Capitolo 21

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"Ryan, che cosa ci fai qui?" Sussurro, scendendo dallo scatolone. Balzo esattamente a due metri da dove si trova quel ragazzone rannicchiato, che stranamente trovo cambiato.

"Chi sei?" Si agita sul posto e si mette in piedi, sistemandosi frettolosamente la maglietta.

"Sono Megan" Storco la bocca. Gli hanno fatto bere quel liquido oppure non riesce a vedermi bene?

"Non conosco nessuna Megan" Borbotta, sistemandosi i capelli scuri tinti. I piercing sono svaniti ed i suoi vestiti sono formali.

"Oh si, scusami. Quello è il soprannome che uso qui dentro, io mi chiamo Linda" Faccio l'indifferente, porgendogli la mano.

"Ryan, ma a quanto pare tu mi conosci di già" Dice scocciato.

"Ho sentito parlare di te ed io conosco tutti qui, quindi ho dedotto che fossi tu" Potrebbero davvero darmi il ruolo di attrice, un giorno.

"Sai come si esce da qui?" Mi chiede.

"Perché, non sei riuscito a trovare una via di fuga?" Per poco non mi strozzo con il mio stesso respiro. Da quanto è qui?

"No, sono qui da ieri sera ma non ho avuto il coraggio di cercare una scappatoia, ero troppo preoccupato. Ma ora che una ragazza sconosciuta è piombata da un condotto dell'aria.. Beh, vorrei uscire da questo posto" Ridacchia leggermente. Sembra cambiato: è diverso dal Ryan che ho sempre conosciuto.

"Magari le persone potrebbero cominciare a piovere dai condotti" Dico sarcastica, portando il mio sguardo sulla mia mano. Il sangue ormai si è fermato e quello sulla superficie si è seccato. Fa ancora un male da impazzire, ma cerco di non pensarci.

"Bene, allora andiamo" Sorride in modo sbilenco e comincia a camminare davanti a me.

Setacciamo muri, angoli e possibili vie di fuga. Ma la fortuna non è dalla nostra parte, e ci ritroviamo stravaccati su un tappeto. Le gambe mi fanno un male da impazzire, perché sono stata tutto il tempo accucciata. Anche la schiena non scherza, ma quel dolore è il più sopportabile di tutti.

"Siamo in trappola" Sbuffa Ryan, cominciando tirare pugni in aria.

"Io.." Non finisco la frase che Ryan si tira su, e si mette seduto con le gambe incrociate.

"Da dove sei arrivata?" mi chiede in tono accusatorio.

"Dalla sicurezza, non ci sono uscite per di là" Dico demoralizzata. Rimarremo rinchiusi in questo magazzino per un'eternità.

"Dannazione!" Impreca Ryan, distendendosi di nuovo sul tappeto.

Passano i secondi, i minuti e forse le ore. Nessuno dei due parla e, forse, nessuno dei due ha qualcosa da dire. Vorrei davvero conoscere questo nuovo Ryan, se fossimo in altre circostanze. Diciamo che ha avuto un cambiamento radicale, proprio come il mio. Due ragazzi del college ribelli, che volevano abbattere questo muro per scoprire che cosa si nascondeva dietro. Ed ora che siamo entrambi qui, i nostri spiriti avventurieri si sono spenti. Non siamo le stesse persone di prima, anche se sono passati solo due giorni.

Tutto qui dentro è così rigido e insensato: perché deve esserci un muro che divide le persone fighe e dotate da quelle comuni? Non ha per niente senso, eppure la gente che sta qui ci crede. Crede di essere migliore, infallibile.

Ma forse non tutti sanno che siamo destinati a morire, che una volta che il tuo corpo sarà sotto terra nessuno ti calcolerà più. Puoi essere il più bravo, bello ed eccellente in tutti i campi lavorativi.

Ma se non c'è sostanza, le persone non valgono.

Picchietto per l'ennesima volta le dita sulla mia gamba. Ryan mi imita e teniamo lo stesso ritmo, annoiandoci a morte.

Una voce in lontananza, che bisogna concentrarsi per captarla, si fa spazio nella stanza.

"Hai sentito?" Smetto di tamburellare e guardo Ryan, con gli occhi spalancati.

"Che cosa?" Si ferma pure lui e cerca qualcosa nel magazzino con lo sguardo .

"Ho sentito qualcuno parlare, dobbiamo nasconderci" Gli sussurro all'orecchio e ci alziamo in contemporanea. Ryan non fa domande, e mi segue fino all' angolino in cui l'avevo trovato.

"Linda, aspetta. E se ci nascondessimo in uni di questi scatoloni? Ci porterebbero fuori" Spiega.

"Ma non sappiamo che cosa prenderanno.." Sarebbe stata una bell'idea, ma non sappiamo che cosa devono prendere.

Ryan indica un muletto (per chi non lo sapesse, è quella macchina con due forche davanti che serve per portare gli imballaggi e cose del genere) con tre scatoloni enormi.

Ci avviciniamo e noto che uno è ancora aperto: nessun nastro adesivo copre l'apertura.

Apriamo lo scatolone e lo svuotiamo. Gettiamo in disparte un sacco di vestiti, ma ne teniamo alcuni per coprirci. Se aprissero la scatola, ci sparerebbero in testa.

Ci infiliamo nello scatolone in tempo. Sento un rumore metallico fastidioso e delle porte si aprono. Dove diamine erano?

Sistemiamo gli ultimi vestiti sulle nostre teste e chiudiamo lo scatolone. Con la mano sana tengo i tacchi e con quella sanguinante incrocio le dita. Spero che chiunque sia entrato qui, prenda questo muletto e ci porti fuori.

Guardo Ryan e posso leggere il mio stesso stato d'animo nei suoi occhi. Ci stiamo letteralmente soffocando qui dentro, ma ne vale la pena.

Qualcuno comincia a fischiettare una canzoncina a me sconosciuta e sento delle chiavi tintinnare rumorosamente.

In due secondi, il motore della macchina si accende e sento il mezzo muoversi. Vorrei esultare, e lo stesso farebbe Ryan. Ma ci conteniamo, coprendoci la bocca con una mano.

Certo, stiamo uscendo da questo posto, ma non sappiamo ancora dove siamo diretti. Non sappiamo se si stia dirigendo dall'altra parte della città o dove. Magari sta per uscire dal muro, e noi non lo sappiamo nemmeno.

Dopo pochi minuti, il motore si spegne e il silenzio cala. Non siamo più all'aperto, siamo in un posto chiuso. Questa volta le porte sbattono, e sono sicura che non siano scorrevoli.

Dopo pochi minuti, essendo sicuri che non ci sia nessuno, apro con un pugno la mano e usciamo da quello scatolone. Prendiamo una grande boccata d'aria, come se non respirassimo da anni.

Esco per prima e mi guardo intorno. Siamo dentro un grande deposito di muletti, tutti in fila. Noto subito due grandi porte verdi davanti a me, e faccio segno a Ryan di seguirmi.

Lui annuisce e spalanchiamo le porte, trovandoci di fronte a un corridoio verde. È molto claustrofobico come posto, sembra il corridoio di Shining, solo verde.

Camminiamo lentamente per questo corridoio, con la paura che qualche bambina sanguinante mi si presenti davanti. Guardo subito Ryan, e lui sembra tranquillo.

Scuoto la testa, sentendomi una stupida. Non dovrei essere così fifona, dato che ho appena fatto James Bond per tutto il piano di questo edificio .

Delle porte scorrevoli si aprono davanti a noi e.. Che posto è questo?

Okay, so che è corto ma devo scappare. Vi ricordate di Ryan? Bene!
A presto,

Baci.

Suspects • H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora