Capitolo 31

425 21 7
                                    

Lauren's Pov
La calca appoillaiata ai gate dell'aereoporto mi fece pentire amaramente di dover prendere un volo in un luogo così trafficato,avrei preferito un jet privato o cazzate simili da riccona. Purtroppo, però,non era così. Cercai disperatamente con lo sguardo il tabellone delle partenze,rintracciando tra i numerosi voli previsti anche il mio: sarei partita tra circa mezz'ora. Trascinai contro voglia la valigia nera che avevo portato per sostenere al meglio quelle due settimane e decisi prontamente di sedermi per evitare di attendere in piedi.

Le immagini dei giorni passati al lago continuavano a riempirmi la mente,come se fossero frammenti di un vaso che si era frantumato in mille pezzi. Lo sguardo della cubana,il suo tocco,le sue labbra: ogni cosa mi parlava di lei,sembrava ricordarmi quanto avessimo condiviso in appena 48h. Sembrava che ogni particolare mi ricordasse quanto mi fossi aperta con lei, nonostante non fosse lecito farlo. Avevamo dormito insieme,lo ricordavo perché sembrava che la cubana avesse il brutto vizio di ronfare poco delicatamente nel sonno,eppure al mattino seguente il letto era vuoto, privo del suo infimo peso. Da lì,il buio.Avevo ignorato le sue chiamate e i suoi messaggi,come se fosse una malata di peste. Avevo avvertito il mio campanello d'allarme risuonare dinnanzi al suo comportamento e avevo optato per la strada che a più riprese avevo calpestato nella mia vita: la fuga.

La fuga da lei o meglio dai miei sentimenti che mi apparivano sempre più invadenti,ingombranti.Non sapevo cosa farmene di quelle sensazioni,dove depositarle,dove conservarle con la speranza di non vederle più. Aveva acceso un campanello d'allarme in me che mi aveva messa sull'attenti "Stai facendo una cazzata Lauren",sembrava gridarmi a gran voce. E allora eccola:la fuga, l'unico modo che conoscevo per arginare i sentimenti. Dopo l'esperienza con Mad ogni sensazione mi appariva negativa,come se non fosse lecito provarle,come se per chi tiene sulle spalle il peso del mondo intero (o almeno così si sente) provare emozioni fosse un tallone d'Achille. E ora che di sensazioni ne provavo,contro la mia fottuta volontà,avrei voluto semplicemente sbarazzarmene, gettarle via. Mi immaginavo come i personaggi di quei film horror che cedono con immenso piacere una casa infestata dalla bellezza incredibile: speravo che qualche malcapitato avesse potuto ereditare le mie sensazioni,liberandomi dal fardello che percepivo.

La voce metallica proveniente dalle casse dell'aereoporto mi ridestò dai miei pensieri, annunciando l'imminente arrivo del mio volo. Sospirai e mandai un messaggio a Normani,facendo slalom tra alcuni messaggi inviatimi dalla cubana. "Sto partendo mami" scrissi, con una nota di amaro in gola.Era assurdo pensare a quanto stare lontana da casa per due settimane mi destabilizzasse: prima non sarebbe stato assolutamente così e ancora una volta era una colpa che additavo alla latina. Inconsciamente desideravo la sua compagnia,i suoi sorrisi e la sua pseudo-ironia,eppure sembrava che tra i suoi desideri ci fosse solamente scappare il prima possibile dal mio letto per occupare il lato sinistro di quello di Shawn Mendes.

Shawn Mendes: un nome,una garanzia. Mi ero imbattuta parecchie volte nella mia vita in bell'imbusti come lui: dai tratti dolci e all'apparenza miti,ma internamente con la tempra di diavoli. Mascheravano le cattive intenzioni dietro un faccino a modo,sperando che nessuno potesse mai far crollare la loro messa in scena: Camila ne aveva avuto la prova tangibile,eppure sembrava che avesse un vizio nel ritornare dove era stata male.

"Signorina,documenti" il ragazzo moro mi si rivolse con nonchalance,scarabocchiando qualcosa sul block notes. Estrassi i documenti dalla tasca e il giovane impallidì nel leggere "Lauren Michelle Jauregui Morgado",immaginai mi avesse visto su qualche pubblicità di integratori sportivi o sneakers e avesse rimosso chi io fossi. "P-prego" mi invitò a sedermi ,con un filo di voce quasi impercettibile. Avvistai il mio posto,sul fondo dell'aereo,e mi fiondai per occuparlo,sperando vivamente che nessuno si appropriasse del posto attiguo: odiavo passare i viaggi in compagnia di sconosciuti, a maggior ragione quando ostentavano una finta gentilezza data dalle circostanze. Prima o poi sarei uscita di casa con un post-it attaccato alla fronte che recitava qualcosa del tipo "Statemi alla larga".

Fighting For Us Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora