"Hai fatto davvero incazzare tuo padre, a quanto vedo.." Ghigna Ashton.
"Non è vero, è lui che se la prende tanto" Sbuffo irritata.
E' una giornata come le altre: mio padre mi vede, mi urla contro che sono la vergogna della famiglia ed io corro da Ashton per parlare e sfogarmi.
"Andiamo, non ti ho mai visto così incazzata dopo aver litigato con lui. Di solito ci ridevi su" Si avvicina a me e appoggia la testa sulla mia spalla, come d'abitudine.
"Lo so, ma ultimamente sta diventando così aggressivo che quasi non lo riconosco più" Mi passo una mano tra i capelli colorati, frustrata.
"Che cos'è successo?" Mi chiede, incominciando a passare una mano sulla mia schiena in modo ripetitivo.
"Stavo parlando con mia madre perché.. volevo tornare rossa e togliermi queste lenti a contatto. Lo sai che lo faccio solo per farlo arrabbiare, vero?" Lo guardo un attimo, aspettando una risposta. Quando annuisce, continuo "Avevo preso in considerazione queste opzioni, ma avevo detto che per l'abbigliamento ci sarebbe voluto di più perché ormai non avevo più niente di decente.." Mi fermo un attimo per tossire leggermente.
"E perché si è infuriato così tanto? Lui non aspetta altro.." Mormora, alzando la testa dalla mia spalla.
"E' questo il punto.. Volevo farlo per me, non per lui. E quando ci ha sentite mentre ne parlavamo, mi ha riso in faccia e mi ha chiaramente detto che anche se cambiassi, sarei sempre lo scarto della famiglia" Stringo i pugni lungo i fianchi.
Dopo due anni e mezzo, mi ero decisa di smettere questa lotta. Mi ero ribellata abbastanza, e sapevo che mio padre aveva capito. Ma a quanto pare, quella testa vuota sapeva solo insultarmi, come se non fossi sua figlia.
"Wow.." Scrolla la testa.
"Già" Sbuffo e tiro fuori il pacchetto delle mie Marlboro.
"Quindi che intendi fare?" Mi sfila una sigaretta dal pacchetto, appena lo apro.
"Riguardo cosa?" Tengo la sigaretta tra le labbra, aspettando che Ashton mi passi l'accendino.
"Tuo padre, il tuo aspetto" Gesticola davanti a me.
"Continuerò a fare così, tanto non gliene frega un cazzo di me" Accendo la sigaretta ed aspiro la nicotina.
Il paesaggio da qui è mozzafiato. Fin da quando eravamo bambini, io e Ashton passeggiavamo in mezzo alla campagna e salivamo sopra questa cosa abbandonata.
L'unica cosa che il muro non ci ha portato via..
"E tua madre?" Interrompe il silenzio.
"Mia madre sta dalla mia parte perché sa come sono fatta. Lei mi accetta anche così, è lui che non mi accetta" Sbuffo una nuvola di fumo.
Nessuno parla più e ci concediamo totalmente al paesaggio davanti a noi. Un'estesa prateria si trova davanti a noi, e l'erba è decisamente alta. In alcuni punti, il color giada dell'erba viene interrotto da margherite bianchissime. Alcuni alberi sono sparsi qua e là, in modo disordinato. Sembra quasi che qualcuno abbia voluto sbarazzarsi di loro e li abbia buttati a caso, qui. Proseguendo con lo sguardo, ci si imbatte in un possente e orribile muro. Grigio, sporco e ci sono quei soldati ridicoli, vestiti di nero.
Mi giro per guardare Ashton, che finisce la sua sigaretta e se ne accende un'altra. Penso che Ashton Irwin sia il ragazzo più bello che io conosca, di quei pochi che se ne vedono qui. E' un po' più grande di me, ma di poco. Eppure sembra così giovane..
I suoi capelli erano lunghi una volta, ma sua mamma glieli ha fatti tagliare. Ma anche così, quei capelli gli stanno benissimo.
Non ho mai capito di che colore fossero i suoi occhi. Sono verdi/marroni, unici direi. Ho notato varie volte che quando si arrabbia i suoi occhi tendono a diventare marroni. Mi ricordo una volta, quando eravamo quindicenni, che un ragazzo mi avevo buttato a terra per sbaglio. Io non mi ero fatta male e tantomeno arrabbiata, ma Ashton non ne voleva sapere. Si scagliò sul ragazzino e lo immobilizzò a terra. Era più grande, non solo di età ma anche di fisico. Quando l'ho guardato negli occhi, supplicandolo, ho visto che i suoi occhi erano di un marrone scuro.
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Suspects • H.S.
Fanfiction"È la vita. Non è che fuori da queste mura sia perfetta, ma è sempre meglio di ciò che si trova qui dentro. Qui sei in trappola, uno schiavo. E no, non sto parlando di lavori forzati. Sto parlando di uno schiavo degli stereotipi, dei pregiudizi e de...