È passata esattamente una settimana da quando sono scappata dalla stanza della prova, ho incontrato Ryan e il mio cuore si è frantumato alla vista di Peter.
Sono rimasta segregata nella mia stanza giorno e notte, mangiando a malapena. Ho abbracciato le mie gambe e mi sono dondolata per ore, pensando a quello che mi sta succedendo.
Il mio migliore amico è scomparso, e non so nemmeno se sia vivo o no.
Sono sparita ed i miei genitori, artefici di questo muro, mi stanno cercando in un altro stato.
Ho trovato Ryan in un magazzino, rannicchiato su se stesso. Da ragazzo ribelle che era, è diventato fragile e non si ricorda chi sono. Adesso sta a casa di Niall, Harry non lo vuole qui.
Ho incontrato Peter, colui che credevo fosse l'amore della mia vita, ma che è riuscito solo ad approfittarsi di me.
Ed infine, la persona che mi ospita nella sua casa mi sta trattando malissimo. Non mi guarda negli occhi, non mi parla. Riesce solo a darmi degli ordini, facendomi mangiare con la forza.
Ho seriamente pensato al suicidio in questi sette giorni.
Ho seriamente pensato di infilarmi un coltello nel petto e finire la mia inutile vita così.
Ed ho seriamente pensato a quanto sono egoista.
Penso solo alla mia felicità, e non a quella delle persone che mi circondano. Se io morissi, Ashton non avrebbe più la migliore amica che sbaglia in continuazione. Se io morissi, i miei genitori non avrebbero più un capro espiatorio su cui scontrarsi per liberarsi dei loro problemi. Se io morissi, Harry non avrebbe più nessuno da comandare.Ho fatto questo, in sette e lunghissimi giorni. Mi sono appollaiata sul divano, che c'è vicino alla finestra, ed ho finito sei pacchetti di sigarette. Ho guardato gli edifici grigi altissimi, che si ergevano in tutta la loro maestosità davanti ai miei occhi. Ho fissato le piccole goccioline che facevano la gara sulla finestra, e il sole che splendeva e filtrava nella stanza.
In questi sette giorni forse sono morta, e non me ne sono resa conto. Forse sono morta, ma non lo voglio accettare.
Forse sono viva, ma sono marcita dentro. Tutto questo è troppo per me, tutto questo è assurdo. Non avremmo mai il tempo necessario per trovare Ashton e scappare da questo posto.
Forse i miei genitori setacceranno la zona per mesi, ma prima o poi torneranno. E se mi trovano qui, per me è la fine.
"Megan, la cena è pronta" La voce roca di Harry riempie la mia stanza. Ormai, i miei pregi si sono dissolti e se qualcuno mi sparasse in testa, non me ne renderei nemmeno conto.
Non rispondo, non ne ho voglia. Scendo dal divano e trascino i miei piedi nudi sul pavimento.
Arrivo fino in cucina e trovo Harry intento a fare i piatti. Questa sera c'è qualcosa di diverso, di solito mi portava ogni pasto in camera, come se fossi in prigione. Poi, veniva a riprendersi il piatto praticamente pieno e sbatteva la porta rumorosamente.
Ma questa sera no, lui ha voluto che scendessi a mangiare con lui.
Mi siedo a tavola e tengo lo sguardo fisso sulla tovaglia bianca. Un piatto a base di verdure e carne mi viene posato sotto il naso.
Non mi disturbo nemmeno a ringraziare e rimango con la mente immersa nei miei pensieri.
In questi sette giorni, le immagini di Peter sopra di me hanno letteralmente preso il sopravvento. E tutti i demoni correlati si sono fatti spazio tra queste immagini, ricordandomi quanto io faccia schifo.
Sento le lacrime bruciarmi gli occhi e so di non voler piangere qui.
"Mangia" Dice Harry.
Trascino la sedia, provocando un rumore fastidioso, e mi alzo in piedi. Lentamente, comincio a dirigermi verso le scale.
STAI LEGGENDO
Suspects • H.S.
Fiksi Penggemar"È la vita. Non è che fuori da queste mura sia perfetta, ma è sempre meglio di ciò che si trova qui dentro. Qui sei in trappola, uno schiavo. E no, non sto parlando di lavori forzati. Sto parlando di uno schiavo degli stereotipi, dei pregiudizi e de...