Capitolo 26

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Lauren's Pov
Il sapore della latina aveva offuscato la mia mente,annebbiandola totalmente. Avevo desiderato ardentemente di toccare il suo corpo in maniera così impudica e ora che era avvenuto desideravo solamente protrarre il godimento ancora e ancora, assaggiandola innumerevoli volte. Il modo in cui poco prima mi aveva stretto a sé mi aveva fatto sentire in una maniera indicibile: mi aveva fatto sentire come se volesse nascondermi e tenermi solo perché sé,mi aveva fatta sentire sua.
L'esile corpo della cubana giaceva sul grande materasso, appariva sfinita a causa del piacere da me generato. La latina era totalmente nuda,di un nudo che non rasentava mai la volgarità: era un nudo romantico,perfetto nelle sue curvature,come se fosse stato forgiato da un curioso artigiano che aveva indugiato fin troppo sui fianchi e nel renderli tondeggianti. La pelle ambrata sembrava riflettere la luce della luna,come se i due toni lottassero tra di loro per averla vinta. I capelli scompigliati le ricadevano leggermente sul viso,coronandolo perfettamente come se fosse una dea tracia. Erano minuti che la osservavo,minuti che mi beavo di quella vista irreale,così come appariva irreale ciò che stava avvenendo: la latina stesa tra le mie coperte, inconsapevole di essere fottutamente la prima. Istintivamente le accarezzai con il pollice la fronte,scostandole una piccola ciocca in disordine e provocando un minimo movimento da parte sua. Fu come scottarsi col fuoco: ritrassi la mano, in preda al raziocinio.

Mi sembrava quasi ,a questo proposito,di vederla ghignare nel sonno,come se fosse fin troppo conscia di avermi fatto deporre le armi per quella serata. Il ghigno, però,non lo aveva e anzi era rimpiazzato da un sorriso sornione, quello di chi ronfa pesantemente. Mi stesi con cautela al suo lato,maledicendomi mentalmente per il limite che stavo superando coscienziosamente e per essere entusiasta di starlo facendo. Assomigliavo a quei ladri che ,sebbene sappiano di essere colti in flagrante, decidono consapevolmente di gettarsi nel pericolo. Ed era ciò che stavo effettivamente facendo: mi stavo esponendo ad un pericolo indicibile,anche solo semplicemente avendo quel diavolo accanto. La percepii muoversi nel sonno e avvicinarsi al mio corpo,ancora in reggiseno e pantaloncini. Aprii per qualche istante gli occhi e mi guardò assonnata:
"Dimmi che tra un paio di ore torneremo ad odiarci" mugugnò ridestandosi dal sonno,ancora parzialmente nel mondo onirico. "È la condizione necessaria tra noi due" risposi,accennando un breve sorriso che probabilmente non colse,richiudendo gli occhi color nocciola a causa della stanchezza.Riuscivo ad avvertire il suo respiro leggero sul mio addome teso e quasi riusciva a solleticarmi la pelle,solamente respirando. Rilassai la testa sul cuscino,piegando un braccio dietro la nuca e esponendo il mio bicipite destro al freddo notturno. Mantenni lo sguardo fisso sul soffitto,come se comportarmi così mi aiutasse ad arginare la colpa che mi stavo imputando,come se non osservare la Persefone distesa accanto a me mi aiutasse a convincermi di quanto l'inferno fosse distante. "Dannata Cabello" riflettei, il mio sguardo vacillò nella sua direzione,cogliendo ogni particolare della sua pelle:la posizione dei suoi nei, il modo in cui i capelli le ricadevano lungo spalle e volto e la posizione in cui le sue gambe erano intrecciate. Capii che ormai c'entro entrata dentro fino al collo, che l'inferno che tanto ritenevo lontano era più prossimo di quanto volessi illudermi: era lì,e aveva le fattezze di una suadente latina. "Dannatissima Cabello" pensai,sospirando rumorosamente.

Camila's pov, la mattina seguente

Gli impertinenti raggi del sole colpirono il mio viso con forza, costringendomi ad aprire gli occhi e a ridestarmi da una delle dormite più soddisfacenti degli ultimi mesi. Cercai di catturare con lo sguardo una prova tangibile della serata consumata all'insegna della passione con la corvina, percependo come unica immagine distinguibile l'ordine presente in quella camera incriminata. Alzai leggermente il busto e stiracchiai le braccia,lievemente indolenzite dalle ore di sonno spese. Notai il mio vestito piegato in maniera impeccabile e mi domandai mentalmente se quella cura maniacale fosse colpa di Lauren o di chissà chi altri.

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