Capitolo 33

161 7 0
                                    

Grida di rabbia, l'unica cosa che sono riuscita a concludere in ora rinchiusa nel mio appartamento

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Grida di rabbia, l'unica cosa che sono riuscita a concludere in ora rinchiusa nel mio appartamento. Mi sento tradita nel profondo e dall'unico uomo da cui non mi sarei mai aspettata.

Sono stata alla larga dalle persone per questo, pochi ma ben selezionati. Sono stanca di essere delusa, stanca di essere ferita e stanca di dovermi sentire sempre sotto esame quando non voglio. Spiegare la mia vita non è mai stato facile, Emma Grissol è l'unica che conosce tutto di me a causa di Nolan, un capitolo che ho chiuso a chiave in un caveau a mille metri sotto terra.

Francesco mi è entrato dentro con irruenza, facendomi sentire di nuovo viva dopo anni, ed il fatto che fosse il fratello di Giulia mia faceva stare serena, poi mi sono innamorata e lui mi ha tradita! Tradita nella fiducia, tradita nella mia privacy, tradita perchè non ha atteso paziente i miei tempi, le miei necessità.

Ma adesso l'unico tarlo che mi trapana il cervello è mio padre! Come ha potuto parlare con Francesco, come ha potuto dopo sette anni, ficcare il naso nella mia vita. Io ero morta per lui e lui per me, non voglio niente da lui ed ero certa si fosse rifatto una vita. A Jerry Pearson non sono mai mancate le spasimanti e le sue ricchezze lo rendevano anche più gradevole di quello che era in realtà! Ho bisogno di sfogare questa rabbia, di farla uscire, non posso tornare da mio figlio in questo stato emotivo, così decido di fare l'ultima cosa che mi sarei immaginata.

Afferro il telefono di casa e compongo il numero di Villa Pearson, prendendo un gran respiro

<Villa Pearson sono Meave, con chi parlo> la sua voce...la nostra governate storica è ancora con lui, ed un brivido mi attraversa il corpo, ricordandomi quanto abbia sofferto della mia decisione sette anni fa

<Meave sono Isolde, come stai?> il silenzio, poi dei singhiozzi

<Meave ci sei?>

<Isolde, sei tu davvero?> la sua voce trema e il suo respiro è rotto

<si sono io>

<piccola mia, mi manchi così tanto> il suo pianto è struggente e forte, ma non lo farebbe se mio padre fosse in casa, non ha mai sopportato le debolezze delle persone

<Meave sto bene, ma devo chiderti una cosa, c'è mio padre?> a quella domanda i suoi singhiozzi cessano

<no Isolde, tuo padre è ricoverato da due settimane> sgrano gli occhi e deglutisco

<immagino che tu non sappia niente ma...non sta bene Isolde>

<cos'ha?> la mia domanda è diretta

<talassemia>

"merda!"

<dov'è ricoverato?>

<al Jackson Hospital di Miami, ma tu dove sei Isolde...e quel bambino...quel bambino...>

<è bellissimo Meave, un giorno te lo farò conoscere, promesso>

Dahlia (Antinori's Series #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora