No, ma ho ansia" dico con la voce che trema un po'. "È normale" dice stringendomi ancora più forte. "Dai siediti che è tardi" mi dice mamma, e quindi l'ascolto mentre inizia a intrecciare i rametti di mimosa fra i miei capelli. Ho deciso di lasciarli sciolti in morbide onde raccogliendo solo la parte superiore. Annuso il fiore preferito del mio soldato e sorrido felice, immaginando la sua reazione alla mia acconciatura. Quel fiore così particolare, ricordo ancora quando, due anni fa, ho sentito il suo profumo dal nulla. Non mi sono ancora data una spiegazione a tutto ciò. "Dammi" sento mamma dire e le allungo il rametto che avevo in mano. Dopo un po' finisce il suo operato e anche se non riesco a vedermi sono sicura che è stupendo. "Ecco, che te ne pare?" chiede a mio papà. "Sì bello..." mormora facendomi ridere, sempre di molte parole lui. "Ma perché la mimosa?" "E' il fiore preferito di Alexander" gli rispondo con un sorriso. "Andiamo forza – dice agitata mamma – e prendi il bouquet." Afferro la composizione floreale composta da margherite, il mio fiore preferito, rose e altri fiori colorati, precipitandomi fuori di casa. Il sole è splendente e caldo e nel cielo non c'è neanche una nuvola. "Proprio una bella giornata" sento dire mamma a papà e saliamo in macchina diretti verso la chiesa. Arriviamo davanti alla grande facciata rossa della Chiesa di San Marco e io inizio a sudare freddo. "Tesoro calmati – cerca di tranquillizzarmi mia madre – tranquilla è il tuo soldato. Lo ami no?" "Certo più della mia vita!" dico guardandola come se fosse impazzita. "Allora stai tranquilla." Ma non è quello ad agitarmi, sono le persone fuori dalla chiesa che mi osservano come se fossi un animale da circo. Avrei voluto che nessuno lo venisse a sapere, a parte gli invitati che mi stanno aspettando in chiesa, ma non è facile organizzare un matrimonio con un soldato tedesco senza che nessuno se ne accorga. "Mi stanno guardando tutti" dico sbirciando dal finestrino dell'auto. Tutti sono curiosi di vedere la sposa che andrà all'altare per sposare un'ufficiale tedesco, ma non tutta è curiosità buona, c'è gente che disprezza quello che sto per fare, lo so. Ma cerco di non farmelo pesare, la cosa più importante adesso è il mio tenente. "Ovvio sei la sposa!" risponde cercando di farmi pensare ad altro. Papà mi apre la portiera, scendo e mi prende a braccetto. "Testa alta Clara – dice riferendosi a quelli che mi guardano male – è il tuo giorno. Vai a sposare Alexander." Io gli sorrido riconoscente baciandogli la spalla, per fortuna che ci sono loro. "Ti voglio bene." Lui mi risponde baciandomi i capelli. "Clara! Vieni qui!" Sento una signora chiamarmi e io la raggiungo. È una vecchia amica di famiglia. "Che bella! Non badare a loro – dice riprendendo le parole di mio padre – ci serviva una bella notizia, ci serviva questo matrimonio." "Grazie signora" dico commossa stringendole le mani, ci baciamo le guance e ritorno da papà, iniziando a salire la scalinata. Inizia la marcia nuziale e comincio a percorrere la navata sorridendo felice vedendo il mio Alexander che mi aspetta all'altare nella sua uniforme. Ad assistere alla cerimonia ci sono alcuni famigliari, ovviamente Maria e dei soldati, compagni di Alexander, sia tedeschi sia italiani. Alcuni li conosco anche io e so di potermi fidare di ognuno di loro. Arrivo all'altare, mio padre mi bacia le guance e la fronte per poi stringere la mano al mio futuro marito. Io mi avvicino a lui sentendo le lacrime pizzicarmi gli occhi, se comincio già a piangere per me è finita. "Quanto sei bella mio Dio" sussurra per farsi sentire solo da me accarezzandomi il viso con gli occhi lucidi, io gli prendo le mani mentre lui bacia le mie. "Hai messo la mimosa?" mi chiede incredulo guardandomi i capelli. "Il tuo fiore preferito Alexander" dico con la voce tremante e lui mi bacia la fronte sentendo tutta la gratitudine che non riesce ad esprimere a parole. Ci inginocchiamo davanti al prete e ci guardiamo cercando di realizzare quello che sta accadendo. "Mi stai rendendo l'uomo più felice del mondo." "Lo so!" dico ridendo e stringendogli la mano. "Siamo qui riuniti oggi per celebrare l'unione di Clara Fiocchi e del tenente Alexander Krumme" inizia il parroco e noi due ci guardiamo sorridendoci. La cerimonia prosegue fino a quando arriva una bambina con le fedi, la conosco da quando è nata e lei mi considera come una sorella maggiore. "Grazie tesoro" la ringrazio, Alexander prende l'anello e la mia mano sinistra pronto a pronunciare i voti nuziali. "Con questo anello – inizia lui – prendo te, Clara Fiocchi, come mia sposa. Amandoti e onorandoti per tutti i giorni della mia vita, finché morte non ci separi... e neanche lì" conclude baciandomi il dito con la fede e io mi trattengo dal non scoppiare in lacrime solo perché ora è il mio turno. "Con questo anello prendo te, Alexander Krumme, come mio sposo. Amandoti e onorandoti per tutti i giorni della mia vita, finché morte non ci separi... e neanche lì" dico ripetendo le sue stesse parole e lui mi sorride con le lacrime agli occhi. Finché morte non ci separi, e neanche lì. In quel momento la mia anima capì una cosa, che nonostante tutto, nonostante la guerra e la morte noi due saremmo stati destinati a ritrovarci, anche dopo la morte. Di vita in vita. "Con il potere conferitomi vi dichiaro marito e moglie. Tenente può baciare la sposa" e lui non se lo fa ripetere due volte. Mi solleva baciandomi, gli cingo il collo con le braccia più felice che mai, mentre gli altri applaudono alla nostra felicità. "Sei mia per sempre adesso" sussurra poggiando la fronte sulla mia. "Sempre stata tua, mio soldato." Usciamo dalla chiesa e delle persone ci accolgono lanciandoci petali e chicchi di riso, nonostante non ce ne siano neanche per mangiare, mentre le campane suonano per il nostro amore. Il suono delle campane mi avrebbe riportata sempre a lui, ma in quel momento non potevo saperlo. Alexander mi bacia ancora mentre mi fa fare un casquè fra le mie risate e gli applausi. "Ti amo Alexander" gli sussurro a fior di labbra. "Ti amo Clara" mi sussurra a fior di labbra.

Arriviamo a casa dove è stato allestito in giardino un tavolo con alcune cose da mangiare e da bere, quello che siamo riusciti ad accumulare grazie anche alla generosità delle poche persone invitate. "Forza! Vogliamo vedere gli sposi ballare!" esclama entusiasta mia mamma. Quindi Alexander, approvando l'idea di mia madre, mi prende la mano invitandomi a ballare. "Vuoi concedermi questo ballo Fräulein?" "Certo signor tenente" accetto facendo un inchino. Ridiamo entrambi, mi fa fare una giravolta per poi ritrovarmi stretta a lui, ma la musica non c'è. "Mamma la musica!" le dico ridendo. "Oh sì! Siete così belli!" Quindi accende il giradischi che inizia a intonare le note di una canzone di Edith Piaf. È una delle mie cantanti preferite al mondo! "Edith Piaf!" esclamo felice. "Musica francese... l'adoro" dice lui mentre iniziamo a cantare all'unisono e a ballare tenendoci stretti. Le persone scompaiono così come i miei genitori e rimaniamo solo noi due a ballare, io con l'abito da sposa e lui in alta uniforme. Neanche la guerra c'è più, invidiosa di questo momento così intimo e puro. "Sei bellissimo" dico guardando adorante il suo bel viso. "Tu lo sei. La sposa più bella che questo mondo abbia mai visto. Sia benedetto quel 14 Giugno" mi sussurra sfiorandomi la fronte con le labbra. Ripenso a quella mattina, chissà cosa sarebbe successo se quel giorno non mi fossi scontrata con lui, forse non ci saremmo mai incontrati o forse sì, chi lo sa! L'importante però è che adesso noi siamo qui, non esiste né passato né futuro, solo il presente. "Grazie di aver insistito con me, marito mio" mormoro accarezzandogli la guancia. "Grazie a te, per esserti innamorata di me." A quelle parole lo bacio come se ci fossimo solo noi due in quel giardino, io potrò anche essermi innamorata di lui ma è Alexander quello che non si è arreso nonostante i miei rifiuti celati, e io non potrò mai ringraziarlo abbastanza. Neanche se dovessi vivere cento vite. "Hai i capelli che profumano di mimosa" asserisce annusandoli. "Il tuo fiore preferito soldato." Mi sorride e all'improvviso mi fa fare un altro casquè, per poi continuare a danzare sulla voce di Edith Piaf. È pomeriggio inoltrato e la gente sta andando via. "Be allora... noi andiamo" dice papà un po' in difficoltà. I miei genitori ci lasciano casa libera per questa notte, la nostra prima notte di nozze. Noi due non abbiamo detto nulla, sono stati loro a proporcelo, il loro regalo per il matrimonio. Il problema è che mio padre sta morendo di imbarazzo, e io non sono da meno. "Sì insomma..." continua lui e io decido di fermarlo. "Papà, ho capito." Abbraccio sia lui che la mamma ringraziandoli tacitamente. "Se avete bisogno fateci sapere" ci dice lei. "Non credo che succederà" le sussurra papà e io arrossisco mentre sul volto di Alexander si accende il suo sorrisino. Vorrei sotterrarmi. Passato l'imbarazzo ci salutiamo e rimaniamo solo io e lui. Entriamo in casa e appena varchiamo la soglia le nostre labbra si toccano in un bacio appassionato. Dovremmo aspettare la notte, fare le cose fatte bene ma noi siamo stati anticonvenzionali sin dall'inizio. Ci vogliamo, vogliamo amarci e quindi non perdiamo tempo a farlo. Lui mi prende in braccio attraversando la cucina per raggiungere le scale. "Come una vera sposa" asserisce portandomi in camera. "Guarda dove vai Alexander – dico ridendo mentre saliamo le scale – non voglio morire il giorno del nostro matrimonio." Entriamo in camera mia e appena mi mette giù ci baciamo ancora, l'amore che sto provando mi toglie il fiato, sto stringendo Alexander come se dovesse andarsene da un momento all'altro ma lui è qui, con me, il suo respiro affannoso e le sue mani su di me ne sono la prova. Gli tolgo la giacca mentre lui mi abbassa la zip del vestito, mi spinge indietro facendomi ricadere sul letto per abbandonarmi al nostro amore, abbandonarmi a lui. Di lì a poco sarebbe cambiato tutto, sarebbe cambiato il nostro modo di viverci e di vivere anche se noi in quel momento non potevamo saperlo. Perché la guerra arriva all'improvviso come un temporale di Giugno e non c'è modo di fermarla.

Nota autrice:

Credo che qui non ci sia bisogno di dire nulla, solo che l'amore può veramente superare tutto il male. Oggi, 26 Marzo, faccio gli auguri al mio soldato. Spero che gli arrivino ovunque lui sia.

- Clara

Ricordo che era AprileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora