20. Kim

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Kim non odiava il trucco, anzi lo adorava. Fin da piccola amava osservare sua madre e Claire truccarsi e molte volte lo aveva fatto lei. A sei anni Henry, stanco di essere usato come manichino, gli aveva regalato una bambola a grandezza naturale da truccare e pettinare. Era il suo gioco preferito, ci passava le ore. Crescendo questa passione era aumentata, continuando a informarsi sui migliori prodotti e a guardare tutorial di make-up. Nonostante il suo amore, Kim odiava la sensazione di averlo sul viso. Si era truccata un paio di volte per i concorsi di Claire, specialmente per quelli più eleganti e importanti, ma a metà serata doveva correre in bagno a struccarsi. L'unico prodotto che fosse mai riuscita a sopportare era il fondotinta: lo usava per coprire le occhiaie, i brufoli, il bruttissimo neo che aveva sul mento...ma soprattutto i lividi. Sfortunatamente, Claire aveva una specie di sesto senso per il trucco, riusciva quasi sempre a scoprire quando nascondeva qualcosa. Fortunatamente era troppo distratta dalla notizia di lavorare per qualche stilista importante e Kim era riuscita facilmente a superarla e a uscire di casa. - Come vanno le mani? - le chiese Isabelle, ispezionando attentamente le ferite di Kim prima di coprirle con un cerotto nuovo. Kim fletté le dita, osservando come il colore neutro dei cerotti risaltasse sulla sua pelle - Meglio - disse solamente, accennando un sorriso. Le iridi scure di Isabelle la studiavano in silenzio, analizzando la sua espressione. Le ricordava una versione più analitica di Henry e la cosa la inquietava un po', ma il giorno prima, durante la loro uscita, aveva visto il suo lato più spensierato e giocoso e l'aveva adorato. Cristina le raggiunse al tavolo, tenendo in equilibrio su un vassoio le loro ordinazioni, un sorriso raggiante dipinto sul viso lentigginoso - Okay stupende, un Tè freddo e un'insalata di gamberi per la nostra Cho Chang, pizza e Coca cola per noi - Cristina posò la pizza al centro del tavolo e distribuì le varie bibite. A differenza del giorno prima le ciocche anteriori erano intrecciate in due sottili trecce. Cristina l'aveva chiamata poche ore fa, quando Kim si era appena svegliata e rovistava nei cassetti alla ricerca del fondotinta, invitandola a pranzare insieme a lei e "alla sua cinesina preferita" al chiosco sulla spiaggia (che a quanto pare si chiamava The Sunrise shack). La cosa divertente era che Cristina aveva dovuto letteralmente trascinare Isabelle giù dal letto, e lei per vendetta aveva portato con sé un gigantesco libro di matematica come supporto morale. Cristina si sfilò la camicia verde a quadri, rimanendo in canottiera bianca, e legandosela in vita prima di sedersi accanto a Kim. Il posto vicino a Isabelle era stato occupato dal libro di matematica. - Allora Kimy, cosa ti porta a Kahului? - domandò Cristina, addentando una fetta di pizza. - Mia sorella Claire è una modella, la sua agenzia l'ha trasferita qui per tutta la pausa estiva. Mio fratello maggiore, Henry, aveva dei soldi da parte per una vacanza studio non so dove, ma ha voluto usarli per prendere un biglietto per lui e me, così da non lasciare Claire da sola - rispose Kim, pensando teneramente al suo fratellone. Avrebbe fatto di tutto per loro e questo la faceva sentire onorata ma anche in colpa, perché era sicura che per renderle felici Henry avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa. Cristina fischiò piano - Rispetto per tuo fratello, mia sorella mi guarda malissimo anche se oso chiederle dieci dollari in prestito - Isabelle sistemò gli occhiali - Sempre meglio di essere figlia unica - nonostante il tono disinteressato c'era una nota di tristezza nella sua voce. Kim si guardò intorno a disagio - Allora, da quanto venite qui? - Madison le aveva raccontato che molti ragazzi e ragazze venivano vacanza a Maui da anni e Kim era sinceramente curiosa di sapere se appartenevano a questa categoria. - Da circa due anni - rispose Cristina - Siamo amiche da allora- Isabelle si allungò sopra il tavolo per dare un pizzicotto al braccio dell'amica - Ci conosciamo da molto più tempo - sibilò offesa - Da almeno quattro anni - Gli occhi di Cristina si spalancarono di colpo, ricordando improvvisamente qualcosa di molto importante - Hai ragione, ci scrivevamo su un'app di amici di penna - si sbatté una mano sulla fronte - Come ho potuto dimenticarlo! - mormorò sconsolata. Isabelle ridacchiò piano - Dai Cristi, succede di dimenticare le cose con la vecchiaia - In risposta Cristina le fece la linguaccia - Abbiamo la stessa età -
- Io sono due mesi più piccola - ribatté Isabelle scherzosamente, tornando alla sua insalata di gamberi.  - Amiche di penna? Non vivete nello stesso stato? - domandò Kim confusa. Cristina scosse la testa - Sono italo - americana e vivo nel New Jersey con mia madre, anche se ho vissuto per anni in Sicilia con mio padre - Isabelle incrociò le braccia suo tavolo - Io sono di New York - una caratteristica di Isabelle che Kim aveva notato era che quando parlava tendeva a guardarti negli occhi, sospettava che lo facesse per capire cosa pensasse. - Senza saperlo ci siamo iscritte allo stesso programma di ecologia, sai pulire la spiaggia e cose così, e ci siamo incontrate. Da allora ogni estate ci riscriviamo e ci riuniamo per lavorare, anche se quest'anno è un po' mogio. Non c'è molto da fare, a parte qualche busta di plastica per strada - spiegò Cristina, tracannando avidamente la sua bibita. Kim guardò il proprio piatto, quando aveva mangiato? Non era la prima volta che, mentre conversava o guardava semplicemente la TV, non si accorgeva di star mangiando. Isabelle raccolse i soldi lasciandoli sotto un bicchiere. Kim la guardò confusa, ma lei si limitò ad alzare le spalle - Troppa fila - disse svogliatamente, incamminandosi fuori dalla tettoia di paglia, il libro di matematica tra le braccia. Kim e Cristina la seguirono fino alla strada, decidendo di incamminarsi verso l'unico parchetto di Kahului. Il parchetto costituiva in un piccolo parco giochi e, poco lontano, in un campo da basket non molto grande circondato da sterpaia. Kim trovò una palla da basket malconcia abbandonata in un mucchio d'erba e cominciò a usarla per giocare con Cristina, mentre Isabelle si sedeva sugli spalti. Con la polo bianca di Ralph Loren, gli occhiali squadrati e il libro di matematica aperto sulle ginocchia appariva completamente fuori posto, nonostante sembrasse a suo agio. - Ehi, lo avevi visto? - Cristina lanciò a Kim la palla, indicando con un cenno del capo il lato opposto degli spalti dove un ragazzo era rannicchiato. Indossava una t-shirt nera e jeans logori, i folti capelli castani costretti da un paio di enormi cuffie da gamer Bluetooth. Nonostante il viso fosse abbassato su una Nintendo Switch Kim lo riconobbe immediatamente. - Non ci credo! - esclamò, raggiugendolo a grandi passi. Lui sembrò accorgersi di lei solo quando gli fu davanti, a braccia incrociate. Mise in pausa il gioco e alzò il viso, infastidito di essere stato disturbato, ma quando i loro occhi si incrociarono la sua espressione mutò. - Pillay! - esclamò sorpreso, togliendosi le cuffie. - Ci si rivede Miller - disse Kim, socchiudendo gli occhi verdi con astio, prima di porgergli la mano.

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