6. Henry

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Venerdì era arrivato troppo in fretta, così come l'uscita delle ragazze. Henry era comodamente seduto sul suo letto circondato da libri e con il PC in grembo, quando Claire irruppe come una furia. Bè, una furia piuttosto scintillante. Indossava pantaloni bianchi skinny, un top decisamente troppo scollato di pagliette argentate e una marea di gioielli dello stesso colore, tra cui una catenella d'oro e di perline colorate attorno alla vita. Le macchie di vitiligine sul viso e le braccia erano state contornate con glitter argento. - Noi siamo pronte - annunciò, prima di scomparire oltre la porta in un tintinnio di bracciali e tacchi. La testa di Kim fece capolino subito dopo di lei - Faremo tardi per il film, Henry! - si lamentò (nonostante il film iniziasse alle dieci ed erano ancora le nove) incrociando le braccia al petto. Quel pomeriggio si era sciolta le treccine (Claire avrebbe potuto intrecciarle nuovamente solo l'indomani) e dei morbidi ricci le circondavano il viso buffamente imbronciato. Quando aveva scoperto che sarebbero uscite senza di lei si era rattrista, quindi Henry si era offerto di portarla a vedere un film al piccolo cinema dell'isola. Non gli dispiaceva passare un po' di tempo con la sua sorellina. - Arrivo Kim, il tempo di mettere le scarpe - sospirò chiudendo il PC, mentre Kim, con un urletto acuto, si precipitava di sotto. Henry si infilò le scarpe e scese anche lui, trovandole tutte ad aspettarlo davanti alla porta. - Ehi - lo salutò Madison imbarazzata. Era tornata dal servizio fotografico insieme a Claire che, a quanto pare, si era dimenticata di informarlo. Così quando Henry tornò dalla corsa, accaldato e sudato, desiderando una doccia fresca trovò Mads nuda. Aveva richiuso subito la porta, rosso come un peperone, e gridato un paio di - scusa - sperando che lei non lo prendesse come un maniaco. Il malinteso era stato risolto ma l'imbarazzo alleggiava ancora tra loro e le risatine sommese di Claire non aiutavano affatto. Lui ricambiò il saluto con altrettanto imbarazzo, osando accennare un sorriso. Fortunatamente Madison ricambiò. Indossava un tubino azzurro senza maniche e anche lei i tacchi alti. A differenza di Claire non portava accessori. Meli era accanto a lei e giocherellava nervosamente con la collana di conchiglie che le aveva regalato. Non si vedevano da quel giorno e Henry pensò, inconsciamente, a quanto le fosse mancata. Indossava un vestito al ginocchio bordeaux a fiori bianchi scollato su tutta la schiena e sandali dorati. I capelli ricci erano sciolti, tranne le ciocche anteriori che erano state intrecciate all'indietro e fermate con tre piccoli fermagli a forma di fiore. Era bellissima. - Ciao - la salutò, la timidezza dei loro primi incontri era sparita lasciando spazio al desiderio di riaverla tra le proprie braccia come quel giorno. Aveva ripensato a lei per giorni, concentrandosi sullo studio per tentare di togliersela dalla testa. Alla fine le tre poesie e il tema per il corso di letteratura parlavano tutte delle stessa Musa dagli occhi dorati e dal sorriso indescrivibile. Se pensava a Meli perfino il palloso Candide diventava sopportabile. Prima di addormentarsi ripensava a quanto avrebbe voluto stringerle i fianchi e baciarla (aveva avuto la sensazione che lo volesse anche lei, però temeva di sbagliarsi e rovinare tutto) fino a perdere il fiato. Poi si imponeva di addormentarsi quando la scena cambiava e si ritrovava a immaginare cose che, per pudore e rispetto, non avrebbe mai dovuto pensare. - Ciao - Meli ricambiò il saluto, con più sicurezza rispetto alla prima volta che si erano incontrati. Claire gli lanciò le chiavi della Jeep prima di prendere entrambe le amiche a braccetto e scortarle alla porta. - Stasera serata tra ragazze, non sono ammessi fratelli maggiori invadenti! - lo schernì attraversando il vialetto insabbiato. Non importava quante volte Henry lo pulisse la sabbia tornava sempre, ricoprendo i bordi del prato di una sottile patina dorata. Kim rise, appropriandosi del sedile del passeggero mentre le ragazze si accomodavano su quelli posteriori ridacchiando tra loro. - Ho affittato la macchina per portarti in studio non in discoteca, se ti ritrovo ubriaca fradicia questo sarà il tuo ultimo venerdì fuori casa. Ricevuto? - disse severamente Henry, voltandosi dal sedile del guidatore verso Claire, che annuì con troppo entusiasmo per non trattarsi di una risposta sarcastica. Henry alzò gli occhi al cielo e si voltò verso il volante, azionando la macchina. Non era troppo preoccupato, Claire era sarcastica di natura ma era anche molto responsabile. Per una volta poteva godersi il film con l'ansia al minimo. Le sue maggiori preoccupazioni era che qualche malintenzionato le disturbasse ma contava su tutte quelle lezioni di autodifesa che loro madre le aveva fatto prendere. Kim collegò il telefono alla macchina, riproducendo con Spotify Heat Waves. L'isola era relativamente piccola quindi non ci volle molto per raggiungere il locale, giusto una ventina di minuti. - La prossima uscita la facciamo lì, tutti insieme! - esclamò Madison indicando il Bowling che avevano appena superato, richiamando l'attenzione iperattiva di Kim che, come da copione, cominciò a riempirli di domande. Per tutto il viaggio. - Massimo l'una e mezza - disse Henry a Claire, parcheggiando davanti a un locale a tema anni ottanta. - Le due, wow generoso fratellino - disse Claire, uscendo dalla macchina prima che lui potesse controbattere. Madison, Claire e Meli entrarono nel locale, chiacchierando tra loro. Henry non riuscì a trattenere un piccolo sorriso. - Pronta per la nostra serata? - domandò Henry mentre le note di Outside riempivano la macchina. Kim annuì vigorosamente, alzando il volume al massimo. Partirono per il cinema cantando a squarciagola.

Erano le undici passate quando Henry e Kim rincasarono. Il film era abbastanza carino (una commedia scelta da Kim) e li aveva fatti morire dal ridere. Kim era crollata in macchina e Henry, aveva dovuto portarla in braccio fino alla camera che condivideva con Claire. Poi era sceso in salone per tenersi sveglio con un po' di caffè e qualche episodio di Le regole del delitto perfetto per la milionesima volta. Quando il suo telefono vibrò era alla seconda puntata della terza stagione. Mise in pausa la serie e accese il telefono. Era un messaggio dal gruppo che Madison aveva creato: Hawaii five. Claire aveva mandato un selfie di loro tre sedute a uno dei tavoli, le luci stroboscopiche si riflettevano sui i loro visi proiettando strane ombre colorate. Madison aveva contribuito con un video di Meli e Claire che ballavano al centro della pista. Nonostante fossero scoordinatissime non sembravano per niente imbarazzate. Henry ridacchiò, riguardando il video prima di rispondere con un emoji sorridente. Claire gli rispose quasi subito con un vocale - Fottiti! - gridarono in coro tutte e tre, le voci sovrastate dalle note di Summer. Henry alzò gli occhi al cielo senza, però, riuscire a nascondere un sorrisetto storto. Con la coda dell'occhio notò che erano quasi le due. Indossò la felpa che aveva preparato prima di uscire e si diresse alla macchina. Fortunatamente Kim aveva il sonno profondo, nemmeno una cannonata l'avrebbe svegliata. Inviò a Claire un rapido messaggio dicendole di farsi trovare fuori dal locale e partì. L'isola era silenziosa e le strade vuote (a parte qualche rado gruppo di amici che girovagavano con una birra in mano, probabilmente presi da qualche discorso filosofico da ubriachi), le uniche luci accese erano quelle dei lampioni e dei pochi locali ancora aperti. Gli sarebbe piaciuto passeggiare di notte ogni tanto in quelle strade solitarie, prendendosi una pausa dalla confusione per pensare. Quando era più giovane passeggiava sempre la notte, Newport Beach non era pericolosa. Ma la sua pace veniva bruscamente interrotta dai continui falò sulla spiaggia, non troppo lontana da casa sua. Poi lo studio si era preso tutte le sue nottate e lui, col tempo, aveva perso quell' abitudine. Un ticchettio sul finestrino lo risvegliò dai suoi pensieri. Non si era accorto di aver raggiunto la discoteca e di aver parcheggiato nello stesso posto di poche ore fa. Claire, con una Madison mezza svenuta aggrappata a lei, stava battendo le nocche sul vetro per chiamarlo. Henry tolse la sicura agli sportelli e Claire riuscì finalmente ad entrare, facendo sedere Madison accanto a lei sui sedili posteriori. Meli, arrossata e ridacchiante, si sedette accanto ad Henry. Nel movimento la gonna del vestito si arrotolò sulle cosce. Un dettaglio che non avrebbe dovuto notare. - Vi siete divertite? - domandò, sperando di non essere arrossito.       - Un mondo - rispose Claire, sistemando la testa di Madison sulla spalla. Lei biascicò qualcosa prima di distendere le gambe, occupando quasi tutto lo spazio. - Moltissimo! - esclamò gioiosamente Meli, passando una mano tra i ricci umidi. Le mollettine erano scomparse e ora le treccine le pendevano davanti al viso. Si appoggiò stancamente allo schienale, socchiudendo gli occhi. In macchina era sceso il silenzio, tranne per la canzone malinconica che trasmettevano alla radio, e lentamente le ragazze si addormentarono. Henry parcheggiò nel garage di casa, talmente stanco che sentiva di star per crollare. La cosa più logica sarebbe stato svegliarle ma il suo persistente istinto da fratello maggiore non gli lo avrebbe acconsentito. Lentamente, attento a non inciampare nei propri passi, portò Claire in braccio in camera sua, adagiandola delicatamente sul letto accanto a quello di Kim. Tornò giù e risalì con Madison, sistemandola accanto a Claire e coprendole entrambe con una coperta. Meli, dal punto di vista fisico, era la più leggera da portare (sembrava di tenere una piuma) ma, dal punto di vista emotivo, fu la più difficile. Dove le sue dita toccavano la pelle nuda delle gambe sembrava fuoco e il suo viso placidamente addormentato rischiava di farlo morire di infarto. Solo quando raggiunse la stanza delle sue sorelle si accorse che Kim era completamente sdraiata su tutta la superficie del letto, rendendo impossibile lasciare Meli accanto a lei. Complici la stanchezza e l'affetto che provava nei suoi confronti, Henry la portò nella propria camera. La fece delicatamente rotolare su un fianco, in modo che stesse comoda, e coprendola accuratamente in modo che non prendesse freddo. Restò a guardarla dormire per qualche secondo prima di afferrare un cuscino e una coperta in più e dirigersi in salone. Per quel viso angelico avrebbe dormito sul divano anche per l'eternità.

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