Avete presente quella sensazione che vi mangia gli organi? Quella che non vi da tregua e vi fa mancare il respiro? Ecco, io mi sento esattamente così.
Corro verso la porta rossa, so che lei è qui dentro. Quando sono davanti alla porta, ripeto il codice.
Codice errato, riprovare.
"Che cosa?" Per quasi non urlo. I codici sono sempre stati quelli, perché adesso dovevano essere cambiati?
Jeremy. Quel figlio di puttana ha manomesso i codici di sicurezza, così da incastrare Megan lì dentro. Adesso pure lei è costretta ad affrontare la prova, ma sarà diverso.
Quando noi arrivavamo qui, dovevamo cavarcela da soli. Lei conosce la via di fuga, ma Jeremy potrebbe avvisare le guardie di una nuova arrivata. E se lui lo facesse, una quarantina di uomini armati la condurrebbe in una cella, per aspettare l'arrivo dei Lewis. E quando i suoi genitori la vedranno, e smaschereranno il suo pazzo tentativo di ingannarli, sarà punita come tutti quelli che fanno qualcosa di sbagliato qui dentro.
Scivolo sul pavimento, appoggiando la schiena alla porta. So che devo aspettare qui, non ci sono altre vie d fuga. E poi, se sono qui io, nessuno verrà ad aspettarla. E se venissero, li manderei via dicendo che ci sono problemi con i codici.
Spero solo che entro dieci minuti, una ragazza con i capelli rossi sfondi questa parete.
Megan's Pov
"Aiuto!" Comincio a tirare pugni e calci alla porta, per cecare di uscire. Ma sembra quasi inutile: sono costretta ad affrontare la prova.
Raggiungo la cassetta degli attrezzi e, dopo aver rimesso al suo posto il materasso, mi armo del martello che avevo trovato nella doccia, quello che ha usato Ashton per sfondare la parete.
Dovrei veramente sfondare il muro dalla parte dell'uscita? E se ci fosse qualcuno che mi sta aspettando? Magari Jeremy ha sparso la voce che io sono rinchiusa qui dentro, e lui con altri uomini, sono qui fuori ad aspettarmi.
L'unica altra possibilità è quella di sfondare il muro davanti a me, opposto alla via di fuga, e creare un buco e scappare via per di lì. Spero solo che le persone non mi vedano, se no sono spacciata.
Comincio a scagliare il martello sulla parete con tutte le forze che ho in corpo. Una piccola crepa si forma sul muro e mi concentro su quella. Continuo a colpire e colpire, fino a quando non vedo un pezzo di muro staccarsi lentamente. Lo afferro e lo getto ai miei piedi. Comincio a staccare altri pezzi di muro, fino a quando un buco abbastanza grande (abbastanza da far passare il mio corpo) si apre davanti ai miei occhi.
Guardo fuori e spero che nessuno sia nei paraggi, al piano di sotto. Corro verso la brandina e nascondo la cassetta degli attrezzi. Mi tolgo i tacchi e li tengo in una mano: quando uscirò da qui devo sembrare normale, come se non fosse successo nulla.
Mi riaffaccio al buco e, alla mia sinistra, noto dei cornicioni sotto le vetrate. Passo una gamba e mi sorreggo alla parte alta del muro, cercando di non cadere. Se cadessi da qui, ci sarebbero poche possibilità che io sopravviva.
Faccio passare anche l'altra gamba, cercando di concentrarmi solo alla mia sinistra senza guardare sotto di me. Allungo una gamba per toccare il cornicione e, quando lo raggiungo, appoggio anche l'altra gamba. Mi do una leggera spinta per essere effettivamente sui cornicioni e per poco non cado. Me per fortuna, riesco ad attaccarmi alle vetrate e inizio a spostarmi lentamente.
Controllo le vetrate che ci sono davanti a me e sembrano essere dei corridoi. Bene, adesso nessuno deve camminare per quel corridoio, se no per me è la fine.
I tacchi sono un po' ingombranti, ma riesco a tenerli con una mano e con l'altra riesco a spostarmi lentamente, cercando di non precipitare giù da venticinque piani. Raggiungo il piccolo balcone, di cui avevamo scoperto l'esistenza io ed Harry, e lo scavalco.
Tremo leggermente a causa dell'azione appena compiuta da me stessa. Vorrei correre per andare fino a Jeremy e mostrargli tanti diti medi, danzando come una cretina.
Non è stato difficile, per questo Ashton è passato di qui. A parte l'altezza, i cornicioni sono abbastanza spessi quindi, se riesci a sorreggerti sulla vetrata, non è così difficile.
Mi dirigo verso la porta che mi si presenta davanti, ma sembra essere bloccata. La forzo un po' di volte, ma non sembra volersi muovere. Noto una chiave nera infilata nella serratura che c'è all'interno. Un'idea mi balena in mente, spero solo che il vetro non sia anti-proiettili o cose del genere.
Afferro la maniglia e con un tacco do un colpo ben deciso vicino a questa. Il vetro si crepa leggermente, così do un altro colpo. Spingo lentamente il pezzo di vetro e lo sento cadere a terra. Canto vittoria silenziosamente e faccio passare la mano in questo piccolo varco.
Il buco è piuttosto piccolo e dei pezzi di vetro mi si conficcano nella mano. Tiro la mano verso di me, per staccare i piccoli cristalli dalla superficie della mia mano, così da evitare che si insedino sotto pelle.
Quando ho finito, con la mano sanguinante, riporto la mia attenzione alla chiave. Infilo la mano ed afferro velocemente la chiave, girandola. La porta si apre e ritiro la mano, sentendola pulsare come non mai.
Diciamo che questa fuga è stata abbastanza veloce. Per mia fortuna, sono sempre stata una tipa avventuriera e con Ashton andavo a visitare le case abbandonate, vicino al muro. Queste cose non mi hanno mai fatto paura, ma sapere di dover camminare a venticinque piani di altezza, anziché due, mi ha spaventato leggermente.
Chiudo la porta dietro di me e finalmente vedo che cosa mi si presenta davanti. Un muro si trova alla mia sinistra e un corridoio nero si fa strada davanti a me. Il che è strano perché tutti i corridoi di questo posto sono bianchi, perché questo è nero?
Decido di tenere in mano i tacchi, così da non far tintinnare le mie scarpe contro il pavimento. Se mi trovassero qui sarebbe la fine. Mi chiederebbero come ci sono arrivata e cose del genere, e di certo non potrei dire di aver sbagliato corridoio, perché c'è un muro che lo separa da questo lugubre posto.
Inizio a camminare, il più lentamente possibile. Il corridoio nero è quasi buio: ci sono solo dei led sul soffitto con una luce fievole, che si accende e dopo pochi secondi si spegne. La loro distanza, però, non permettono a questo corridoio di illuminarsi.
Continuo a camminare, ma non vedo una fine. Il cuore mi sale in gola ed ora si che ho seriamente paura.
Sento delle voci metalliche andare e venire. Sono troppo basse per capire effettivamente che cosa dicono, ma cerco di allungare le orecchie per decifrare quello che vogliono dire.
Continuo a camminare, accompagnata da queste voci. Dovrà finire da qualche parte questo posto. Se Ashton è scappato passando per di qua, da dove è uscito?
Appena mi pongo questa domanda, due porte si presentano davanti a me. Un piccolo corridoio stretto, diverso da quello che ho appena percorso, si trova alla mia destra. La porta alla mia sinistra è chiusa, mentre quella a destra è leggermente aperta.
Mi avvicino a quest'ultima e sbircio leggermente. Più di una luce bianca illuminano la stanza nera. Quando metto a fuoco, noto che sono dei televisori, come quelli che ha Harry in uno dei suoi studi.
Scruto la stanza per vedere se c'è qualcuno, ma nessuno sembra nei paraggi. Spingo lentamente la porta ed entro nella stanza. Socchiudo la porta, mettendola nel punto di prima, e mi avvicino ai televisori.
Sono cinque e tutti e quanti hanno diversi paesaggi. Partendo dall'esterno, quello più a sinistra, il primo televisore ha scritto sopra Seattle. Seguono poi New York, Miami, Los Angeles, Washington D.c.
Che diavolo significa tutto questo?
Dei video compaiono e scompaiono dai diversi televisori, come se delle telecamere controllassero le città. Da qui provengono le voci metalliche, ma lo stesso non riesco a decifrare il messaggio. Sembra che la linea sia disturbata, quindi le voci vanno e vengono.
Sento dei passi lungo il corridoio e, per un momento, il cuore mi si ferma in gola.
![](https://img.wattpad.com/cover/43376381-288-k850121.jpg)
STAI LEGGENDO
Suspects • H.S.
Hayran Kurgu"È la vita. Non è che fuori da queste mura sia perfetta, ma è sempre meglio di ciò che si trova qui dentro. Qui sei in trappola, uno schiavo. E no, non sto parlando di lavori forzati. Sto parlando di uno schiavo degli stereotipi, dei pregiudizi e de...