Capitolo 19

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Lauren's Pov
Avevo dimenticato cosa si provasse a svegliarsi con un'emicrania pazzesca e dolori ovunque: erano tutti sintomi di una bella sbronza. Non ero solita bere fino ad ubricarmi eppure la sera prima era successo. Una volta svegliatami avevo dovuto ingollare circa un litro di acqua per ripulire la bocca da quella sensazione nauseabonda. "Che buongiorno..." avevo sussurrato tra me e me,intenta a preparare la valigia. Avevo cercato di riassettare tutto nella stessa maniera in cui Mani aveva preparato i bagagli,fallendo miseramente.

Ora io e la latina ci trovavamo sull'aereo di ritorno,dirette a New York. Mi sentivo leggera avendo la vittoria in tasca, sentivo che tutti i miei sacrifici e i miei allenamenti non erano stati vanificati. Sorrisi a quel pensiero e notai la cubana concentrata nel suo cruciverba,non parlavamo dalla sera prima e gli unici ricordi che riuscivo a rimembrare ritraevano la latina intenta a parlare a telefono con il suo ragazzo. Aveva un profilo perfetto,dannati geni cubani!

"Arriveremo in un paio di ore" dissi,cercando di instaurare un dialogo con la ragazza seduta accanto a me. Non capivo perché sentissi quella stringente necessità di parlare con lei ,di trascorrervi del tempo assieme. I giorni precedenti erano stati difficili da digerire, emotivamente parlando: io e Camila avevamo fatto sesso e mi pareva di volerne,da allora,sempre di più. Finivo col fantasticare sulle sue curve pericolose o sui suoi fottutissimi occhi, brillanti di luce propria."Si,per fortuna ho già chiamato un taxi,ti porterà direttamente a casa" disse con tono melliflue senza alzare il capo nella mia direzione. Sembrava fredda, scostante, e non riuscivo sinceramente a comprenderne il motivo.

Il resto del viaggio passò in totale tranquillità,temo di aver anche ronfato per una buona mezz'ora,a causa della assurda comodità di quei sedili. La cubana,invece,era rimasta fedele al suo cruciverba,ogni tanto alternandolo con un po' di musica ascoltata tramite le cuffiette. Volevo capire cosa macchinasse quel cervello ma non sapevo come riuscire a comprenderne il contenuto.Era un arcano da svelare: speravo che prima o poi sarei riuscita a venirne a capo.

Arrivammo dopo poco all'aereoporto e notai subito,ben distinta,la silhouette di Normani Kordei,pronta ad accoglierci con un sorriso stampato in volto. Risi in lontananza,beandomi del potere che avevo dall'altezza della scala: io riuscivo a vederla mentre lei fendeva il vuoto con lo sguardo. Accanto a lei,raggiante,la polinesiana,stretta al suo braccio. 'Kordei kordei,quante cose mi sono persa?' pensai tra me e me,sorridendo internamente nel vedere la mia amica così genuinamente felice.
"MILA!" la bionda urlò nella nostra direzione,come se fosse stata appena colpita da una improvvisa apparizione celeste. La cubana "corse" nella sua direzione, riuscendo in realtà a malapena a sostenere una camminata veloce. Cercò di discolparsi dando la colpa al peso ingente della valigia ma la realtà era che Camila Cabello non annoverava fra le sue doti l'atleticità. Strinse in un forte abbraccio Dinah,sembrava non si vedessero da un mese. In realtà i tre giorni passati con la mora erano pesati come settimane: l'intensità con cui erano stati vissuti li aveva amplificati notevolmente.

Sorrisi nella direzione di Normani e la bruna, nonostante nessuna delle due amasse le effusioni,mi saltò in grembo,stritolandomi tra le braccia. "Fottuta Jaguar! l'hai stracciata quella italiana!" disse,colma di orgoglio e di foga sportiva. "Avevi dubbi mami?" chiesi,sicura di me ,suscitando una risata da parte di Normani. Dinah, inaspettatamente,mi strinse tra le braccia. Rimasi per qualche secondo immobile,stupita da quel gesto repentino e confidenziale. Ricambiai brevemente l'abbraccio, più per gentilezza che per altro. "Sei stata fenomenale Jauregui" disse la bionda con totale ammirazione. Le sorrisi e annuii con il capo,trovandomi sempre a mio agio quando venivo idolatrata.

"Andiamo,il nostro taxi è qui,ci riporterà a casa" disse la latina,indicando con lo sguardo la vettura gialla e nera posta al margine della strada. Entrammo nel veicolo e ,sebbene il viaggio ci avesse parecchio stancate,io e Camila parlammo del più e del meno con le due ragazze,le quali apparivano fin troppo affiatate. La mano di Mani era posata distrattamente sul ginocchio scoperto di Dinah,la quale le scambiava occhiate dolci e ,alle volte,cariche di malizia. "Ditemi solo che non avete scopato sul mio letto" dissi alle due piccioncine,rivolgendogli uno sguardo assassino. Si scambiarono una rapida occhiata,a metà fra il divertito e il colpevole. "Normani Kordei. Questa me la paghi" ringhiai a denti stretti,comprendendo la risposta a causa del loro silenzio-assenso. "Devo ammettere che quelle lenzuola di velluto nero sono un tocco di classe Jauregui, beata chi ci finisce dentro" esordì Dinah,provocando quasi uno strozzamento in Camila.

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