29. Henry

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Henry non riusciva a smettere di guardare la foto che Anthony gli aveva inviato su Instagram almeno un quarto d'ora fa. Era una foto che apparentemente poteva apparire innocente: un calice di vino al bancone di un bar. Quello che lo preoccupava era la scritta Benvenuti a Maui sul tovagliolo sotto il bicchiere. Lo aveva trovato e stavolta non poteva più scappare. Anthony Martin era un uomo molto determinato e autoritario (qualità che nel suo lavoro lo avevano aiutato ad arricchire lui e l'azienda del padre) ma questo lo rendeva anche incredibilmente testardo e arrogante. Non riusciva a concepire l'idea che Henry non volesse più ad avere a che fare con lui, per questo continuava a tornare. Nella sua mente contorta era convinto di avere ragione e che fosse Henry a esagerare. Quando una volta aveva chiesto a sua madre di lui, lei gli aveva semplicemente risposto che era un narcisista e un manipolatore e niente di quello che faceva aveva senso. Purtroppo lo aveva capito troppo tardi, quando era già sotto il suo controllo. Anthony sapeva bene come giocare le sue carte ed Henry era stato fortunato (praticamente baciato dalla fortuna!) a riuscire a lasciarlo andare, nonostante quella piccola parte di lui che soffriva. Accanto a lui Kim si mosse, sistemandosi meglio sul suo petto prima di tonare a dormire. Henry sistemò la mano sulla vita di sua sorella, impedendole di rotolare giù dal letto. Posò il telefono e si tolse gli occhiali, chiudendo gli occhi per tentare di riposare un po'. Peccato che la sua mente fosse troppo agitata per dormire, non riusciva a spegnere la marea di pensieri, dubbi e paranoie che gli vorticavano dietro le palpebre nonostante cercasse di ignorarle. Sbuffò frustato, concentrandosi sulla stanza delle sue sorelle per cercare di distrarsi: il lato destro, quello di Claire, era ben ordinato e il letto era stato rifatto a regola d'arte. I trucchi e i prodotti per i capelli erano sistemati sulla scrivania in ordine cromatico e sui comodini ai lati del letto singolo giacevano una pila di riviste e i suoi profumi preferiti. Il lato di Kim, invece, era parecchio disordinato, con i calzini buttati a casaccio sul pavimento e i comodini cosparsi di carte di merendine e patatine. Ai pedi del letto la sua valigia di Stich era aperta, bloccando per metà il passaggio all'armadio che condividevano. Nonostante fosse passato un mese Kim doveva ancora finire di disfarla. Henry stava contemplando il soffitto, indeciso se riprovare a dormire o leggere uno dei libri del corso di letteratura, quando le note di Cruel Summer risuonarono dal suo telefono. Rispose velocemente, per impedire che Kim si svegliasse. -Mei, ciao - salutò allegramente Henry districandosi dalla presa di Kim e uscendo dalla stanza, chiudendosi delicatamente la porta alle spalle. - Henry non indovinerai mai cosa è successo! - esclamò Meli dall'altro capo, facendo sussultare Henry per il tono improvvisamente alto. Emanava felicità da tutte le parti e il suo tono allegro riuscì a distrarlo dalla faccenda Anthony. - Hai per caso vinto alla lotteria? - scherzò Henry, scendendo le scale per dirigersi in cucina. Improvvisamente aveva fame, forse avrebbe dovuto mangiare di più a pranzo. - No, mia madre è in travaglio! - rispose Meli, alzando ancora di più la voce. Henry poteva praticamente vederla sorridere. Un sorriso si allargò istintivamente anche sul suo viso - Davvero? - chiese, appoggiandosi al bancone della cucina e collegando un paio di vecchi auricolari al telefono. - Sì, non vedo l'ora di poter abbracciare Kilo - la voce di Meli si incrinò. - Emozionata eh, ti capisco - disse Henry, chiudendosi il frigo alle spalle dopo aver preso una barratolo di yogurt alla fragola - Noi fratelli maggiori siamo sempre i più emozionati, ancora non li conosciamo eppure ci sentiamo già pronti a proteggerli. Per loro daremo la nostra vita- guardò le scale, dove al secondo piano Claire (che si era impossessata della sua stanza) e Kim dormivano pacificamente. Meli tirò su con il naso, ridacchiando per il suo tono serio -Perché ogni volta che ne parli sembri un poeta?- Henry prese un boccone di yogurt, riflettendo sulla domanda di Meli. - Non ne ho idea, credo che sia colpa di tutte quelle poesie francesi che ci fanno studiare - rispose, ripensando con una smorfia alla sua insegnante e alla marea di compiti che aveva assegnato. - I medici dicono che Kilo dovrebbe nascere domani, mi accompagni a comprargli qualcosa? Vorrei togliermi di mezzo, mia madre in questo momento sopporta a malapena mio padre ma in pratica non è una novità. Detesta le persone - sbuffò Meli mentre il chiacchiericcio in sottofondo si attenuava lentamente. - Ti prego - Meli addolcì la voce, come faceva ogni volta che voleva convincerlo a fare qualcosa (principalmente negli ultimi giorni si era trattato di serate a guardare Gossip Girl sul divano con maschera viso e bigodini). - Sì, mi manchi Mei - rispose Henry, arrossendo leggermente. Meli ridacchiò - Ma ci siamo visti ieri sera - Henry si strinse nelle spalle - Diciotto ore lontano da te sono decisamente troppe - mormorò timidamente, seppellendo il viso nel cappuccio della felpa. Era una giornata particolarmente fredda, dovuta all'incessabile pioggia che era caduta per tutta la notte e tutta la mattina. - Va bene se ci vediamo allo Shopping Center tra circa un'ora?- propose Meli mentre Henry gettava il vasetto vuoto dello yogurt nella spazzatura - Perfetto, a dopo Mei Mei - rispose uscendo dalla cucina. Meli si sciolse in una risata - Nuovo soprannome? - chiese allegramente. Henry sorrise - Forse - disse enigmatico, prima che lei riattaccasse. Nonostante il freddo che gli penetrava nelle ossa, il suo cuore si scaldò al calore della sua risata. Era ufficiale: si era perdutamente innamorato di Meli Kogoja e avrebbe fatto di tutto per proteggerla. Perfino dal suo stesso padre.

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