31. James

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Il silenzio era insopportabile, rischiava di farlo impazzire. - Cosa? - balbettò Claire, arretrando di qualche passo, bianca come un cadavere. - Non era intenzionale, è stato un incidente - si affrettò a spiegare James, scompigliandosi i capelli, un gesto che tendeva a fare quando era nervoso. Claire parve riacquistare un po' di colore, tirando un sospiro di sollievo. - Se è stato un'incidente- disse, la voce più ferma rispetto a prima, aprendo le ante di una vetrinetta dall'altra parte del salotto, tirandone fuori una bottiglia di Vodka cominciata per metà - Perché sembra logorarti così tanto?-chiese prima di portarsi la bottiglia alle labbra, tracannandone un lungo sorso. James si lasciò cadere sgraziatamente sul divano, accettando la bottiglia che Claire gli offriva. L'alcol gli bruciò la gola, spazzando via il delizioso sapore dei biscotti. - Non lo so - rispose James dopo averci riflettuto per qualche secondo - Alex è uno stronzo, sempre lì a credersi il migliore aspettandosi che tutti facciano tutto quello che gli dice. Figlio di puttana! - sbottò ingoiando un altro sorso di Vodka, stavolta più lungo del precedente. Claire si sedette al suo fianco, calpestando le tazze rotte con le pantofole, riperdendosi la bottiglia - Avanti, cosa è successo? - disse, bevendo un ultimo sorso prima di appoggiare la bottiglia sul tavolo. James sbuffò, lasciandosi cadere all'indietro sullo schienale del divano, passandosi una mano sul viso. Claire lo colpì con un cuscino sullo stomaco - Parla - ordinò. James inclinò la testa di lato, incrociando il suo sguardo: l'espressione di Claire era dura eppure i suoi occhi scuri brillavano di una luce che non aveva mai visto. Era come il fuoco vivo, ardente di passione e affetto, ben diversi dalle iridi infuocate di sua sorella. - Abbiamo litigato, io e Alex, alla festa dell'ultimo anno - cominciò a raccontare, senza distogliere lo sguardo da lei - Eravamo entrambi ubriachi marci e abbiamo cominciato a insultarci, niente di nuovo era la nostra normalità. Poi ha cominciato ha cominciato a infastidire Jesse, lei è come una sorellina per me, e a dire delle oscenità irripetibili e...e lì non ciò più visto - Claire gli strinse istintivamente la mano, sussultando leggermente. Il sangue di James ribollì al pensiero che probabilmente era successo anche a lei di incontrare ragazzi che non sapessero tenere a freno la lingua. Desiderava chiederglielo solo per fare a pezzi quei figli di puttana. Respirò profondamente, costringendosi a calmarsi. - Abbiamo cominciato a picchiarci - continuò, stringendo i denti al ricordo - Poi i ricordi sono sbiaditi, ricordo soltanto di averlo spinto e di aver visto il sangue uscire dalla sua testa. Seppi il giorno dopo che aveva sbattuto su un tavolo ed era finito in coma - James allungò un braccio, recuperando la bottiglia di Vodka dal tavolino e bevendone un sorso prima di passarla a Claire. Rimasero in silenzio a lungo, assorti nei loro pensieri. - Ti dispiace - affermò Claire, rompendo il silenzio - Sennò non ti tormenteresti tanto, non ti definiresti "un mostro" - James sbuffò, attaccandosi nuovamente alla bottiglia. -Bere non risolverà i tuoi problemi - lo rimproverò Claire, strappandogli la bottiglia di mano e riappoggiandola sul tavolo, stavolta più lontano. - Sei stata tu a iniziare - ribatté James, tirandosi a sedere e prendendosi la testa tra le mani. - Sai, il ragazzo che mi piace mi ha appena confessato di aver quasi ammazzato un essere umano, che dovevo fare, preparare una camomilla? - sbottò sarcastica, gettando i capelli sulla schiena. La tensione era talmente densa che avrebbe potuto tagliarla con un coltello. Claire sospirò stancamente, posando la testa sulla sua spalla - Voglio aiutarti James, non perderti - sussurrò. James l'abbracciò, stringendola tra le braccia - Lo so - rispose piano - Mi dispiace se ti sono sembrato un pazzo prima ma dicevo sul serio, meriti qualcuno di migliore. Qualcuno di normale - Claire ridacchiò - Normale? Cioè mi hai vista, sono ricoperta di macchie dalla testa ai piedi - disse, mostrandogli la vitiligine sulle dita -Mio padre ha preso il cognome di mia madre perché non voleva che lei perdesse le sue origini, vengo da una famiglia mista culturalmente, non riesco a dormire se non ho controllato dentro l'armadio e...insomma non sono per niente "normale", nessuno di noi lo è - si mise a sedere dritta, un sorrisetto arrogante stampato in faccia. Si sporse verso di lui, sfiorandogli il mento con le labbra - Allora perché non essere strani insieme? - sussurrò al suo orecchio, issandosi sulle sue ginocchia in un unico fluido movimento. - Claire- mormorò James, soffocando un gemito quando le mani di lei scivolarono oltre il bordo dei pantaloni. Claire lo baciò all'angolo della bocca, guardandolo intensamente negli occhi - Te l'ho già detto, idiota. Io voglio te - James fece per ribattere ma Claire lo zittì con un bacio, mordicchiandogli maliziosamente le labbra, mentre risaliva con le mani lungo l'addome fino al petto, accarezzando languidamente la pelle sotto la maglietta. James si sciolse sotto al suo tocco, ricambiando il bacio. Le sue mani si strinsero attorno i suoi fianchi, affondando le unghie nella carne tenera strappandole un gemito strozzato. James fece scivolare una mano sotto la sua maglietta, sfiorando con la punta delle dita il ventre piatto. Claire fece per sfilarli la T-shirt ma venne interrotta dallo scatto della serratura della porta d'ingresso. Claire scivolò via da lui con uno sbuffo mentre un ragazzo si richiudeva la porta alle spalle, lanciando un mazzo di chiavi su un tavolino all'ingresso e togliendosi le scarpe infangate. - Henry!- esclamò sorpresa Claire, alzandosi dal divano - Pensavo tornassi più tardi - Henry alternò lo sguardo tra lei, James e la bottiglia di Vodka - Claire, è sera - rispose mentre ispezionava il salotto, le braccia incrociate al petto. James non lo aveva mai incontrato ma Claire gli aveva parlato molto di lui, quasi che sentiva di conoscerlo. Quanto si sbagliava! Nonostante avessero la stessa età, Henry appariva autoritario esattamente come suo padre, dalla postura rigida agli occhi seri e calcolatori. James si alzò, improvvisamente imbarazzato di indossare i suoi vestiti. - James Miller - si presentò porgendogli la mano, un gesto fin troppo formale per due ragazzi di vent'anni. Lo sguardo attento di Henry lo studiò attentamente prima di stringergli la mano, un sorriso gentile dipinto sul viso - Henry - rispose mentre il suo sguardo cadeva lentamente sulle tazze rotte sul pavimento. Claire spazzò velocemente i cocci, lanciando un occhiata esasperata al fratello -Sono solo delle tazze rotte, rilassati - borbottò, dirigendosi in cucina. - Cosa ci fai qui? - Henry tornò a concentrarsi su di lui. Le iridi scure, così diverse da quelle di Claire, lo mettevano a disagio. Erano troppo mature per un ragazzo dal viso così giovane, soprattutto quel velo di malinconia che sembrava non abbandonarlo mai. James si grattò la nuca imbarazzato, indeciso su cosa rispondere. - È il mio ragazzo - disse Claire apparendo alle sue spalle, sfidando il fratello a controbattere. James rimase spiazzato. Cioè, voleva stare con lei, aveva intenzione di chiederglielo più tardi, lo aveva semplicemente colto di sorpresa, specialmente davanti a suo fratello (che per James equivaleva a suo padre). -Finalmente la giornata diventa interessante!- esclamò una voce squillante. Tutti e tre alzarono il viso verso le scale dove Kim se ne stava beatamente appollaiata, un sorrisetto furbo stampato in faccia. Gli ricordava un po' il gatto del Cheshire di Alice nel paese delle meraviglie. - Da quanto sei lì? - domandò Claire. Kim scrollò le spalle - Non da molto - rispose, scivolando oltre il corrimano e atterrando agilmente sul pavimento, tuffandosi sui biscotti all'avena. - Kim ti rovinerai l'appetito - l'ammonì Henry, dirigendosi in cucina seguito da Claire e James. - Allora, da quanto state insieme? - domandò Henry, tirando fuori dal frigo verdure varie e altri ingredienti. James si appoggiò allo stipite della porta, rimanendo a debita distanza, mentre Claire scrollava le spalle - Da ora - disse indifferente, mentre il fratello cominciava ad affettare le verdure. James era convinto che avrebbe dato di matto, nei suoi panni avrebbe fatto lo stesso. Henry si limitò ad osservarlo di sottecchi, studiandolo sospettosamente. Borbottò qualcosa in una lingua che non conosceva, facendo irrigidire Claire - Stronzo - sibilò. - È la verità - si difese Henry, stringendosi nelle spalle. - Non vogliamo che tu stia di nuovo male Clary - gridò Kim dal salotto, assorta da una partita di basket in tv. Claire arrossì, lanciando un occhiata di fuoco alla sorella. Henry sospirò, mettendo da parte le verdure e cominciando a tagliare a cubi il pollo. James notò che le mani gli tremavano leggermente. - Tutto okay amico? - chiese, avvicinandosi cautamente al bancone. Henry mise il pollo in una ciotola, condendolo con olio e spezie prima di aprire il frigo e prendere una confezione di tofu. - Sono solo nervoso per domani - rispose, affettando il tofu e mescolarlo in una ciotola con salsa di soia e coriandolo. - Che c'è domani? - domandò Claire, rubando qualche nocciolina che Henry stava tritando, guadagnandosi un'occhiataccia dal fratello. - Meli vuole che incontri i suoi genitori - rispose impassibile, posando con un po' troppa forza due padelle sui fornelli. James sgranò gli occhi, reprimendo una risatina sarcastica - Mi chiedevo chi fosse il genio che era riuscito a conquistare la figlia dei Kogoja - ridacchiò. Henry alzò la testa di scatto, trafiggendolo con lo sguardo - Cosa intendi? - domandò brusco, interrompendo qualsiasi ricetta stesse seguendo per fronteggiarlo. James provò una fitta di sollievo nel realizzare di essere più alto di lui e, decisamente, più muscoloso. - Lo sanno tutti che la piccola Kogoja avrebbe dovuto sposarsi con il figlio dei Grey, roba politica più che altro. Quando mi è giunta voce che Grey aveva "ceduto" Kogoja a un turista pensavo che sua madre lo avrebbe ucciso all'istante ma, ehi, sei ancora vivo! - Henry incrociò le braccia - Mei merita di scegliere con chi stare e Kayl è stato l'unico a capirlo - sputò acido, assottigliando le labbra in una linea sottile. - Questo lo so, è ovvio, cercavo di spiegarti in che situazione ti sei cacciato Pillay - disse brusco James. Claire lo prese per le spalle, allontanandolo dal fratello, che stava ricominciando a cucinare, lanciandogli rade occhiate di fuoco. - Basta così voi due, vi siete spiegati male non c'è bisogno di sbranarsi - li rimproverò Claire. In sottofondo si potevano udire le risatine di Kim. Cominciava a capire perché a Liam piacesse così tanto, era irriverenza pura. James guardò l'orologio a muro, controllando l'orario: se non si sbrigava avrebbe fatto tardi alla cena con la sua famiglia. - Devo andare o mia madre darà di matto - disse. Claire lo prese per mano - Vieni, ti accompagno alla porta - disse dolcemente, conducendolo all'ingresso. - Domani ti riporterò i vestiti, dovrebbero essere asciutti- James annuì - Grazie - Claire sorrise, lasciandoli un casto bacio sulle labbra. James ridacchiò - Dunque ora sono il tuo ragazzo? - mormorò giocosamente, chinandosi per reclamare un altro bacio. Claire alzò gli occhi al cielo - Quante volte devo dirtelo ancora? - sorrise, baciandolo su una guancia. - Vai idiota o farai tardi - ridacchiò mentre James raccoglieva il casco. - A domani mia bellissima fidanzata - disse James, rubandole un bacio prima di uscire. - I complimenti non ti faranno guadagnare più punti! - gli gridò Claire mentre James accendeva la moto. L'ultima cosa che sentì fu la sua risata prima che scomparisse nel vento.

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