Capitolo 42 - Seconda parte

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You'd rather leave me broken
Than hold with an empty heart
We were better left unspoken
Than a million miles apart
**

Ti prego, torna.

È questa la frase che sto ripetendo nella mia testa da dieci minuti. Non ce la faccio a stare qui a girarmi i pollici, ma d'altro canto non posso fare nulla.

Liam ha bloccato la porta ed Ashton controlla ogni mio singolo movimento.

Vorrei tanto andare da Harry, ma non posso.

"Io vado in camera. Devo dormire un po' " Affermo, arrancando fino alle scale. Il mio polso viene subito fermato, facendomi girare.

"Sei sicura che vada tutto bene?" Mi chiede Ashton. I suoi occhi sono ancora rossi a causa delle lacrime e il suo volto è distrutto dalla stanchezza.

"Si, devo solo mettere in ordine le idee" Fingo un sorriso, tirando via il mio braccio dalla sua mano delicatamente.

"Okay" Sospira, facendo un cenno del capo verso la mia direzione.

Salgo le scale molto velocemente e mi chiudo in bagno. La rabbia si impossessa di me quando mi guardo nello specchio e vedo.. un'assassina.

Mi guardo per quello che sembra un tempo infinito, quando decido di darmi una lavata.

Sono ancora sporca del sangue della mia vittima, penso.

Scrollo il pensiero del ragazzo sanguinante dalla mia testa ed accendo l'acqua calda della doccia. Mi libero facilmente dei miei vestiti "sporchi" e posiziono la testa sotto il getto tiepido dell'acqua.

Questa doccia non mi servirà per pensare o per farmi sentire ancora più in colpa. Questa doccia servirà a prepararmi per andare via da qui.

Ed andrò via con cinque ragazzi, che non si meritano la morte.


Dopo essermi lavata i capelli energicamente e che tutto lo sporco e le lacrime salate sono scivolati via, mi avvolgo nel mio asciugamano e svio lo sguardo appena mi imbatto nello specchio.

Mi domando che cosa stia facendo Harry, in questo momento. Magari sta trascinando il corpo senza vita di Peter in un posto losco, oppure lo sta bruciando per far scomparire ogni sua traccia.

No, Megan. Dannazione.

**

Sono stata sbattuta qui dentro come se fossi un pezzo di carne ammuffito. Ma come si permettono, eh? Io sono stata solo un'altra delle sue vittime, non sono una delinquente.

Forse è quello che sembra, dato il mio lavoro. Ma non ho avuto altre possibilità, ormai il piede ce l'avevo già nella fossa.

Cammino avanti e indietro per tutta la mia cella, analizzando i gatti di polvere che passeggiano sul pavimento. Il materasso della mia brandina è ingiallito, facendo risaltare ancora di più lo sporco. Un lavandino marrone, che forse una volta era bianco, è appeso al muro.

Che schifo.

Delle chiavi tintinnano e si sente lo sblocco di una serratura.

"Megan, santo cielo" Mormora il mio ragazzo quando si fionda dentro la cella e mi getta le braccia al collo.

Non dico niente, sentendo solo la rabbia. Mi hanno chiamato criminale, delinquente, morta di fame. No, non sono tutto questo. Io stavo solo facendo il mio lavoro, quello che sono costretta a fare tutti i giorni per evitare che un proiettile mi perfori gli occhi.

Suspects • H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora