Capitolo 38

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Harry's Pov

Torno a casa stremato, senza forze. Ho lavorato un sacco, dato che in questi ultimi giorni non mi sono impegnato molto. Ero preso dalla ragazza con i capelli rossi che si trova a casa mia, e non mi sono concentrato sul lavoro.

Mormoro, quasi sussurrando, il codice per entrare a casa mia. Apro la porta lentamente, trascinando i piedi dentro la stanza. Lascio la mia ventiquattr'ore per terra, creando un tonfo. Subito un invitante profumino invade le mie narici.

Mi avvio in cucina, e una scena dolce quanto strana mi si presenta davanti. Megan ha i capelli raccolti in una crocchia disordinata, lasciando che alcuni ciuffi le ricadono sul volto. Le sue mani sono impegnate a fare qualcosa, e noto sul bancone della cucina un sacco di pietanze.

"Che cosa stai facendo?" Sorrido leggermente, avvicinandomi a lei. Non sono stato molto gentile con lei in questi ultimi giorni, da quando Ashton si è fatto vedere. So che forse c'è rimasta male, ma credo che il mio dolore sia più importante il suo. Non per essere egoista, ma la cosa mi ha toccato nel profondo facendomi capire che, infondo, non sono importante quanto quel ragazzo. E non so ancora se lo posso accettare.

Non mi degna nemmeno di uno sguardo, tenendo il volto contratto, e continua a immergere le sue mani in quell'impasto. Mi avvicino a lei, stranito. Ma che cazzo le sta succedendo?

"Megan, parlami. Non fare finta di niente, fammi capire perché stai cucinando tutti questi dolci." Mi avvicino lei e poggio una mano sulla sua schiena, accarezzando dolcemente le tue scapole.

Lei scuote la testa, prendendo uno stampo per torte e versando l'impasto dentro. Si piega e infila nel forno lo stampo nero.

"Megan?" La richiamo. Non vuole ascoltarmi, muove la mano davanti alla mia faccia. Da quando si comporta in questo modo, sembrando una pazza schizofrenica?

"Quando avrai voglia di parlarmi, e ritornerai in te, sono in camera mia." Ringhio, correndo su per le scale e chiudendo la porta dietro di me. La mia camera è stranamente accogliente: le tende sono spalancate, lasciando che le gocce di pioggia si rincorrano sulla finestra. Poca luce filtra nella stanza, ma abbastanza da farmi vedere dove sto andando.

Mi libero dei miei vestiti formali, lasciandomi a torso nudo e indossando solo un paio di pantaloncini da basket. Mi lego i capelli, facendo un codino. Mi distendo sul letto a braccia aperte, sentendo la stanchezza crescere dentro di me.
**
Mi sveglio di soprassalto, sentendo dei rumori provenire dal piano di sotto. Mi strofino velocemente gli occhi ed apro la porta, correndo giù per le scale. La scena che mi si presenta davanti è abbastanza insolita, dato che la ragazza che avevo lasciato qui è completamente diversa. I suoi capelli, adesso, sono sciolti e pieni di farina. I suoi occhi sono infuocati, e continua a mormorare tra sé e sé parole senza senso. Noto solo ora che indossa solo una maglietta, e dei pantaloncini cortissimi.

Mi guarda in cagnesco, prima di prendere dei mestoli e lanciarli per terra. Comincia urlare, urla come se io non esistessi.

"Megan, ti prego smettila!" Corro nella sua direzione e le afferro entrambe le mani, poggiandole sul mio petto.

"Lasciami! Dovete solo lasciarmi stare, tutti quanti. Dovete smetterla voi, dovete smetterla di mettermi confusione!" Si dimena dalla mia presa, ma io sono il più forte.

"Che cosa è successo, che cosa ti hanno fatto?" Sento la preoccupazione crescere in me, come se io e qualcun altro avessimo fatto qualcosa di sbagliato.

"Questa mattina sono uscita senza il tuo permesso, e mi sono sentita tremendamente libera. E sei la cosa più bella? Anzi no, è una cosa esilarante." Inizia ridere, facendo trasparire solo amarezza in quella risata.

Suspects • H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora